Le associazioni nazionali delle persone con diabete devono mobilitarsi per la definizione dei nuovi Lea: lo afferma la Fand, Associazione italiana diabetici. Si è espresso in questo senso Egidio Archero, presidente nazionale della Fand: c’è un rischio che coinvolge la salute delle persone affette da diabete, in una nazione nella quale la cura della malattia è stata fino a oggi avanzata, sistematica, capillare. La legge Balduzzi attua al livello delle regioni il riordino delle reti cliniche, in modo da contenere la spesa pubblica. Che cosa ne discende? La rete diabetologica regionale viene ridimensionata. Le strutture diabetologiche vengono declassate o aggregate ad altri reparti e il turn over del personale sanitario viene ridotto o bloccato. Si tratta di dettami che muovono contro quanto espresso nel Piano nazionale per la malattia diabetica, in molte leggi regionali e nella legge 115/87 di tutela dei diritti delle persone con diabete, che è stata la prima a essere adottata sul pianeta ( “Disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito”, ndr). I tagli alle risorse sanitarie portano alla progressiva scomparsa della rete diabetologica. Cosa avviene con ciò? I diabetici, che in Italia sono quattro milioni, non saranno più in grado di ottenere assistenza e cure adatte alla loro condizione. Se le cure non sono adatte le complicanze aumentano, e con esse i ricoveri; in ultima istanza, aumenterà la spesa sanitaria. Un serpente che morde la sua coda. Parliamo ancora dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) che il Ministero della Salute sta definendo in questi giorni: il ministero, stante la polemica, non ha chiamato a sé le associazioni nazionali dei diabetici, che sono parte in causa in questo iter decisionale. Come sappiamo la visita diabetologica non c’è più, si parla soltanto di visita endocrinologica. Che cos’altro manca? La creatinina non è inserita tra gli esami del sangue e non si parla di medicazioni al piede diabetico e alla cute.
