Sono passati 3 mesi da quando un peschereccio con a bordo circa 400 migranti, prevalentemente siriani, è affondato a circa 70 miglia dall’isola di Lampedusa in acque SAR maltesi. Sull’imbarcazione c’erano anche molti i nuclei familiari e i superstiti soccorsi sono stati portati in parte a Malta ed in parte in Italia. Questa procedura ha causato la separazione di alcune famiglie: i genitori, accolti a Malta, mentre i bambini sono stati portati in un paio di centri per minori in provincia di Agrigento. Una situazione angosciante, in molti casi resa ancor più insopportabile dalla perdita in mare di altri membri della famiglia. Nel corso di queste settimane, fortunatamente, grazie anche al lavoro dei volontari e delle associazioni umanitarie, molti genitori hanno potuto riabbracciare i loro figli. Insomma i sopravvisuti al naufrago stanno pian piano ricongiungendosi. Ma non tutti hanno avuto la stessa fortuna: ci sono genitori che ancora non sanno che fine hanno fatto i loro figli. Ecco la storia di Rfaat Hazima, padre di Ahmad e Mohamad, due bambini dispersi.
“Io, mia moglie e tre bambini (Anas, il maggiore, il second Ahmad, disperso e il terzo Mohamad, pure disperso) siamo partiti dalla Libia verso Lampedusa il 10 ottobre 2013. Il giorno seguente, a partire dalle ore 12 di mattina, abbiamo iniziato a chiedere soccorso alla guardia costiera italiana e a quella maltese. Quella italiana ci rispondeva che eravamo più vicino a Malta e quella maltese ci diceva il contrario. Dopo varie richieste, la Guardia costiera Italiana ci ha detto che sarebbe venuta in nostro soccorso dopo 40 minuti, ma sono arrivati solo alle 16.40, ora in cui è successa la tragedia: l’imbarcazione è sprofondata. In acqua mi sono subito reso conto che avevo perso i miei figli e mia moglie. Ho cercato di rimanere calmo, di guardarmi intorno e dopo un po’ ho visto il mio figlio maggiore, Anas, in acqua. Eravamo soli e non avevamo ancora attorno né maltesi, né italiani. Siamo rimasti in acqua più di un’ora durante la quale ho visto mia moglie. Ho messo in salvo mia moglie e mio figlio sul canotto che ci hanno lanciato dall’elicottero. Intanto io ho iniziato a cercare i miei due figli più piccoli. A questo punto è arrivata la barca maltese e dopo un po’ quella italiana. I maltesi portavano a bordo adulti e bambini, mentre gli italiani imbarcavano solo bambini. Mi sonoavvicinato alla nave italiana ma mi hanno allontanato dicendomi “ solo bambini”. Siamo rimasti circa 4 ore in acqua. Io cercavo i miei figli e quando ho perso la speranza sono ritornato al canotto dove c’erano mia moglie e mio figlio Anas. Ci hanno portati a Malta e siamo rimasti fino al giorno seguente in una sorta di coma. Dopo due settimane ci hanno portato dall’Italia le foto dei vivi e non c’erano quelle dei miei figli. Dopo una settimana ci hanno portato quelle dei morti e neanche lì c’erano le foto dei miei figli. Con noi c’era il dottor Maamun Abras che dice di aver visto i nostri figli sulla nave italiana, al momento del naufragio. Mi ha detto: “ stai tranquillo che i tuoi figli sono in vita e li ritroverete”.
Questa è il racconto di Rfaat Hazima, padre di Ahmad e Mohamad, i due bambini dispersi.
Mohamad ha 8 anni, è nato a Damasco, il 16/04/2005. Ha i cappelli scuri, corti. Ha un segno particolare : due cicatrici sul piede, vicino ai talloni. E’molto magro. Il giorno del naufragio indossava una maglia bianca, una felpa blu con cappuccio.
Ahmad ha 12 anni, è nato a Damasco, il 06/03/2002. E’ piuttosto robusto, con capelli corti e scuri. Al momento del naufragio indossava una giacca, con sotto una felpa verde.
A Malta i genitori dei due bambini hanno rilasciato molte interviste a giornalisti europei cui hanno raccontato le storie, ma non hanno mai ricevuto alcun tipo di informazione, notizia riguardo i bambini. Pochi giorni dopo Rfaat Hazima, sua moglie Saleh Feryal, e il loro figlio maggiore Anas scappano da Malta e si dirigono a Catania, qui raccontano la loro storia e cercano disperatamente i loro bambini. Si rivolgono alla moschea Al Rahme dove consigliano loro di cercare una signora di nome Um Farid che si trova a Siracusa e che può aiutarli a ritrovare i bambini. La signora Feryal Hazima ha chiamato Um Farid ma questa, sostengono, abbia risposto di non poter prendersi una responsabilità così grande come quella di far vedere loro i bambini. I genitori sono distrutti dal dolore, non hanno danaro per proseguire la ricerca di Ahmad e Mohamad e non possono nemmeno raggiungere Siracusa.
“Certo va considerata anche l’ipotesi che i due bambini siano tra le vittime del naufragio e che i loro corpi non siano stati ritrovati”, dice Mira Neretti di Wi Are Onlus. “Ma c’è anche un medico, amico della famiglia, che si dice sicuro di averli visti salire sulla nave itliana, quindi non possiamo interrompere le ricerche. Chiunque pensi di averli visti o possa fornirci un’indicazione a riguardo ci contatti immediatamente, per favore. Questi sono i nostri contatti. Aiutateci a trovare Ahmad e Mohamad”.