Malattie infiammatorie, maggior rischio di ossa fragili

Malattie infiammatorie, maggior rischio di ossa fragili

Il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa: sono le malattie croniche infiammatorie intestinali (Mici). Non tutti sanno che può essere legato a esse un maggior rischio di osteoporosi, dalla quale possono dipendere fratture ossee. L’osteoporosi è una patologia subdola. Lo afferma il professor Vincenzo Bruzzese, nella giornata di chiusura del congresso nazionale Sigr. Un quadro conclamato di osteoporosi può complicare sia processi infiammatori cronici di tipo reumatico, come l’artrite reumatoide, sia di tipo intestinale come il Morbo di Crohn. Tra le cause c’è la stessa infiammazione, mediata dalle citochine pro-infiammatorie, che agiscono negativamente sul metabolismo osseo. C’è poi l’uso cronico di cortisone, cui può conseguire un’alterazione della struttura ossea anche severa: esso ha un’azione negativa sull’attività degli osteoblasti, le cellule che formano le ossa. Restano attivi, invece, gli osteoclasti, che determinano il riassorbimento dello scheletro. Sono molti i fattori di rischio che concorrono nel rendere i pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali ad elevato rischio di osteoporosi.

Osteoporosi: che fare?

Buona norma sarebbe inserire nella propria alimentazione latte e latticini, la principale fonte di calcio nella nostra dieta. Ciò riguarda anche i pazienti con malattie croniche infiammatorie, che tolgono dalla propria alimentazione latte e derivati al fine di alleviare alcuni sintomi.

Una ricerca italiana

Il Journal Crohn’s Colitis, nel 2013 ha pubblicato, sull’argomento, una ricerca italiana: sono stati esaminati duecento pazienti, un terzo dei quali, soprattutto donne, aveva calcio insufficiente nella dieta.

Una ricerca brasiliana

Il dipartimento di Scienze della Nutrizione dell’Università di Bahia, in Brasile si è accorto che il 64,7% dei pazienti con Mici elimina in tutto o in parte i latticini dalla propria alimentazione; in caso di morbo di Crohn, poi, il dato raggiunge il 100%.

In alcune malattie intestinali, inoltre, è proprio l’intestino a non assorbire il calcio. La ridotta esposizione al sole dei pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali, del resto, porta a una produzione insufficiente di vitamina D.

Come bisogna agire?

Bisogna agire identificando i fattori di rischio e correggendoli precocemente.

Nel 2014, l’American journal of gastroenterology pubblicato una ricerca relativa all’importanza dello screening della densità ossea, nei pazienti con colite ulcerosa in trattamento con cortisone: si può arrivare alla diminuzione della metà del rischio di fratture. Hanno partecipato allo studio 5700 pazienti seguiti per un periodo di follow up di 10 anni, dal 2001 al 2011.

Lo screening può evidenziare la necessità di inserire nella dieta calcio e vitamina D, in special modo in coloro che sono in trattamento con corticosteroidi. In questo modo si previene la degenerazione ossea e si ottiene un miglioramento del quadro clinico delle Mici. La vitamina D, infine, modula le difese immunitarie.

 

About Isabella Lopardi

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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