Il prezzo dei farmaci per combattere il cancro è raddoppiato nel corso degli ultimi dieci anni: parliamo di un costo che da 4.500 dollari ha raggiunto i diecimila dollari al mese. Per far fronte a questi costi, in Italia la copertura economica sta diminuendo. Fino ad oggi sono stati applicati i sistemi di rimborso concordati con L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) E’ palese la necessità di un fondo nazionale per l’oncologia, distinto dal resto del sistema. Valutate in base all’efficacia, le terapie dovrebbero essere distinte in fasce di costo, rapportate al valore: nella prima dovrebbero comparire farmaci che aumentino l’aspettativa di vita di oltre un terzo. E’ questo il quadro presentato dall’ Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) al 51° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), che si svolge a Chicago fino a domani. Come afferma davanti ai giornalisti Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom, il tetto della spesa farmaceutica territoriale ha subito una riduzione e ha raggiunto l’11,35% del Fondo Sanitario Nazionale. Se parliamo di quella ospedaliera, la percentuale scende al 3,5%. Dato preoccupante, in quanto molti farmaci contro il cancro sono tra quelli ospedalieri. Si tratta di un campo che non è sbagliato definire minato: in Italia nel 2014 sono stati riscontrati circa mille casi di tumore al giorno, per un totale di 365.500. In quarant’anni, si riscontra però un raddoppio delle guarigioni: nel 2015 sono tre milioni le persone vive dopo una diagnosi oncologica. In Europa è l’European Medicines Agency (Ema) ad approvare i farmaci oncologici: a essere valutata è la validità degli studi condotti dal punto di vista scientifico. L’aspetto economico non viene considerato, ma delegato alle singole nazioni. Il singolo stato membro non può scegliere, perché le contrattazioni dipendono da quelle poste in essere nei Paesi più rapidi nelle registrazioni.