Una ricerca pubblicata su Current Biology si è occupata del genoma delle specie batteriche che popolano l’intestino negli Hadza, paragonate a quelle presenti nell’intestino degli individui della odierna società dei consumi.
Che cosa accadeva nel Paleolitico?
Gli Hadza, che vivono in Tanzania, sono una popolazione molto importante per gli antropologi, perché è una delle ultime società di cacciatori-raccoglitori rimaste sulla faccia della Terra. Si tratta di una tribù di circa 200-300 individui, che vivono ancora come se fossero nel Paleolitico. Nel tempo, l’ecosistema microbico intestinale si è impoverito. Se ne è occupato un team di ricercatori dell’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-Cnr) di Segrate, Milano.
L’intestino corregge le carenze della nostra dieta
Ma che cosa accade nell’intestino quando la nostra dieta è carente di amminoacidi essenziali?
Sono i microrganismi intestinali a fornirceli. Nell’intestino degli Hadza, per esempio, formano amminoacidi aromatici presenti in alimenti come uova e latte, che mancano nella loro dieta; in quello degli italiani, invece, si occupano della biosintesi di amminoacidi ramificati, comunemente contenuti in soia e riso integrale, che non mangiamo spesso. Tali microrganismi, poi, degradano i carboidrati, che per gli Hadza sono presenti in bacche e piante ricche di fibre, per gli italiani in pane e pasta. Se poi ci sono sostanze estranee al nostro organismo che possono essere nocive, i cosiddetti composti xenobiotici, i batteri intestinali li rendono incapaci di nuocere.
Resistenza agli antibiotici
Da quando si fa un uso di massa degli antibiotici in ambito farmaceutico e negli allevamenti, noi delle popolazioni civilizzate siamo diventati più resistenti ad essi. Gli Hadza, dal canto loro, non sono esposti a tali sostanze. Che cosa avviene a noi? Si formano geni specifici nei batteri dell’intestino: si tratta di geni mobili da microrganismo a microrganismo. In questo modo, la resistenza del corpo umano all’antibiotico aumenta.