Turismo

Metti Lucio Battisti su di un’isola, a New York

28/08/2014
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emilioFine agosto, decido di passare qualche giorno con mia moglie in una casetta sperduta che cerchiamo di affittare quando possibile, su una particolare parte, di un’isola che definire minuscola e bizzarra è un diminutivo. Fire Island, a un paio di ore da New York, è frequentata e divisa da svariate comunità e quella che scegliamo sempre, è sicurmanete la più inusuale. Cherry Grove è il porto di attracco del traghetto che, in mezz’ora, lascia terra e giunge sull’isola.

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Non ci sono alberghi, scordatevi comodità e auto perché non ci sono strade, è tutto antitetico a New York, si può andare solo a piedi e non si può costruire a più di due piani, esistono solo camminatoi di legno, ci sono solo abitazioni di legno, tutto è insimbiosi con l’ambiente. Eppure c’è qualcosa che accumuna la multicolore vita notturna di Manhattan a Fire Island: la comunità gay di Cherry Grove, incredibilmente florida di artisti, talenti di ogni genere, pittori, arredatori, architetti, giornalisti, cantanti e chi più ne ha più ne metta. Così numerosi e bizzarri che pare  si tutti trovino in questo minuscolo anfratto di mondo, nascosto alla frenesia e lontano dalle urbanizzazioni di cemento vetro e acciaio.

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Sul terrazzo della nostra casa (di legno) a favore di vento, sono al mio primo bicchiere di Prosecco e mi sto gustando un libro di Fruttero e Lucentini da piemontese verace (La Donna della Domenica) felice della sensazione di essermi perduto in un ambiente dove credo di essere l’unico italiano: verso le sei di sera medito sulla cena.

<<…Nuove sensazioni
giovani emozioni
si esprimono purissime
in noi
La veste dei fantasmi del passato
cadendo lascia il quadro immacolato
e s’alza un vento tiepido d’amore  …>>

Forse, nelle frustate del vento, mi sto sognando di sentire un canto a più voci portare qui le parole che ripercorrono “Il Mio Canto Libero” di Lucio Battisti.

Proseguo col mio libro, non sento più nulla, di solito non è un bicchiere di vino a farmi perder il lume della ragione: impossibile che un coro canti Lucio Battisti qui.

<<Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi
le tue calzette rosse
e l’innocenza sulle gote tue
due arance ancor più rosse
e la cantina buia dove noi
respiravamo piano..>>

Impossibile… eppure nel vento che porta le parole, un coro a più voci maschili, giunge preciso sulla mia terrazza, cantato perfettamente a tempo, in sincronia, accompagnato da chitarra acustica… tutta La Canzone Del Sole di Lucio Battisti live…

No, non sogno. E’ proprio  “Il Mio Canto Libero”… Ma come? Lucio Battisti interpretatio qui? Perfettamente interpretato… da chi? Tutta la canzone scorre con il sottoscritto a canticchiarla, che mia moglie crede sia già ubriaco: sorrido ebete all’idea che ci sia un gruppo così ben orchestrato proprio a distanza d’udito, noi italiani: che talento… La natura selvaggia divide le abitazioni, nella privacy del verde posso solo presumere la provenienza del coro.

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La musica gradevolissima e ben interpretata continua… dopo uno stacco e una ripartenza arriva a <<…conosci me il nome mio
tu sola sai se è vero o no che credo in Dio.
Che ne sai tu di un campo di grano
poesia di un amore profano >>

Ho deciso: debbo abbinare volti alle parole di questa sorprendente coincidenza musicale, appoggio il libro e parto alla ricerca del coro, pensando che noi Italiani siamo davvero speciali.

Emilio Paschetto, New York

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