Art&Show-Chirurgo: toglimi il cancro e lasciami in pace!
Qui, dopo. Viaggio con il biglietto di sola andata. Diario di Antonella Beretta, seconda parte. Per leggere la prima parte CLICCA QUI.
Martedì 17 settembre 2013
-Può venire alle 12.00 per un colloquio col chirurgo?… Certo, arrivo.
Sergio è con me.
– Tranquilla signora, il cancro è piccolo, lo abbiamo scoperto in tempo. Prevedo di togliere tutto il seno, controlliamo anche i primi linfonodi, vedrà…non se ne accorgerà nemmeno, le mettiamo l’espansore, un palloncino nel muscolo pettorale, così prepariamo lo spazio per la protesi definitiva.
“Ma io SONO tranquilla, si, si, togliere tutto, lo sapevo, ok. Poi però non voglio fare altro…voglio rimanere così, come sarà. Vivo questo momento surreale.”
Mi sento come se si stesse parlando di un’altra persona. La cosa non mi riguarda. Quasi non ascolto.
A inizio dicembre deve andare in vacanza in America? Bene, bene, altrocche! Vita normale dopo qualche settimana! Solo qualche firma per consenso e poi ci vediamo per l’intervento.
E io firmo. Senza avere consapevolezza di cosa mi aspetta.
Non voglio operarmi.
Firmo.
Non so bene cosa sia l’espansore e tantomeno come sarà averlo dentro di me.
Firmo.
La vacanza a Dicembre…dicono che sarà possibilissima.
Firmo.
La tetta nuova…non me ne frega niente, voglio solo finire in fretta.
Firmo.
Sarà il 2 ottobre. Tra solo due settimane.
Sono a casa.
– Ragazzi purtroppo devo darvi una notizia: mi hanno trovato un cancro al seno, è piccolo e il chirurgo dice di stare tranquilla che non corro grossi rischi di metastasi. Mi opera tra due settimane…
OCCHI CHE SI GUARDANO. MI STA SCOPPIANDO IL CUORE.
”Signore fa che tutto vada per il meglio, dammi ancora qualche anno per i miei figli, dammi la forza di tenere duro, dammi la forza di vivere anche questo momento, dammi il coraggio di non mollare tutto e lasciarmi andare, dammi la voglia di vivere ancora un po’…per loro “
Martedì 24 settembre 2013
Da sola.
Chirurgo plastico:
– allora signora, deve togliere tutto. Anche il capezzolo. Ok. Ma perché si mette a piangere?…
“Mah, forse due o tre motivi li avrei anche…ma non ho la forza di stare qui a spiegarli a te.”
– Bene, bene. Si spogli che vediamo…
Farò una sutura arricciata, poi espandiamo almeno alla terza misura.
Firmo.
Espandiamo? E come? Come si gonfia ‘sto coso?
Firmo.
Non so cosa vuol dire arrivare alla terza misura.
Firmo.
Non so perché accetto di fare le tette nuove, sì perché dovrò rifarle tutte e due.
Firmo.
Sono frastornata. E sola. Tocca a me, solo a me, unica protagonista di questa storia sulla mia pelle.
E poi a casa…piango, piango, piango. Sul lettone, addosso ai miei figli , vicino a mia sorella, a mio fratello, a Sergio. Con la mia famiglia addosso piango tutta la mia disperazione di trovarmi in una situazione senza scelta, ho paura TANTA PAURA. Non del tumore, no, solo non voglio sentire male, LASCIATEMI IN PACE!
Non voglio farmi operare. Mi opererò.
Non voglio le tette nuove. Le farò.
AIUTOOOO.
TUTTO TROPPO IN FRETTA E TUTTO DATO PER SCONTATO.
“Ma perché non ho chiesto? Qualcosa mi impedisce di dire chiaramente quello che IO voglio.
Ho paura di pensare cosa voglio io…”
Mi sento spinta in avanti, strattonata, come quando sei in metropolitana nell’ora di punta. Cammini perché il fiume umano non ti permette di fermarti, non pensi nemmeno dove stai andando, segui l’onda
Giovedì 26 settembre 2013
Con Sergio. Oggi day-hospital.
Dalle 7.00 alle 15.00. Mi ribaltano come un calzino.
Io sto muta, non ho nulla da dire, faccio ciò che mi viene richiesto. Punto.
”Ma sono proprio io quella che sta qui? ”
Prelievo, visita chirurgica: …allora facciamo un bel seno nuovo!…
“Cretina, a me va benissimo quello che ho.”
Firmo.
Anestesista : …altre operazioni? Allegie?…
“Si, sono allergica a dover fare ciò che non voglio, LASCIATEMI IN PACE! E magari qualcuno mi spieghi cosa sto facendo. E magari chiedetemi se mi va bene tutto ciò, se ho paura, se vorrei cambiare idea!”
– Si dottoressa sono allergica, ma soprattutto non voglio sentire male…
-Non si preoccupi signora in questo ospedale stiamo attentissimi alla terapia del dolore, abbiamo avuto la “certificazione” sul trattamento del dolore post chirurgico, non se ne accorgerà nemmeno, mi raccomando, quando ha male chieda l’antidolorifico…
“A beh, se c’è una certificazione…”
Firmo.
Mi sento come in un frullatore, vado, vengo, appuntamenti, visite, mille e mille pensieri.
Ne parlo con tutti, è un torrente in piena, è un fiume grosso che ha rotto gli argini erosi da tanto tempo, è un bisogno irrefrenabile di condividere, stampo nel mio cervello ogni sguardo, ogni parola, ogni carezza che mi vengono dati…sgomento, preoccupazione, stupidità inconsapevole, affetto, premura…parenti, amiche, colleghe, conoscenti ogni uno reagisce come può.
E io mi godo, si, mi godo questo enorme abbraccio che io stessa ho provocato intorno a me.
Mi aggrappo alle parole delle persone che penso possano aiutarmi, vorrei mollare ma so che non posso, devo e devo prendermi cura di me, solo io posso.
E piango, piango tanto.
Sono combattuta, vorrei lasciare tutto com’è ma so che non posso abbandonare i miei figli.
Ma non voglio sentire male, l’agoaspirato è stato uno shock, non mi farò più toccare…
Zzzt :“Cara, sei forte per tutti noi che abbiamo bisogno che guarisci! Un abbraccio forte.Petra.”
Zzzt :”Antonella non sono brava con le parole ma veramente ti sono vicina e vorrei lenire il dolore e il timore che provi. Ti abbraccio forte. Manuela”
Antonella Beretta
In alto: Gustav Klimt
La storia continua domani, continuate a seguirci.
1 Commento
Come dicevo in un altro commento su FB, sono convinto che gli eroi siano persone normali, che combattono contro le avversità (in questo caso, contro la malattia) senza piangersi troppo addosso, ma semmai con lacrime discrete, e comunque sempre con il coraggio di chi deve ogni giorno mettere un piedi avanti all’altro, per andare avanti e – come per Antonella – vincere.