Un punto focale nei casi di demenza è la necessità di rendere ai pazienti una vita dignitosa, garantendo l’assistenza necessaria.
Uno studio analitico norvegese si è occupato di “Come gli individui con demenza in case di riposo mantengono la loro dignità attraverso il racconto di storie di vita”.
Da che cosa si può partire per preservare la dignità nei malati di demenza?
Da che cosa bisogna partire per preservare la dignità? Senza ombra di dubbio, da ciò che il paziente considera dignitoso. Lo studio citato ha interessato quindici persone residenti in una casa di riposo. Uno dei ricercatori si è avvicinato alla vita quotidiana dei soggetti con il metodo dell’osservazione partecipante. Grazie all’utilizzo della tecnica dell’intervista, ci si è accorti della necessità di raccontare le proprie storie che i pazienti facevano riscontrare. Il passato aiutava i soggetti a mettere ordine nel caos. Per prendere le distanze dalla confusione del presente, ci si concentra sui fatti vissuti: quando si narra nessuno può correggere o giudicare. Il soggetto può plasmare il ricordo concretamente e in prima persona. Ciò che si concretizza è l’immagine di ciò che si è stati.
I ricordi del paziente affetto da demenza, dipinti come in un quadro
Un quadro utile a chi ascolta, che può trascendere dalla diagnosi e la condizione psico-fisica attuale dei soggetti. L’intervistatore non ha più di fronte un malato, ma una persona. Ecco dunque quale pratica può incentivare la coscienza della propria dignità nei pazienti: il rimembrare esperienze passate, in modo che siano ferme e restino indelebili. Quello di cui il paziente ha bisogno è rispetto di ciò che è, ma anche e soprattutto di ciò che è stato. Ecco come ci si sente in una condizione che colpisce trentacinque milioni di persone in tutto il mondo. Parliamo di una patologia che sbiadisce i ricordi, fino a cancellarli: per muovere contro alla medesima bisogna invitare i pazienti a tenerli fermi nella memoria.