Nel mio cinema preferito a Manhattan, all’angolo tra la Broadway e la Houston Street, ripropongono un film americanissimo, uscito ad inizio anno, che aveva vinto il Golden Globe. Volevo rivedere American Hustle (L’Apparenza Inganna) film che, per una serie di coincidenze, ho visto prima doppiato in italiano (tempo fa mentre ero in Patria) e ora rivisto in lingua originale (la scorsa settimana).
Istintiva mi nasce una riflessione: doppiare i film è un guaio culturale da cui l’Italia non uscirà mai.
Per abitudine nel nostro paese qualunque prodotto audiovisivo viene doppiato in italiano cosicché qualunque recita originale perde la voce dell’attore e acquisce la voce del doppiatore. Commercialmente il vantaggio evidente consiste nel non alienare le masse: lo spettacolo diventa fruibile da tutti.
Senza il minimo sforzo, chiunque può seguire anche le trame più contorte, senza dover leggere i sottotitoli che, qualora ci fossero, potrebbero distrarre l’occhio dal fascino visivo della fotografia cinematografica o peggio, allontanare lo spettatore pigro. A me non iteressa il tema da altri sollevato, legato alla “casta” dei doppiatori italiani, che ben pochi altri paesi vantano: no. Io ne faccio un problema di qualità dei film originali e qualità dell’interpretazione dell’attore che recita nella sua lingua. Il problema è quella naturale immediatezza che nessun doppiatore può ricreare.
C’e’ di peggio: nel caso specifico di American Hustle, la affascinantissima e splendida Amy Adams recita brillantemente il ruolo di una malvivente (Sydney Prosser) che si finge, a tratti, inglese di Londra. Nella recita originale la Adams è bravissima nel cambiare agolmente accento: prima sfodera lo sguaiato americano newyorkese poi “diventa” la finta l’inglese aristocratica Lady Edith Greensly ed è proprio quell’accento “british” la rende credibile negli inganni che compie. In lingua originale, l’interpretazione della Adams è eccezionale e ovviamente, purtroppo, nel doppiaggio si perde completamente qualunque inflessione, tanto da far perdere importanti sfumature del personaggio e ridurre la voce doppiata della stessa, in monocorde e sempre uguale.
Ecco quindi che in generale, con la perdita della lingua originale, e degli accenti, si perde anche parte di significato del film oltre a vanificarsi parte del talento degli attori. Senza dubbio i nostri doppiatori sono molto bravi, ma ciò non toglie che le pigrizie culturali privino del sapore autentico molti film stranieri.