Ben venga il perfezionismo, purché sia positivo

Ben venga il perfezionismo, purché sia positivo

Sono coloro che non si fermano finché non raggiungono un risultato ottimo, quale che sia il prezzo da pagare per ottenerlo: sono i perfezionisti. Ma non sempre si tratta di un dato positivo: lo affermano gli studiosi della York St. John University, che hanno posto in essere una meta-analisi. Ha pubblicato la ricerca la Società per la personalità e la psicologia sociale (“Society for Personality and Social Psychology”, ndr).

Come si è svolta la ricerca

Sono stati analizzati i risultati di quarantatrè studi precedenti, attuati nell’ultimo ventennio. E’ apparso chiaro che ci sono due tipi di perfezionismo. Il perfezionismo positivo amplia i nostri orizzonti e innalza il livello dei nostri risultati, definendo standard personali e di lavoro elevati, ma non irraggiungibili. Ci si esercita al fine di ottenere il meglio, pianificando anticipatamente le azioni opportune. Tutto ciò aiuta a realizzarsi. Il secondo tipo di perfezionismo è negativo e distruttivo: è collegato alla preoccupazione costante di commettere errori. Fa calare il dubbio, che ci attanaglia nel silenzio, sulle nostre prestazioni. In questo caso è il soggetto che pone se stesso in condizioni di stress. Si verificano depressione, disturbi alimentari, insonnia, stanchezza.

L’effetto negativo massimo è il burnout

Fino ad arrivare al burnout, che si verifica quando la situazione di stress diventa patologica: non a caso, è legato al lavoro, e porta ad allontanarsene perché tutto va in pezzi. C’è di più. Il fenomeno del “perfezionismo negativo” incide sui rapporti sociali. Se ogni errore è visto come una catastrofe, è difficile ricominciare in seguito, ripartire dopo una battuta d’arresto. Lo afferma Andrew Hill, professore di Psicologia dello sport alla York St. John University.

Imparare a perdonare se stessi

Che cosa bisogna fare? Non chiedere troppo da se stessi. Buona norma è fissare obiettivi realistici. Se si fallisce, si determina un’esperienza che permette di imparare. In caso di fallimento bisogna “imparare a perdonare se stessi”. Un’azione in questo senso può provenire anche dall’ambiente: a livello sociale bisogna premiare creatività, impegno e perseveranza, e non focalizzarsi sul singolo errore, colpevolizzando.

About Isabella Lopardi

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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