Ci si può davvero fidare del proprio amministratore di condominio? Ce lo siamo chiesti tutti almeno una volta. Anche perché la cronaca racconta che la corretta gestione dei condomini, sembra più un optional che una regola. Amministratori scomparsi nel nulla lasciandosi alle spalle voragini impressionanti nei conti. E spesso si rinnovano le accuse verso chi esercita una professione da recentemente regolamentata, ma che continua a essere fonte di discussioni. Che cosa bisogna verificare se si vuole scegliere bene l’amministratore condominiale? Ecco 7 indicatori importanti per valutare un buon amministratore di condominio suggeriti dall’ ANAMMI, l’Associazione Nazional-europea Amministratori d’Immobili.
1. Occhio ai requisiti professionali. La recente riforma (Legge 220/13) stabilisce l’obbligo di diploma di scuola superiore: questo livello minimo di istruzione è fondamentale, insieme alla frequenza di un corso di formazione di base. Inoltre, il professionista non deve aver subito alcuna condanna penale.
2. Amministratore certificato. La Legge 4 del 2013 consente alle associazioni che rappresentano un’attività non regolamentata di rilasciare una “certificazione di conformità”. In pratica, è un attestato che comprova i requisiti professionali dell’amministratore, previa verifica da parte della stessa associazione, che ne è legalmente responsabile. Tale certificato fa parte delle garanzie da fornire agli utenti, come lo sportello per il consumatore e la polizza assicurativa.
3. La consulenza con gli specialisti. Un amministratore condominale deve essere un po’ ingegnere, un po’ avvocato, un po’ fiscalista. E’ necessario, quindi, che si avvalga dell’aiuto di consulenti fidati. Anche in questo caso, l’appoggio di un’associazione e dei suoi specialisti si rivela importante.
4. Quasi un manager. Per legge gli amministratori condominali sono chiamati a occuparsi dei problemi più disparati: risparmio energetico, ristrutturazioni, sicurezza degli impianti. “Non siamo ancora al sistema americano”, dice Giuseppe Bica, presidente dell’ANAMMI. “Negli Usa i poteri dell’amministratore sono molto ampi. Tuttavia, il professionista ha mansioni eterogenee, per le quali è opportuno contare su competenze di tipo manageriale”.
5. Non di sola carta. Gli attuali obblighi contabili a carico del professionista condominiale impongono l’ausilio di un computer. “Diffidate di chi dice che ‘fa tutto a mano’, avverte il presidente dell’ANAMMI – non garantisce la correttezza delle procedure amministrative”.
6. L’associazione conta. Formazione di base, aggiornamento, certificazione, consulenze specializzate, informazione in tempo reale, certificazione di conformità: come si vede, queste attività sono tipiche di un’associazione di categoria rappresentativa del settore. “Per questo motivo ci appelliamo al ministero della Giustizia, chiamato a definire il regolamento sulla formazione degli amministratori, affinché valorizzi il ruolo delle associazioni di settore in questo ambito, tenendo conto anche dell’Elenco delle organizzazioni maggiormente rappresentative, istituito presso lo stesso dicastero”, precisa Bica.
7. La prova del nove. Subito dopo la nomina, il professionista deve apporre la targa con nome e recapiti all’esterno del condominio, in modo da consentire ai condòmini di rintracciarlo facilmente, evidenziando anche l’iscrizione all’associazione di categoria.
Immagine copertina di Timur Saglambilek https://www.pexels.com/it-it/foto/edificio-in-cemento-bianco-sotto-il-cielo-blu-pieno-di-sole-87223/