Sono più della metà i pazienti colpiti da tumore del rene che scoprono la malattia per puro caso, dopo un controllo occasionale, svolto con motivazioni diverse. In questi casi, fortunatamente, la malattia è spesso individuata in fase precoce e può essere curata con successo. Ciò non avviene in un quarto delle diagnosi: quando la neoplasia viene scoperta in stadio avanzato, le possibilità di trattamento sono limitate.
Che fare in questi casi? Oggi, grazie a nivolumab, farmaco immuno-oncologico che ha dimostrato di ridurre il rischio di morte del 27% nelle persone colpite da tumore del rene metastatico rispetto alla terapia standard (everolimus), tali soggetti hanno una chance. Si tratta di dati diffusi al Congresso europeo sul cancro (European cancer congress) in corso a Vienna, grazie allo studio CheckMate-025.
Il professor Sergio Bracarda è direttore di Oncologia ad Arezzo. Queste le sue parole:“Per la quarta volta in 13 mesi uno studio sul nuovo farmaco è stato interrotto perché ha raggiunto in anticipo l’obiettivo ambizioso di un aumento della sopravvivenza. Si aprono importanti prospettive per questa neoplasia.”
Tumore del rene, nivolumab e chance di sopravvivenza
La sopravvivenza globale mediana, nei pazienti trattati con nivolumab, è pari a 25 mesi rispetto ai 19,6 mesi di quelli trattati con everolimus: in entrambi i casi, era stato svolto in precedenza dopo un trattamento anti-angiogenico (contro lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni, che hanno la funzione di nutrire il tumore, a partire da altri già esistenti).
Un risultato di questo genere non era mai stato ottenuto, fino ad ora, nel tumore del rene. E’ stato presentato nella Presidential session a Vienna e la prestigiosa rivista New England journal of medicine ha pubblicato in argomento.
Nivolumab per il tumore del rene, che cosa ci separa dalla pratica clinica
Per parlare di sopravvivenza a lungo termine nel tumore del rene, “saranno necessari un follow up più lungo e ulteriori studi”. Sono già noti, tuttavia, “i risultati già ottenuti per il melanoma, con il 20% dei pazienti vivi a dieci anni aprono prospettive importanti”.
Quest’ anno, in Italia, si sono verificati circa 12.600 nuovi casi di tumore del rene: 8.300 tra gli uomini (4% di tutte le neoplasie) e 4.300 tra le donne (3%).
Sulla base dei dati Istat, nel 2012 i decessi sono stati 3.299 (64% tra gli uomini). Aggiunge il professor Bracarda: “L’età media alla diagnosi è di circa 65 anni, ma si sta purtroppo abbassando. Oggi la sopravvivenza dei pazienti colpiti dalla malattia in fase avanzata è mediamente compresa fra 24 e 36 mesi. Il tumore del rene presenta alcuni elementi in comune con il melanoma, e in passato le due neoplasie sono state studiate insieme per verificare l’efficacia di diversi approcci terapeutici di tipo immunoterapico. In seguito il percorso comune si è separato perché la capacità del sistema immunitario di riconoscere le cellule tumorali è risultata maggiore nel melanoma mentre nel carcinoma renale sono stati messi a punto numerosi trattamenti anti-angiogenici. Oggi i nuovi farmaci immuno-oncologici come nivolumab, che agiscono togliendo il freno indotto al sistema immunitario dal tumore, funzionano in diversi tipi di neoplasia perché il meccanismo di sblocco è trasversale a molte neoplasie. Nel cancro del rene la chemioterapia e la radioterapia si sono dimostrate, storicamente, poco efficaci. Il trattamento di elezione per la malattia localizzata è rappresentato dalla chirurgia, conservativa quando possibile. Un terzo dei pazienti, anche se operati in maniera radicale, va tuttavia incontro a recidiva. Per cui la disponibilità di nuove armi come nivolumab potrà migliorare in maniera significativa la capacità di gestione complessiva di questa neoplasia”.