Sonnolenza: tienila d’occhio soprattutto se compare di giorno
La testa ciondola, l’unico desiderio è quello di schiacciare un pisolino e l’attenzione cala vertiginosamente, di giorno e nel bel mezzo di un’attività quotidiana. Colpa di un’eccessiva sonnolenza diurna, una condizione ben specifica che colpisce circa il 15% della popolazione italiana, è all’origine, in modo diretto o indiretto, del 22% degli incidenti stradali e favorisce infortuni sul lavoro e domestici. Eppure si tratta di un sintomo ancora troppo sottovalutato.
Come riconoscere l’eccessiva sonnolenza diurna
Per Eccessiva Sonnolenza Diurna (ESD) si intende una sovrabbondante propensione al sonno, tale da ostacolare la gestione della vita quotidiana, che si fa sentire in situazioni inappropriate, ossia quelle in cui il desiderio di dormine non è naturale, perché l’organismo dovrebbe essere attivo, come ad esempio durante il giorno.
Si manifesta con diversi gradi di intensità, dalla tendenza all’addormentamento, senza che questo si verifichi, con riduzione della vigilanza, peggioramento delle performance motorie, impossibilità a mantenere un’attenzione costante e rallentamento dei processi decisionali, fino, nei casi più seri, al vero e proprio colpo di sonno improvviso nel pieno di un’attività, anche mentre si sta parlando con qualcuno. Spesso il soggetto non è consapevole di ciò che gli sta accadendo.
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Guarire dall’artrite reumatoide non è ancora possibile, tuttavia se la malattia viene diagnosticata e trattata entro…La sonnolenza ha tante cause
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Stili di vita errati, l’assunzione di alcune sostanze, disturbi del sonno ma anche malattie più generali, tante le cause che, pur con modalità diverse, determinano una serie di eventi a carico del sistema nervoso centrale che sfociano nello stesso risultato: l’eccessiva sonnolenza durante il giorno.
Il debito di sonno “volontario”
Dormire meno ore di quanto serva al proprio organismo per rigenerarsi è tra le principali cause di eccessiva sonnolenza diurna, soprattutto in una società come quella attuale dove si tende a vivere quasi 24 ore su 24 per ottemperare a tutta la mole di impegni che si assumono e/o per divertirsi: secondo gli esperti siamo cronicamente in debito di sonno.
Quante ore dormite per notte? Se in linea generale si parla di 6-8 ore, bisogna comunque considerare che ciascuno ha un proprio ipnotipo, cioè ha bisogno di più o meno ore di sonno. Per scoprire il proprio, si può fare questo semplice esperimento: provare per 5 giorni di fila, a coricarsi e alzarsi quando è il corpo a suggerirlo, evitando pisolini pomeridiani. Si sommano, quindi, le ore dormite negli ultimi tre giorni (i primi due si è portati a dormire di più per recuperare il naturale debito di sonno) e dividerla per tre per scoprire il proprio numero di ore necessarie.
Il ciclo sonno-veglia alterato
Chi ha ritmi di sonno e veglia completamente alterati, anche se dorme un numero apparentemente sufficiente di ore, può andare incontro a episodi di sonnolenza. Tipico è il caso dei lavoratori turnisti, costretti a cambiare di continuo orario di servizio. Anche in questo caso, inoltre, interviene il proprio ipnotipo, (per esempio ci sono persone che faticano ad alzarsi molto presto al mattino ed altre, invece, che hanno difficoltà a stare svegli la sera) e questo può incidere sulla scelta del lavoro.
L’assunzione di alcune sostanze
Ci sono sostanze che sono capaci di ridurre la soglia di attenzione e indurre sonnolenza anche in chi dorme un numero sufficiente di ore: alcolici, sostanze stupefacenti, ma anche molti farmaci, tra cui gli antistaminici, i farmaci utilizzati per curare i disturbi del sonno (che possono avere quindi un effetto controproducente, soprattutto se utilizzati in modo non personalizzato e scorretto), alcuni antiinfiammatori e anti-ipertensivi.
Malattie vere e proprie
Tutte le malattie che disturbano la qualità e la quantità del sonno causano un’eccessiva sonnolenza diurna. I casi tipici, oltre all’insonnia, sono la sindrome delle gambe senza riposo, che frammenta il sonno a causa di contrazioni muscolari involontarie notturne alle gambe, e la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS). Quest’ultima, è molto diffusa ma spesso poco percepita da chi ne soffre, che non si rende conto di andare incontro, durante la notte, a periodiche e brevi apnee, cioè momenti di sospensione del respiro, in genere tra un atto russatorio e l’altro, che causano un alleggerimento del sonno fino a veri e propri “microrisvegli” non percepiti.
Anche malattie più generali, per esempio malattie respiratorie e cardiache, ansia e depressione, sindromi dolorose croniche, interferendo con il riposo notturno, possono favorire la sonnolenza diurna.
Esistono, infine, malattie che comportano di per sé elevati livelli di sonnolenza diurna. La più nota, ma non troppo frequente, è la narcolessia, che si manifesta con improvvisi e incontrollabili episodi di sonno durante il giorno, indipendentemente dalla qualità e dalla quantità delle ore dormite di notte.
Sonnolenza diurna: scopri se ne soffri
Avvertire una certa sonnolenza è comune, ma questo spinge generalmente a sottovalutare il problema. Esiste, però, un modo semplice per misurare il proprio grado di sonnolenza diurna, la scala ESS (Epworth Sleepiness Scale). È un semplice test che si può fare anche da soli (ma è anche uno dei test di diagnosi usato nei centri del sonno per valutare soggettivamente la sonnolenza), sottoponendo poi i risultati ottenuti al medico, per una corretta interpretazione e inquadramento del sintomo della sonnolenza.
Richiede di valutare la propria probabilità di addormentarsi o per lo meno appisolarsi in otto differenti situazioni, attribuendo un valore da 0 a 3, secondo questa scala: 0 se non capita mai di appisolarsi in tale situazione, 1 se la probabilità è scarsa, 2 se è moderata, 3 se è elevata.
Fai il test
Quale probabilità hai di appisolarti o addormentarti:
- Mentre sei seduta a leggere a un libro o un giornale,
- Mentre guardi la televisione
- Seduta, inattiva, in un luogo pubblico (al cinema, in una conferenza, a teatro)
- Come passeggera in auto, dopo un’ora di viaggio senza soste
- Quando hai occasione di sdraiarti per riposare durante il pomeriggio
- Seduta, durante una conversazione con qualcuno
- Seduta dopo aver pranzato, senza aver consumato alcolici
- In auto, durante una sosta di pochi minuti (in coda o al semaforo)
Risultati
Da 0 a 6: situazione ottimale
7-8: grado di sonnolenza accettabile
Sopra 9: situazione potenzialmente pericolosa, da sottoporre all’attenzione del medico
Sonnolenza: si rischia, soprattutto al volante
Quando l’eccessiva sonnolenza si fa sentire mentre si stanno svolgendo azioni di per sé rischiose, può diventare la causa di incidenti e infortuni, poiché determina un calo della soglia di attenzione e un rallentamento dei riflessi. Può succedere sul lavoro, per chi svolge mansioni delicate, e anche in casa, ma certamente i pericoli maggiori si corrono al volante, dove si può rischiare anche la vita, quella dei compagni di viaggio e di eventuali persone che si possono coinvolgere in un incidente.
I campanelli d’allarme
È il guidatore per primo che può rendersi conto dei primi segni di riduzione della vigilanza: succede, per esempio, di non ricordarsi se si è superato un determinato casello autostradale; si tende a non avere la percezione del livello di velocità raggiunto con l’auto; si riducono i tempi di reazioni e ci si trova, così magari costretti a brusche e improvvise frenate perché ci si accorge all’ultimo momento di un semaforo rosso.
Ci si comincia a stropicciare gli occhi, a strofinare il viso, le palpebre cedono e si sente l’esigenza di abbassare il finestrino o di alzare il volume dell’autoradio. Si può anche finire per dormire a occhi aperti per 2-3 secondi: se si è in compagnia e si sta parlando, ci si accorge di aver perso il filo del discorso.
Che cosa fare
Questi segni premonitori non vanno sottovaluti né dal guidatore né da un eventuale passeggero. Accostare l’auto e scendere per sgranchirsi le gambe qualche minuto o fare una sosta per bere un caffè o una cola, dal potere eccitante, non serve e può restituire vitalità solo per pochi chilometri. Contro la sonnolenza l’unico rimedio è fermarsi e dormire per almeno venti minuti, e solo dopo eventualmente prendere un caffè. In Australia esistono “aree del sonnellino” sulle autostrade, pensate proprio allo scopo: anche nel nostro Paese dovrebbero essere create infrastrutture idonee.
Sonnellino pre-turno per chi lavora di notte
Chi fa il turno di notte in lavori delicati e rischiosi si trova a lottare contro il fenomeno della sonnolenza, senza poter attuare l’unica strategia giudicata davvero efficace, ossia quella di concedersi una pennichella, perché non ci si può addormentare sul luogo di lavoro (è permesso solo in Giappone a chi svolge mansioni particolarmente delicate e rischiose, come la gestione delle centrali nucleari).
Gli esperti suggeriscono di dormire un’ora, un’ora e mezza prima di cominciare il turno di notte. Secondo uno studio condotto su tutti gli operatori della polizia autostradale italiana, infatti, questo espediente permette di ridurre del 38-40% il rischio di incidenti.
Non bisogna conviverci
Se ci si rende conto di soffrire di eccessiva sonnolenza diurna è bene rivolgersi, come primo passo, al proprio medico di base che valuterà se indirizzare allo specialista di medicina del sonno. Quest’ultimo potrà indagare sulla causa del sintomo e quindi intervenire di conseguenza. Per esempio, se si assumono particolari farmaci, potrà provare, se possibile, a sostituirli con altri in grado di non generare sonnolenza.
In presenza di malattie specifiche può fornire le cure più idonee e, a volte, risolutive. Nel caso delle apnee ostruttive, per esempio, oggi è possibile risolvere il problema con specifici apparecchi respiratori portatili, che aiutano a regolarizzare il respiro notturno eliminando anche il fastidioso problema del russamento.
Per la narcolessia, invece, non esiste attualmente una cura risolutiva, ma solo farmaci in grado di contrastare i sintomi e adeguate strategie di comportamento (come i sonnellini programmati).
Nei problemi di insonnia, il medico può prescrivere farmaci capaci di indurre il sonno, scegliendo accuratamente nella vasta categoria degli ipnotici quelli più adatti al singolo caso, indicando con precisione tempi, dosi e durata dell’assunzione, evitando anche possibili effetti collaterali.
Attenzione ai farmaci
Occorre fare un discorso specifico sui farmaci perché quelli per contrastare i disturbi del sonno sono tra i più venduti, spesso anche attraverso l’autoprescrizione. Ma l’assunzione di questi farmaci in modo indiscriminato, senza conoscere bene le cause del proprio problema e senza seguire dosi e tempi adeguati di somministrazione, finisce spesso per essere una delle cause dell’eccessiva sonnolenza diurna. Mai assumere questo genere di farmaci (e non solo questi), quindi, senza l’indicazione dello specialista.