Tutti gli occhi puntati sulle conseguenze del caldo sugli esseri umani. Non tutti prestano attenzione, tuttavia, a ciò che avviene, per esempio, nella pesca, a causa dei mari bollenti. Vongole, cozze, orate, anguille, cefali e saraghi hanno a che fare con acqua dalle alte temperature: come se nel mare si costituisse con il pesce un guazzetto naturale, che tuttavia non reca vantaggi ai lavoratori del settore. Ne risentono i pescatori e la Coldiretti ha affrontato l’argomento. La temperatura dell’acqua del mare raggiunge i 35 gradi nelle acque vicino alla costa. Ne discende che le alghe fermentano, eliminando l’ossigeno nell’acqua salata. Ne muoiono pesci e molluschi. Ciò porta a una perdita pari al 40% del prodotto negli impianti. Quali sono le aree più colpite? Quelle lagunari, in Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana. Là le attività di pesca e acquacoltura sono fonte di guadagno per le imprese: rischiano di non superare il problema a centinaia, con migliaia di addetti, come dichiara Coldiretti Impresapesca. Perciò è stato richiesto lo stato di calamità.
Che cosa avviene nelle campagne
Nelle campagne, poi, i danni ammontano a più di duecento milioni di euro. Lo stress da alte temperature colpisce gli animali. In particolare le mucche producono il 10-15% in meno di latte. Si tratta di 100 milioni di litri di latte totali che vengono meno ogni mese.
Gli abbeveratoi sono vitali: ogni animale con il caldo imperante beve fino a 140 litri d’acqua al giorno; il doppio, rispetto ai periodi di fresco. Ventilatori, doccette e condizionatori sono stati installati per il benessere delle mucche.
Anche le galline producono meno: parliamo del 10% in meno di uova deposte. I maiali sono inappetenti: si nutrono consumando il 40% in meno della loro razione giornaliera.
Nella calura estiva le api volano meno: restando a terra, non prendono il polline.