Contro il diabete, gioco d’anticipo

Contro il diabete, gioco d’anticipo

Prolifera nelle città e rischia di far saltare i conti del Sistema sanitario nazionale: è il diabete, che è destinato a crescere con l’invecchiamento della popolazione.

Ogni anno, il Sistema sanitario nazionale (Ssn) potrebbe risparmiare 340 milioni di euro raddoppiando (da 1,4 a 3) il numero delle visite per il controllo dell’emoglobina glicata. C’è di più: esiste la possibilità di non spendere addirittura 980 milioni di euro, potenziando congiuntamente anche il monitoraggio di microalbuminuria e colesterolo, grazie ad una migliore gestione del diabete e alla conseguente riduzione delle patologie coesistenti e delle ospedalizzazioni.

Esiste uno studio in questo senso: lo ha realizzato il gruppo di ricerca Ceis-Eehta dell’Università di Roma “Tor Vergata”. E’ stato presentato oggi, in nell’ambito del workshop “Contro il diabete, gioco d’anticipo”, con il patrocinio del Ministero della Salute.

Di cento euro di spesa sanitaria posta in essere in Italia, otto sono destinati a diabete e patologie associate. Il Ssn spende 9,5 miliardi di euro all’anno per gli oltre 3,5 milioni di diabetici, il 50% dei quali è affetto da almeno 2 o 3 patologie associate come ipertensione, coronaropatia, insufficienza renale, disturbi oculari. Condizioni che contribuiscono ad aggravare il carico sanitario del diabete. Se, infatti, i soggetti con solo diabete, pari al 13% del totale, generano il 4% della spesa complessiva, i pazienti con 2 o 3 comorbilità ne assorbono ben il 73%. Per non parlare degli 11 miliardi di costi indiretti causati dalla perdita di produttività per assenza da lavoro e prepensionamento.

Diabete, una malattia che rischia di far saltare i conti

Francesco Saverio Mennini, professore di Economia sanitaria dell’Università “Tor Vergata” e coordinatore scientifico dello studio, ha dichiarato: “Un soggetto diabetico costa in media oltre 2.300 euro all’anno per ricoveri ospedalieri, visite specialistiche e farmaci. Si passa da 340 euro per le persone con solo diabete a oltre 2.500 euro in presenza di due comorbilità, per arrivare a 7mila euro se le comorbilità sono quattro. Ciò significa che il paziente con quattro patologie associate costa al Ssn come 20 pazienti che non ne hanno sviluppata neanche una, a dimostrazione di quanto le comorbilità rappresentino la vera minaccia del diabete, non solo dal punto di vista dell’aspettativa e qualità di vita delle persone, ma anche in termini di aumento della spesa sanitaria”.

Diabete, un futuro non roseo

Che cosa accadrà in futuro? I costi potrebbero aumentare in maniera esponenziale. Oggi, almeno 1 milione di persone sono malate a loro insaputa ed entro il 2030 i diabetici in Italia saliranno a 6 milioni, anche per effetto del progressivo invecchiamento della popolazione.

Il peso delle ospedalizzazioni

Le ospedalizzazioni, in particolare, pesano per il 64% sulla spesa complessiva per il diabete, a fronte di un’incidenza del 36% di farmaci e visite specialistiche. Ha aggiunto Mennini:“Il nostro studio ha calcolato un possibile risparmio di 340 milioni nell’arco di 12 mesi, generato da un potenziamento del controllo dell’emoglobina glicata, o addirittura di 980 milioni in caso di intervento su un set di indicatori più ampio. La riduzione della spesa è data in primo luogo da un minor numero di ricoveri, che costano al Ssn da 200 euro all’anno in assenza di comorbilità, a oltre 7.000 euro se il paziente ne ha sviluppate quattro, condizione in cui le ospedalizzazioni incidono per ben il 70% sulla spesa per il diabete”

Obiettivo: prevenire le complicanze

Un italiano su due si cura male o smette di farlo, determinando per sé un’aspettativa di vita di 5-10 anni inferiore alla norma. Bisognerebbe attuare un controllo più intenso sull’aderenza alla terapia.

Enzo Bonora, presidente della Società italiana di diabetologia, ha dichiarato:

“Prevenire le complicanze del diabete è l’intervento più importante dal punto di vista clinico e il più vantaggioso dal punto di vista economico. La malattia deve essere affrontata fin dall’inizio dai medici di famiglia insieme con il team diabetologico, intervenendo con tempestività per cambiarne favorevolmente il decorso clinico. Il modello assistenziale italiano, basato su una fitta rete diabetologica, dà i migliori risultati nel prevenire le complicanze ed evitare le morti premature”. Come si potrebbe risparmiare? “Un risparmio di centinaia di milioni di euro ogni anno sarebbe possibile grazie a prescrizioni di esami più appropriate, riduzione dello spreco di insulina e dispositivi, prevenzione delle chiamate al 118, minori accessi al pronto soccorso e ricoveri per ipoglicemia, ridotta durata delle degenze con la presa in carico dei diabetici ricoverati per altra patologia”.

Diabete: giocare d’anticipo

Al fine di ridurre il più possibile l’arrivo ritardato alla diagnosi e le sue pesanti conseguenze nel dover intervenire su soggetti con scompensi importanti e comorbilità già avviate, è una buona idea ‘Giocare d’anticipo’. L’obiettivo è stabilizzare la malattia il prima possibile, consentendo al paziente di avere una qualità di vita soddisfacente. Che cosa significa trattare tempestivamente? Contribuire a ridurre fino al 10% il rischio cardiovascolare, causa del 50% di tutte le morti per diabete.

Una sfida al diabete dalle grandi città

Dei circa 250 milioni di persone con diabete, due terzi vivono in città e si stima che la percentuale salirà al 70% nel 2035. Parliamo di 350 milioni di persone con diabete, rispetto ai 150 milioni che abiteranno fuori dai grandi centri abitati, secondo i dati di International diabetes federation (Idf). La città è un catalizzatore per il diabete. La probabilità di svilupparlo spostandosi in città è maggiore, rispetto a chi rimane fuori dai grandi centri. Preoccupante, se si pensa che la maggior parte della popolazione vive oggi nelle aree urbane, e le proiezioni stimano un progressivo aumento dei residenti.

Da che cosa dipende? L’opulenza maggiore dei centri urbani porta a maggiori consumi alimentari, uniti a una vita più sedentaria.

Una conseguenza: proprio dalla vita cittadina e dallo stile di vita associato bisogna partire per arginare la pandemia diabete.

Diabete: Cities changing diabetes

Nasce così Cities changing diabetes, partito da Città del Messico nel 2014, per poi arrivare in Europa, a Copenhagen, e negli Stati uniti a Houston: farà tappa nelle più importanti città, fino a raggiungere Roma, che si è candidata a ospitarlo nel 2017. Al fine di coinvolgere le istituzioni collaborano professionisti della salute, esperti del mondo delle attività motorie e sportive, amministratori, urbanisti, il mondo scientifico, le associazioni di pazienti e gli stessi cittadini.

Cities changing diabetes è parte del più ampio progetto Changing diabetes, sostenuto da Novo Nordisk. “Lo presenteremo nei prossimi giorni a Torino, nel corso della XXXII Assemblea Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani, evento che vede coinvolti 8.000 sindaci e gli interventi del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Riteniamo di particolare significato per noi poter illustrare questo ambizioso progetto in questo ambito di grande valenza istituzionale”: così si è espresso Federico Serra, direttore Government affairs & external relations di Novo Nordisk in Italia.

 

 

 

 

 

 

 

Immagine copertina di Nataliya Vaitkevich https://www.pexels.com/it-it/foto/cibo-salutare-donna-mano-6941884/

About Isabella Lopardi

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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