Considerata il pomo d’oro dell’antica Grecia, simbolo d’amore e fertilità, la mela cotogna era il frutto consacrato alla dea Afrodite, un frutto antico dalla quale ancora oggi come nell’antichità si ottiene una saporita marmellata: la cotognata, un dolce molto zuccherato, dalla consistenza piuttosto solida, dal gusto dolce e al tempo stesso lievemente asprigno; nonostante l’appellativo di “marmellata”, non è una vera e propria confettura, perché si mangia come un dolce, affettandolo o rompendolo e non spalmandolo.
Come si cucina la cotognata
Per prepararla vanno prima lavate le mele, tagliate a pezzi e cotte per poco più di mezz’ora con la loro buccia in acqua fino a quando saranno diventate morbide; una volta cotte, vanno scolate e passate al setaccio facendo attenzione a conservare l’acqua di cottura.
Dopo aver fatto uno sciroppo con tanto zucchero quant’è il peso della polpa di mele cotogne, il passato dovrà essere messo nuovamente sul fuoco per circa un’ora, rimescolando continuamente ed energicamente per non farlo attaccare alla pentola.
A cottura ultimata il prodotto ottenuto va versato in appositi stampi di terracotta bagnati, lasciandolo asciugare per un paio di giorni all’aria o al sole, coperti da un telo, prima di toglierlo dalla forma lasciandolo ulteriormente asciugare all’aria.
I consumatori moderni non apprezzano molto la cotognata, amata moltissimo invece fino a pochi decenni fa, quando faceva parte delle razioni militari, delle colazioni e merende di ogni scolaro.
Oggi la cotognata è in una fase di riscoperta, considerata il perfetto accompagnamento per i formaggi maturi e erborinati.