Trenta pazienti per due settimane assumeranno cioccolato bianco e nero: è al via una ricerca relativa al Parkinson della University of technology di Dresda, in Germania. Già in passato sono state fatte ipotesi di rilievo scientifico su una considerazione: il cacao potrebbe migliorare alcuni dei sintomi classici del Parkinson, a cominciare dai tremori. A Dresda è stato presentato, dopo una fase di ricerca, un primo studio relativo al cioccolato fondente.
Il cacao contiene feniletilamina: questa sostanza aumenta i livelli di dopamina, proprio il neurotrasmettitore carente nella malattia.
Lo studio è ancora in corso: cinquanta grammi di cioccolato bianco (che non contiene cacao) e cioccolato nero (contenente cacao all’85%) saranno dati, dunque, da mangiare ai soggetti analizzati, come si legge sul Daily Mail. Dopo la prima settimana, si scambieranno, nei due gruppi, le due qualità di cioccolato. Differenze nei sintomi della malattia saranno valutate dopo le analisi.
Parkinson, un cortocircuito nelle cellule
I malati di Parkinson tremano, sono rigidi, lenti nei movimenti e instabili nella postura. Questo avviene perché nei neuroni si verifica una sorta di cortocircuito. Come bruciate, le cellule cerebrali si esauriscono e muoiono prematuramente. Lo si afferma in una ricerca dell’Università di Montreal (Canada). Il professor Louis-Eric Trudeau, uno degli autori dello studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, si è espresso in questo senso: “Come un motore che corre costantemente ad alta velocità, i neuroni (coinvolti nel Parkinson, ndr) hanno necessità di produrre un’incredibile quantità di energia per funzionare”. Si spengono prima del tempo, come scintille.
Ecco spiegato perché soltanto alcune zone del tessuto cerebrale fanno riscontrare una perdita massiccia di cellule nervose: basta che siano colpite piccole parti del cervello, perché scatti il Parkinson.
Parkinson: come si è svolto l’esperimento canadese sui topolini
Il Parkinson è stato studiato in laboratorio, sui topolini: si è visto che i neuroni coinvolti nel morbo, più complessi degli altri, hanno un numero maggiore di diramazioni.
Per funzionare, hanno bisogno di una quantità di energia molto più alta e gli scarti prodotti sono maggiori. Proprio l’accumularsi di questo materiale porterebbe alla morte cellulare.
Modelli sperimentali di Parkinson
Su questa falsariga si potrebbe muovere per creare modelli sperimentali di Parkinson; nuove terapie potrebbero essere modulate. Un farmaco, per esempio, potrebbe ridurre il fabbisogno delle cellule cerebrali, portandolo a livelli normali, oppure renderle più efficenti.