Lo scaffale di marzo 2024
Lo scaffale di Marzo 2024 porta con sè la voglia di primavera, di tepore, di fiori che sbocciano e profumano.
E di nuovi libri da leggere.
Era uno di quei giorni di marzo in cui il sole splende caldo ed il vento soffia freddo: quando è estate nella luce e inverno nell’ombra. (Charles Dickens)
Giovanni Coppola, Buorbon in un giro di blues, Algra editore
Un pub è un microcosmo che ospita destini diversi. Così è il Charlie Brown, il posto dove Felix prepara i suoi cocktail e dove Manero, il professore, e Cirino, con i suoi sodali, trascorrono le serate.
È lì dentro che i loro inferni si incrociano, tra le scorie degli anni di piombo, i frammenti di un amore scorbutico e l’algebra della malvivenza.
A fare da cornice Catania con le sue trame di mafia, chiusa dentro un patto tossico di connivenze e convenienze che avvelena la città: c’è la violenza della strada, l’immobilismo di una città splendida ma tossica, droga, corruzione.
Ma anche la mafia (quella nigeriana, soprattutto, con i suoi rituali violenti), la solitudine sentimentale e i ricordi dolorosi di un passato che continua a far sanguinare le ferite.
Poi c’è una piccola isola felice: al Charlie Brown si incrociano i sogni, le speranze e le delusioni dei quattro protagonisti.
Gabriella Greison, La donna della bomba atomica, Mondadori
Leona Woods fu la donna più giovane a partecipare direttamente alla creazione della bomba atomica.
Gabriella Greison, fisica, attrice, autrice, grazie a un lungo percorso di ricerca svolto da Los Alamos a Chicago, da Princeton a Santa Fe, ricostruisce il famoso Progetto Manhattan dando voce alla principale protagonista femminile di una vicenda che ha cambiato i connotati dell’esistenza umana.
Nel riportare la leggendaria impresa della scissione atomica si parla di Oppenheimer, Fermi, Compton, ma si dimentica la presenza di Leona, assunta a lavorare al Progetto subito dopo il dottorato in fisica, all’età record di 23 anni, esperta nella rilevazione delle particelle con il trifluoruro di boro, addetta al calutrone, e abile nel misurare il flusso di neutroni del reattore nucleare.
Questo libro ricorda e valorizza il lavoro di una delle grandi scienziate del passato, scienziate che troppe volte sono state dimenticate e discriminate dalle ricostruzioni storiche, un viaggio interiore, un coinvolgente flusso di coscienza che ci proietta all’interno del sapere e della sensibilità di un’importante figura della Scienza e della Storia.
La storia di una donna scritta da una donna, nel mese in cui si ricorda il loro importante posto nel mondo.
Elizabeth Day, Confessioni di un’amica, Neri Pozza editore
Cosa significa essere una buona amica? Non dire mai no agli inviti, accogliere le richieste d’aiuto, anche quando non hai il tempo per pensare a te stessa, ascoltare chi ha bisogno di sfogarsi, anche quando l’argomento ti ferisce.
Così crede Elizabeth Day che, a quasi quarant’anni, ha diversi libri di successo alle spalle, una carriera da giornalista ben avviata, un matrimonio, un divorzio. E, naturalmente, tonnellate di amici.
Poi arriva la pandemia e, con quella, giornate all’improvviso vuote di impegni e cariche di silenzi e assenze, con la voglia di sentire solo quelle poche persone che l’hanno sempre fatta sentire compresa, amata, vista.
Elizabeth è di nuovo costretta a chiedersi cosa significa, realmente, amicizia e comincia così un viaggio alla ricerca di storie e significati, realtà e falsi miti, testimonianze e parole capaci di spiegare quel legame che chiamiamo «amicizia».
Il lessico che la definisce, infatti, tutto teso a raccontare la relazione amorosa, è totalmente inadatto a esprimere il nucleo pulsante di energia, affetto, attenzioni, pensieri e cura che unisce fra loro due amiche o amici: amicizia non è stare al centro di una rete affollata di relazioni, ma scegliere coloro che ascoltano, guariscono, aiutano.
Amicizia non è avere tutte le risposte, ma qualcuno a cui porre le domande.
Andrea Zannini, Controstoria dell’alpinismo, Laterza
La storia della nascita dell’alpinismo è raccontata secondo uno schema che si ripete uguale da due secoli.
All’origine ci sarebbe la grande scoperta razionalista delle Alpi quali laboratorio della natura: una rivoluzione che avrebbe schiuso all’uomo territori inesplorati che le rozze popolazioni alpine popolavano di superstizioni.
La passione settecentesca per l’alta montagna avrebbe quindi aperto la strada alla conquista cittadina delle cime e all’invenzione dell’alpinismo.
Questa Controstoria rovescia questo modo di guardare alle Alpi e alla storia della frequentazione delle terre alte.
Ricostruendo decine di salite compiute tra Sei e Ottocento da cacciatori, raccoglitori di cristalli, artigiani, garzoni di monasteri, notabili di villaggi e religiosi, il libro documenta come l’alpinismo trovi le sue radici nella cultura e nella società alpina e i suoi ‘inventori’ nelle popolazioni che hanno abitato le nostre Alpi.
La storia dell’alpinismo ne risulta riscritta dalle basi e tutti i suoi eventi fondatori assumono così una luce completamente diversa. A partire dall’assalto con scale e pioli al Mont Aiguille nel 1492 o dalla salita di Petrarca al Ventoux che è servita come archetipo alla rimozione dei montanari dalla storia dell’alpinismo.
Massimo Gatta, Breve storia di delitti in libreria, Graphe.it
Leggere, nelle pagine di cronaca nera, di qualcuno che sia stato ucciso in una libreria è cosa quantomeno molto rara.
Nel noir di tutte le epoche e nazioni, invece, accade talora che bibliomani, cacciatori di libri, librai ed editori finiscano coinvolti in omicidi più e meno efferati, e non sempre risolti.
Pur se in tirature di nicchia, le storie di questo tipo sono sufficientemente numerose da essersi guadagnate addirittura una, ormai celebre, definizione: bibliomysteries.
Da Gustave Flaubert a Hans Tuzzi, le sale nelle quali un avido lettore si inoltra per cercare vicende immaginarie di delitti sono talvolta esse stesse immaginarie, e al loro interno si consumano crimini due volte letterari.
Ecco un libro che ne parla, triplicandone la dimensione.
Il lettore deve concentrarsi per non confondere il reale con la fantasia, distinguere i luoghi di carta da quelli che hanno un vero indirizzo, e separare i personaggi dai loro creatori.
Michael Cunningam, Day, La nave di Teseo
5 aprile 2019. In un’accogliente casa in mattoni di Brooklyn, la patina di felicità domestica di Dan e Isabel comincia a incrinarsi.
Marito e moglie si stanno lentamente allontanando, attratti entrambi, a quanto pare, da Robbie, il fratello minore di Isabel, l’anima ribelle della famiglia, che abita nel loro attico.
La partenza di Robbie minaccia di rompere il fragile equilibrio della famiglia, mentre la piccola Violet finge di non vedere la distanza tra i genitori e il fratello Nathan sperimenta i primi passi verso l’indipendenza.
5 aprile 2020. Quando il mondo intero si chiude in lockdown, Dan e Isabel si sentono sempre più in prigione, tra piccoli inganni e frustrazioni reciproche. Anche Robbie è bloccato, in una baita di montagna in Islanda, solo con i suoi pensieri e una seconda vita segreta su Instagram.
5 aprile 2021. La tempesta è passata, Dan e Isabel devono fare i conti con quello che hanno imparato, con le ferite che hanno sofferto, con la nuova realtà che li aspetta.
Chiara Valerio, Chi dice e chi tace, Sellerio
Scauri, affacciato sul Tirreno, è l’ultimo paese del Lazio, un posto né bello né brutto: qui negli anni Settanta si trasferisce Vittoria assieme a Mara, forse l’ha adottata, forse l’ha rapita, si dicono tante cose.
Vittoria, con la sua risata che comincia bassa e finisce acuta, è una donna distaccata e affabile, accogliente ed evasiva; ha comprato una casa nella quale tutti possono entrare e uscire, ha aperto una pensione per animali quando in paese i veterinari si preoccupano solo di mucche e conigli.
Vittoria non ha mai litigato con nessuno, non ha mai cambiato taglio di capelli: la sua generosità è inesauribile, alcune sue abitudini sono diventate moda comune.
Il paese non la capisce, eppure si sente attratto da lei: ma Vittoria viene ritrovata morta nella vasca da bagno, uno stupido incidente, una fine improbabile.
Il paese accetta, perché sa capire le disgrazie e tace, Lea Russo invece no, lei che fa l’avvocato, ha un marito, due figlie e una vita ricca di impegni ed è sempre stata affascinata da Vittoria.
Vuole capire come è morta Vittoria, e chi era davvero.
Ciò che emerge della donna, del suo passato insospettabile, spinge Lea Russo lungo un sentiero su cui è difficile avanzare, e dal quale è impossibile tornare indietro: qui scopre l’evanescenza dell’identità, la sua e quella di tutti, scopre, senza riuscire a contarle, quante sono le facce della violenza.
Storia nera di personaggi, indagine su una provincia insolita, ritratto di donne in costante mutazione.
Domenico Starnone, Il vecchio al mare, Einaudi
Sulla spiaggia di un ottobre caldissimo c’è un vecchio signore che legge, scrive, passeggia. Una mattina qualcosa gli leva il respiro, gli sfugge. Cosa se ne sta andando per sempre?
Muove da questo istante di smarrimento un racconto vorticoso e raffinatissimo, teso e scanzonato, un libro sulla perdita del proprio mondo, sulla vecchiaia, sull’amore per le donne, sul prodigio e lo smacco della scrittura.
Gli ultimi sessant’anni di Nicola sono stati una corsa. Ha amato, ha promesso molto e dato molto meno, inseguendo un’idea tutta sua di felicità svagata.
Ora ha ottantadue anni, e da tredici giorni ha preso in affitto una casa al mare tra le dune. Ogni mattina va a sedersi in spiaggia, in camiciola e calzoncini, quaderno e matita in mano, e osserva una ragazza pagaiare con eleganza tra le onde: Lu ha vent’anni e quando non va in canoa fa la commessa nella boutique di Evelina.
A Nico fa venire in mente sua madre, una madre morta troppo presto, reinventata dalla memoria e dalla fantasia, una madre che si faceva bella come un’attrice anche solo per uscire a fare la spesa, che cuciva abiti per le sue clienti, ma soprattutto per sé, quasi una disobbedienza, una fantasia peccaminosa, contro la gelosia furibonda del marito.
Per questo gli abiti femminili per Nicola sono tuttora una festa, il segno di una passione ancora viva per le donne, così nella boutique di Evelina assiste incantato, sedotto, al susseguirsi abiti che le amiche di Evelina prima e Lu poi si scambiano entrando e uscendo dai camerini.
In una cittadina ventosa in cui sembra non accadere nulla, Nicola prova a districare le matasse di un variegato catalogo umano fatto di dispetti e pettegolezzi: allora forse comprarsi un kayak, alla sua età, e andare a caccia di piovre giganti insieme al piccolo figlio di Lu diventa il modo per imbastire la trama di un’infanzia ancora tutta da scrivere.
Marco Lodoli, Tanto poco, Einaudi
L’amore da lontano, l’amore che non si sporca con la vita, l’amore puro, assoluto, incrollabile: il romanzo racconta la passione silenziosa e implacabile di una bidella per un professore che non si accorge di nulla, troppo preso dalle sue ambizioni artistiche, dall’illusione di essere diverso dagli altri, dalle sue piccole vanità.
Matteo è un insegnante, ma anche uno scrittore: prometteva bene, poi però si è smarrito.
E lei non ha mai cessato di amarlo, ma a che prezzo? Per difendere quella rosa bianca dal fango della vita ha dovuto essere inflessibile, feroce, spietata. Rinunciare a tutto.
Un sentimento travolgente che è rincorsa e fuga, smania e tensione verticale, sogno che niente e nessuno deve interrompere: una finzione folle, e proprio per questo piú forte di ogni realtà.
Una bidella e un professore, due esistenze parallele che forse non s’incroceranno mai, o forse si toccheranno per una notte soltanto, in un abbraccio che profuma d’amore e gratitudine, d’illusione e di oblio.
«Tanto poco» basta per essere felici, bisogna solo respingere il mondo e consegnarsi a un’ossessione assurda e bellissima.
Benjamin Stevenson, Tutti su questo treno sono sospetti, Feltrinelli
Ernest Cunningham è nei guai. Dopo essere diventato famoso per aver scritto un true crime sulla sua famiglia – una famiglia micidiale: hanno tutti ucciso qualcuno –, il suo agente letterario e il suo editore gli chiedono con insistenza un nuovo libro. Ma dove trovare l’ispirazione, senza che qualcuno ci rimetta la pelle?
L’occasione si presenta sotto forma di un invito al Festival Australiano del Giallo. In omaggio ad Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie, gli organizzatori hanno deciso di riunire un gruppo di celebri giallisti a bordo del Ghan, il treno che attraversa l’Australia, da Darwin a Adelaide.
Durante il viaggio, Ernie avrà modo di confrontarsi con i colleghi e forse, chissà, di mettersi finalmente al lavoro. Neanche il tempo di partire che ci scappa il morto.
Per deformazione professionale, ciascuno dei giallisti inizia subito a elaborare teorie in base alla propria specializzazione: c’è chi procede per deduzione, chi veste i panni del medico legale e chi traccia il profilo psicologico del possibile assassino.
A bordo sono tutti sospetti. Sulla carta sanno tutti come ragiona un detective e, prima ancora, come si commette un crimine, ma chi è passato dalla teoria alla pratica?