Forse grazie all’animale amico della guardia forestale Terence Hill nella fiction “Un passo dal cielo”, che però è un cane di razza lupo cecoslovacco, il parente più prossimo al lupo, ma sono sempre di più le persone che guardano con ammirazione a questo animale non sono per niente dispiaciute del suo ritorno sui monti italiani e in particolare nelle aree del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, tra Firenze e Forlì, ma anche nell’alto appennino emiliano.
Dopo aver corso un rischio concreto d’estinzione, il lupo è tornato, cercando di adattarsi a quelle che sono le abitudini dell’uomo; il ripopolamento di ungulati a scopo venatorio e il progressivo abbandono delle zone montane da parte dell’uomo hanno contribuito non poco al loro riappropriarsi dei territori dove hanno vissuto da sempre, prima del rischio estinzione, negli anni ’70; animale schivo e riservato, è rarissimo incontrarlo sui sentieri battuti da escursionisti chiassosi o dai numerosi fungaioli; si muove per lo più di notte, in cerca di prede e di acqua.
Il lupo: entusiasmo degli ambientalisti e animalisti
Gli ambientalisti sono entusiasti delle oltre duemila “pellicce grigie” presenti sul territorio italiano; di contro gli abitanti dei paesini di montagna ma soprattutto gli allevatori di queste zone ne hanno denunciato da tempo la sempre più marcata invadenza; si fanno sempre più fitte le segnalazioni alle autorità di atti predatori sulle greggi e sulle mandrie negli alpeggi, così come i ritrovamenti di carcasse di caprioli e cinghiali; del resto il re dei boschi fa ciò che è capace di fare: cacciare per sopravvivere, dall’alto della piramide alimentare della natura montana.
Il lupo: allevatori e contadini di montagna si lamentano
I danni che allevatori e contadini hanno quantificato sono rilevanti: dai 300 euro per una pecora a cifre ben più consistenti per vitelli o cavalli, tanto che dalle rispettive associazioni di categoria sono partite verso le istituzioni richieste d’intervento e misure cautelari per contenere il fenomeno, oltre che cospicui risarcimenti economici per chi ha avuto animali predati dai lupi.
Le associazioni ambientaliste naturalmente tuonano contro l’allarmismo degli allevatori e degli agricoltori; recentemente in Val di Taro, nel parmense, è nata anche è nata l’associazione di volontari “Io non ho paura del lupo”, per studiare la fauna selvatica e promuovere la coesistenza del re dei boschi con l’uomo.
Il lupo: progetti di salvaguardia
In Italia è attivo da qualche anno il progetto Life Wolfnet, in cui rientra anche il progetto Life Mirco Lupo dell’appennino tosco-emiliano, entrambi rivolti alla conservazione della specie, il controllo degli ibridi e la riduzione dell’impatto del randagismo.
Il ministero all’Ambiente sta valutando la possibilità di abbattere una quota tra il 3 e il 5% degli animali esistenti, tra il plauso di cacciatori, allevatori e contadini dei territori montani e l’orrore delle associazioni ambientaliste – e non solo – tra le quali la Lega antivivisezione e il Wwf, che ha presentato più di duecentomila firme contro il provvedimento, considerandolo iniquo e sproporzionato.
Intanto in Norvegia, dove i lupi sono presenti in un numero esiguo e a rischio d’estinzione, sono stati dichiarati specie protetta e ne è stata vietata la caccia.