Apnee notturne e depressione, c’è un collegamento
All’American Thoracic Society International Conference è stato presentato uno studio elaborato in Australia, sulla base del quale le persone soggette ad apnee notturne sono a maggior rischio di depressione. Si spiega con il fatto che la percentuale di ossigeno che raggiunge il cervello arriva a diminuire fino al 60% e con la sonnolenza diurna associata al fenomeno. In questo caso sono stati fatti oggetto di esperimento 1800 individui per cinque anni: se l’apnea è moderata o grave, il rischio aumenta fino a quattro volte rispetto ai soggetti che non ne sono colpiti. Ecco un altro tassello che si aggiunge al quadro della depressione. La dottoressa Chiara Tennina, psicologa psicoterapeuta cognitivo-comportamentale in formazione, ci spiega come comportarci con un familiare, un amico depresso.
Un depresso tra i familiari e gli amici: che fare?
“L’istinto è di stimolarlo a reagire. A scuotersi, a uscire “con le sue forze” da quella cupa apatia o doloroso isolamento. Niente di più sbagliato. La prima cosa che parenti e amici devono comprendere è che la depressione è una malattia della volontà, che annulla la volontà. Se si farà proprio questo concetto, si eviteranno anche frustrazioni e scoraggiamenti o, al contrario, di sentirsi irritati per il fatto che ogni sollecitazione, ogni intervento con una persona depressa sembra cadere nel vuoto: tutto resta – o pesantemente ritorna – come prima. E’ perciò un grave errore colpevolizzare l’interessato per la mancanza di miglioramenti dicendo che “non vuole collaborare”, “non vuol provare”, “non vuol fare”. Il vostro congiunto o amico soffre già di tali sensi di colpa che quanti gli stanno accanto devono piuttosto cercare di alleviarli. La depressione è una malattia che induce perdita di interesse per il futuro, una tristezza senza speranza, una malinconia invalidante. Alla persona che ne soffre perciò dite che non si sforzi, nè si preoccupi, che starà meglio e potrà fare tutto come gli altri (o come una volta) appena la terapia comincerà a fare effetto”.
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“La depressione affligge più di 3 milioni di persone (una donna su cinque ed un uomo su dieci) e può colpire persone d’età, ambiente sociale e stili di vita molto diversi. Proprio per questa ragione la depressione sta generando un interesse sempre maggiore da parte del Ministero della Sanità e dei medici.
Lo stress, l’individualismo crescente della società moderna e la mancanza di punti di riferimento, associati a difficoltà sentimentali o a fallimenti professionali, possono turbare lo stato emotivo. Le ragioni di una depressione sono molteplici ma si traducono sempre con stessi sintomi: tristezza, preoccupazione, stanchezza, poca fiducia in se stessi, insonnia, asocialità, calo della libido, disinteresse per le attività abituali, pensieri morbosi e, nei casi più estremi, tendenze suicide”.
Cosa si può fare per relazionarsi con una persona affetta da depressione?
“La depressione è una malattia che si cura. Per questo, è importante identificare al più presto le cause del malessere e bloccare la crisi sul nascere. Generalmente gli stati depressivi si curano ricorrendo all’aiuto di uno specialista, uno psichiatra o uno psicoterapeuta che, per un certo periodo, prescrive degli antidepressivi associati, eventualmente, a sedute di psicoterapia.
Anche le persone che stanno accanto alla persona depressa hanno una funzione importante nel suo processo di guarigione: la aiutano ad accettare la propria malattia e la sostengono quotidianamente. La cosa più difficile è capire il depresso, sostenerlo e confortarlo, evitando di essere troppo bruschi.
Qual è l’atteggiamento da adottare?
“La sofferenza deve essere presa sul serio: se un tuo caro si affida a te, non banalizzare la sua sofferenza dicendogli frasi tipo “passerà, è soltanto un momento difficile”. Sentendosi incompreso, tenderà ad isolarsi ancora di più e ad auto-convincersi che nessuno può aiutarlo, né tu, né un medico.
Innanzitutto puoi essergli utile consigliandogli di rivolgersi ad un medico o aiutandolo a trovare uno specialista. Se ha difficoltà fare il primo passo, puoi anche proporgli di accompagnarlo al primo appuntamento. E’ necessario imparare a non giudicare: è impossibile ragionare con una persona depressa, poiché questo disturbo colpisce proprio la gestione delle emozioni. Bisogna imparare anche a non esprimere giudizi e a non farlo sentire in colpa, anche se non si riesce a capire le ragioni del suo disagio. E naturalmente, si deve cercare di evitare consigli banali e lezioni di morale su quello che dovrebbe fare per riprendere le redini della sua vita.
E’ buona norma a dar prova di disponibilità e di pazienza, dimostrargli che si sa ascoltare. Bisogna lasciar parlare il depresso col cuore in mano, anche se rimugina sempre le stesse cose e non sembra dare ascolto. Inizialmente il sostegno sarà di grande conforto. Invece, bisogna cercare di non trattarlo come un bambino, si rischierebbe di renderlo dipendente”.