Art&Show – Dottori, lasciate alle donne il diritto di decidere
Antonella Beretta ha raccontato a IL FONT la sua storia. Lo scorso anno ha scoperto di avere un tumore al seno: ha cominciato a lottare per sconfiggere la malattia. Il suo è stato un calvario simile a quello di milioni di persone: donne e uomini che improvvisamente si devono mettere alla prova su di un campo che fa ancora (giustamente) tanta paura. Ecco la lettera che Antonella ha indirizzato ai medici che l’hanno curata e guarita. Nel rispetto della privacy i medici sono stati indicati con la sola iniziale del cognome.
E’ uno spunto di riflessione dedicato alla classe medica, il punto di vista di chi sta “dall’altra parte”, sempre.
Carissimi dottori,
è passato circa un anno da quando è iniziata questa mia disgrazia. A settembre 2013 ho scoperto di avere un tumore al seno e ho conosciuto Lei, dottor B.
In pochissimo tempo, con Lei, si sono definiti due obiettivi:
1°: curare anzi guarire (come Lei mi disse) il tumore.
2°: ricostruire ciò che sarebbe stato demolito (e qui entra in gioco Lei, dottor C.)
Normalmente ognuno di noi ha in mano la propria vita, in caso di malattia accade che Voi abbiate in mano anche la vita di qualcunaltro e questo “qualcunaltro” non abbia più in mano la propria.
Per quanto riguarda il 1° obiettivo mi sono affidata completamente a Lei, dottor B., sicura che avrebbe fatto la scelta giusta. E così è stato…fare una mastectomia si è rivelata la scelta vincente per una serie di motivi, tra cui il fatto che nella mammella c’erano già altri due focolai che si stavano organizzando.
È riguardo al 2° obiettivo che le cose non sono andate come io avrei voluto. Ecco perchè mi permetto di scriverVi queste righe.
Chiarisco subito che non ho assolutamente nulla da rimproverare rispetto al lavoro che avete fatto, prova ne sono le lettere di encomio che ho redatto indirizzandole a più persone possibili.
Quello che mi e mancato è la possibilità di scegliere consapevolmente cosa avrei voluto fare col mio seno. Consapevolezza che avrei potuto avere solo se Voi mi aveste detto sinceramente e in modo completo tutto ciò a cui sarei andata incontro: dolore, tanto dolore, per tanto tempo, contrazioni laddove faceva male e limitazioni nella mia vita attiva per tanto tempo.
Mesi di sofferenza. Voi avevate il dovere di informarmi correttamente ed esaustivamente e io avevo il diritto di sapere e quindi di decidere. Non aver potuto scegliere ha aggiunto tanta rabbia da sopportare insieme al dolore, sono rimasta incastrata in una situazione veramente difficile da portate avanti. Non so quali siano i motivi per cui due professionisti seri e preparati come Voi omettano di dire la verità, o la sminuiscano…forse non la conoscete (dopo tutto non avete mai provato sulla Vostra carne cosa significa avere un seno amputato e poi avere un espansore e poi avere delle protesi), forse avete “paura” che qualche donna NON voglia essere ricostruita (ma è un problema Vostro), forse i ritmi ospedalieri non Vi danno abbastanza tempo, forse aspettavate che fosse “l’altro” a parlare con me (così nessuno lo ha fatto), forse semplicemente ritenete che sia una cosa da fare a tutte indipendentemente, costi quel che costi.
Bene, le donne non sono tutte uguali, ci sono donne, come me, che stanno benissimo col loro minuscolo seno e preferirebbero mantenerne anche solo uno con a fianco una cicatrice (la vita mi ha dato cicatrici ben peggiori) ma si risparmierebbero così tutti quei mesi di sofferenza, mesi di vita buttati via per una questione estetica che alla fine soddisfa chi è “fuori” ma, alla donna che lo vive dall’interno, non ridà ciò che il tumore le ha tolto.
In questo anno vissuto dentro e fuori dagli ospedali ho avuto modo di incontrare molte donne nella mia stessa situazione…tutte, tutte si lamentavano della stessa cosa: la carenza di informazione sul percorso che le aspettava…sul ”cosa mi succede adesso”…sul dopo…e ho capito che non ero la sola a pensarla così, che “scegliere” è una cosa importantissima per tutte, che la stessa situazione è portata avanti, è vissuta in maniera completamente diversa se è un percorso “condiviso”.
Non per niente la “compliance” del paziente è un elemento base di tutti i processi di guarigione.
Detto questo ribadisco che Voi avete fatto un ottimo lavoro, che fate bene a proporre questa “ricostruzione” solo vi chiedo, vi supplico: in futuro fate in modo che questo progetto di vita sia ben chiaro e condiviso dalla donna che avete davanti, fate in modo che il calvario che si deve passare quando si ha un cancro al seno diventi, con la scelta consapevole di ricostruire, un progetto di vita e non più di morte, fate in modo che la donna , che è prima attrice in tutto questo, vi senta al suo fianco in un progetto comune. Non fatevi travolgere dal “ritmo della vita moderna”, non fatevi abbindolare dalla “massificazione” dei soggetti (ogni donna è unica!), ogni minuto in più che dedicherete al momento della “scelta” sarà un regalo grande che farete a quella donna. Lasciateci il diritto di decidere di noi stesse.
Vi ringrazio ancora e vi auguro di tutto cuore buon lavoro e un sereno futuro.
Antonella Beretta
Cinisello Balsamo giugno 2014