Circa 35 anni fa la mia maestra delle elementari ci portò a visitare, nel paese dove vivevo, un signore che costruiva pipe. La cosa più sorprendente che ricordo e che è rimasta viva nella mia memoria, non fu certo la visita o il laboratorio che puzzava di tabacco da pipa, ma la sensazione che provai: mi parve di uscire dal tempo. Ricordo che chiesi a quel signore come era possibile sopravvivere avendo un piccolissimo laboratorio, costruendo pipe: eravamo all’inizio degli anni Ottanta. Non ricordo la risposta, ma ricordo quella sensazione di ammirazione mista al timore che quel signore non sopravvivesse, che il mondo viaggiasse troppo veloce per una persona così e che lui non se ne fosse accorto e fosse rimasto “in dietro”.
Fu come se la maestra ci avesse portati a visitare uno dei rari e ultimi esemplari di “artigiano appassionato” al mondo. Ebbene quelle identiche sensazioni le ho provate lo scorso fine settimana al cospetto di un appassionato artigiano americano. Il contesto, allora, era ben diverso.
Vi dirò che, proprio a due passi da casa mia, a Park Slope, hanno appena ultimato di costruire uno dei più moderni Whole Foods di New York. Whole Foods è una sorta di supermercato modernissimo che si differenzia da tutti gli altri perché utilizza solo fornitori biologici e locali, quelli che in Italia verrebbero certificati a “kilometro zero”. Coltiva sul tetto della struttura ortaggi in serra e ogni prodotto venduto garantisce il rispetto di una catena alimentare naturale, artigianale, e nel banco frigo ci sono pesce e carni fresche, liberi da sostanze o farmaci inquinanti, purtroppo spesso somministrate da certi allevatori di animali, ingabbiati a vita.
Insomma Whole Foods è quanto di meglio la distribuzione sana di cibo e prodotti permetta negli USA. Passeggiando per questa spettacolare struttura, quasi interamente realizzata in materiali biodegradabili e alimentata in parte da energia eolica e solare, ho notato un angolo in legno, che sembrava un minuscolo bancone di falegname. C’era una mola, molte lame e coltelli, dietro al banco, un trentenne magro, biondo con un grembiule lurido e le mani sporche, che lavorava curvo sulla mola. Non ci potete credere: ero al cospetto di un arrotino. Whole Food è così geniale da aver pensato che i coltelli e le forbici, invece di finire rottamati si posso affilare, ma siccome nessuno sa mai dove trovare un arrotino, Whole Food ne ha reso uno disponibile, part-time, pescando tra gli artigiani di Brooklyn che potessero prestare l’opera per un certo numero di ore quasi ogni giorno.
Mi sono avvicinato quasi fossi davanti all’unico arrotino al mondo e non mi pareva possibile che potesse anche esser più giovane di me, sorridente, con una piccola lavagna ad esporre orari di presenza e costo del lavoro per lama (1$ ogni 2 cm e mezzo). Fatto dietro front, mi sono diretto a casa senza indugiare un secondo, andando a recuperare quei coltelli che pensavo di eliminare dalla mia cucina e ai quali oggi posso ridar vita. Alla prossima settimana, che vi racconto dell’arrotino americano…
Emilio Paschetto, New York
Immagine copertina di Laura Tancredi https://www.pexels.com/it-it/foto/citta-tramonto-punto-di-riferimento-skyline-7078467/