C’è una particolare band con cui ho avuto una “illuminazione musicale” durante il mio periodo inglese, una di quelle situazioni che collegano tanti elementi in un brevissimo momento della nostra vita e che rendono quella band, quell’album, quel periodo, ricco di una colonna sonora indimenticabile. Tutti abbiamo una colonna sonora particolare (e se non l’avete, non è mai troppo trardi per conquistarne una)… Ebbene per me è accaduto con un gruppo che non conoscerete, si chiamavano Pulp, era una pop band dello Yorkshire divenuta famosa con il disco più venduto in Inghilterra nel 1996, titolato “Different Class”.
Roba da fanatici: mi studiai tutti i testi e tradussi tutte le parole che poi continuai a ripetere al fine di arricchire il mio vocabolario con tanto di accento per comprendere anche il significato sociale di quella musica, in quel momento. Da allora, certe canzoni (Common People, Disco 2000, Bar Italia, Pensil Skirt) sono immancabile richiamo sonoro a vari anni della mia vita, di accadimenti matrimoniali, amicizie, viaggi, studi, lavori.
Los Angeles, estate 2014: la mia ex-moglie con cui scambio gli auguri di compleanno dice che, a proposito della mia band, i Pulp, c’è un documentario che gira, creato con certa bravura ma anche improvvisazione, da un talentuoso regista neozelandese (Florian Habicht) innamorato della totale umanità e semplicità della band Pulp…
Mi suggerisce di vederlo, se e quando possibile, anche se ho smesso di seguirli a NYC (non sapendo del loro ritorno) e che il lead singer (Jarvis Cocker) ha appena presenziato alla proiezione a Los Angeles, a cui la mia ex moglie è andata. A bocca asciutta, deluso cerco di tenere d’occhio la distribuzione dell’assai poco famoso documentario, che pare non passare più da New York.
Manhattan, autunno 2014: come ogni novembre il magnifico festival “DOC NY” invade per una settimana alcuni cinema di cultura della mia città. E’ il quinto anno del più ampio, interessante, celebrato e sofisticato festival di documentari d’America, con oltre 130 proiezioni che spaziano su tutti i fronti, e che, a guardare il programma, richiederebbero una settimana di ferie per vivere al cinema almeno 10 ore al giorno. Dal documentario sulla vita amoros/sentimentale di un gruppo di anziani che vivono in una casa di riposo, al ritratto della vita della prima tennista di colore americana a livello mondiale, dal passaggio di Banksy (l’artista) a NY, alla vita ironica e sgarrupata di una famiglia del Cairo durante la “Primavera Araba”. Insomma, c’è di tutto, condito dalle riprese di registi poeti, suggestiva realtà e temi che possiamo sentire nostri.
Con un tonfo al cuore scorgo per due sere, in unica proiezione alle 22: Pulp, a film about life, death and supermarkets… La mia band nel documentario titolato a “La vita, la morte ed i supermarkets”! Al prossimo giro vi racconto com’è andata…New York mi regala un pezzo della mia vita.