Sono antiche le Terme di Petriolo: le prime notizie risalgono al 1230 come “Bagni di Petriolo”, ma è documentato che queste acque termali erano già utilizzate in epoca etrusca e romana. Durante il Rinascimento, poi, le Terme di Petriolo ebbero frequentazioni veramente illustri, tra cui cardinali, condottieri, uomini d’arme e di potere, come i Gonzaga e il Duca d’Urbino. Le acque, che scaturiscono in prossimità del fiume Farma, sono classificate come ipertermali visto che hanno una temperatura di 43°. La sorgente va ad alimentare le bellissime piscine, che si aprono sul panorama mozzafiato della Riserva Naturale del basso Merse.
Queste piscine, oltre a donare uno stato di benessere generale, aiutano a prevenire e curare diverse patologie croniche dell’organismo. E così i fanghi e le terapie inalatorie, che si effettuano all’interno della struttura termale, completamente rinnovata di recente. Il nuovo stabilimento termale (Loc. Petriolo – Monticiano) aperto tutti i giorni, oltre ai bagni e ai fanghi termali, propone anche tutto ciò che serve per trascorrere una giornata all’insegna del relax e del piacere e le vasche naturali dove è possibile immergersi in tutta tranquillità circondati da una natura incontaminata.
Oltre al benessere termale, però, le Terme di Petriolo offrono un contesto ambientale e culturale che consente di alternare le cure con il piacere di vivere un territorio unico al mondo. La natura, come abbiamo detto, è quella della Riserva Naturale del basso Merse, che abbraccia i tratti finali di questo fiume e del torrente Farma. Il paesaggio è selvaggio nella sua dolcezza, con piccole colline e ampi pianori dove i due corsi d’acqua si allargano: qui vivono indisturbati animali particolari, come il martin pescatore, e altri rarissimi, come la lontra.
Dalla natura dei luoghi più belli delle Terre di Siena, si può andare in pochi minuti proprio al capoluogo, la “Città del Palio”, che accoglierà il visitatore “con il suo cuore più grande”, come dice l’iscrizione latina che si può leggere su Porta Camollia, all’ingresso nord di Siena. E Siena ha davvero un cuore grande che batte il suo ritmo di cultura, di storia, di tradizioni. Tradizioni che non sono una cosa finta, fatta per i turisti, ma la base civile di Siena, che ancora vive, secolo dopo secolo, la sua antica quotidianità. Sempre nei dintorni delle Terme di Petriolo, un altro gioiello di incredibile bellezza e suggestione: l’abbazia di San Galgano, che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per i viandanti, pellegrini e viaggiatori curiosi. Qui attorno ci sono decine di pievi, di castelli, di borghi, di monasteri, ma San Galgano ha un fascino particolare, vagamente spettrale, che la rende unica. I perimetri delle mura accolgono il visitatore con il loro abbraccio di pietra, il pavimento è erba verdissima, il tetto dell’abbazia – crollato per un incendio secoli fa – è il cielo della Toscana. A poche centinaia di metri, un altro richiamo fortissimo all’interno di una chiesetta, la Cappella di Montesiepi: chi si aspetterà di trovare al centro della chiesa una spada nella roccia? No, di qui non è passato Re Artù, o almeno non risulta.
Ma qui visse San Galgano, che prima di diventare Santo condusse un’esistenza dissoluta e violenta. Poi, un bel giorno, decise di ripudiare il suo stile di vita e come segno tangibile di questa svolta epocale, con un gesto repentino e potente piantò la sua spada in una roccia. Una spada che adesso è un simbolo cruciforme del cambiamento.
Immagine copertina di Andrea Piacquadio https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-in-canottiera-bianca-sdraiata-sul-letto-grigio-3673941/