Cade proprio quest’anno il bicentenario di una delle più famose opere del celebre scultore trevigiano, l’ Ebe del Canova, celebre in tutto il mondo come uno dei gioielli del Neoclassicismo, custodita nei Musei San Domenico di Forlì.
Per celebrare la ricorrenza i Musei San Domenico, in collaborazione col Museo gipsoteca Canova di Possagno, in provincia di Treviso, paese natale dello scultore, Fondazione Canova e Provincia di Treviso, hanno organizzato una mostra che aprirà al pubblico il prossimo 8 ottobre e rimarrà aperta fino all’8 gennaio 2017.
Verranno esposte una selezione degli originali in gesso del museo Canova, oltre agli scatti di Stefano e Siro Serafin delle statue del Canova mutilate durante la Grande Guerra e, in particolare, dello scempio effettuato sul gesso preparatorio dell’Ebe.
Ebe del Canova: un esempio di creatività
L’Ebe del Canova, com’è nota nel mondo, fu scolpita nel 1816, commissionata dalla contessa Veronica Zauli Naldi Guarini per decorare il palazzo di famiglia in corso Garibaldi, in pieno centro a Forlì.
L’esposizione delle opere del celebre scultore trevigiano sarà un’occasione per riflettere intorno all’eterno dualismo fra crudele follia umana che distrugge e fulgida creatività che sa ricostruire anche con l’ausilio delle tecnologie le parti perdute di una statua, di un complesso monumentale, di una città.
Il rilievo di recente realizzato sull’Ebe di Forlì, infatti, ha permesso di ricavare i dati matematici utilizzati per la produzione in stampa 3D della parte superiore della statua, pesantemente danneggiata e mancante nell’originale in gesso di Possagno colpito dalle granate nel 1917, consentendo una riproposizione virtuale di qualità della statua intera, altrimenti perduta per sempre.
Ebe del Canova: anche in 3D
L’iniziativa è sponsorizzata dall’azienda forlivese Vem Sistemi, leader nel settore dell’Information and communication tecnology che celebra così il trentennale di attività e che, oltre a sostenere la mostra, è stata protagonista, insieme al Comune, di un progetto di digitalizzazione del patrimonio culturale che ha dotato la Chiesa di San Giacomo, il refettorio e il chiostro nel complesso dei Musei di San Domenico di una rete wi-fi in grado di sostenere la connessione di svariate centinaia di visitatori.