Lenticchie, ottime per la salute e per la solidarietà. Anche all’Epifania
Anche il cenone di questo capodanno 2016 appena trascorso ha avuto nelle lenticchie la sua regina della tavola; una tradizione che si è andata consolidando negli anni e quest’anno ha si è sposata alla solidarietà.
Sì, perché l’acquisto ed il consumo delle lenticchie che la tradizione associa all’arrivo di moneta sonante, oltre che un beneficio per la salute, è anche un aiuto concreto alle popolazioni colpite dal terremoto che ha colpito nei mesi scorsi il centro Italia, dove questo legume viene maggiormente coltivato e dove rappresenta un importante valore per l’economia di questi territori.
La lenticchia è un legume la cui conoscenza si perde nella notte dei tempi; quella di Castelluccio, in Umbria, all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ad un’altezza di circa 1.500 metri, viene coltivata a memoria d’uomo.
Si tratta di un prodotto prodotto di nicchia in quanto la quantità media annua immessa sul mercato è limitata, il quale, in virtù delle condizioni climatiche piuttosto rigide in cui nasce, non ha bisogno di essere trattato per la conservazione, perché non è attaccata dal tonchio, insetto le cui larve si nutrono dei legumi.
Lenticchie di Castelluccio: ottime per la salute
La lenticchia di Castelluccio possiede notevoli qualità nutritive: contiene infatti proteine, vitamine, fibre e sali minerali quali ferro, potassio e fosforo.
La sua buccia sottile e tenera consente direttamente la cottura senza ammollo, riducendo notevolmente tempi di preparazione.
La temperatura invernale che a Castelluccio è molto rigida e con neve abbondante da fine novembre a marzo, rendono i terreni particolarmente adatti a questo tipo di coltivazione.
I lavori di aratura per la semina della lenticchia cominciano in primavera, cui succede la semina della lenticchia; non è raro, a Castelluccio, vedere nei campi vecchi contadini, nel giorno del primo di maggio che fanno riti ancestrali come piantare una piccola croce di ramoscelli d’ulivo, gettare carboni benedetti e alcune gocce di acqua santa, recitare una preghiera a San Benedetto e Santa Scolastica, sollecitandone la protezione dal fuoco, dalle tempeste, dalle siccità e dalle cavallette.
Trascorso un mese dalla semina, a giugno, sui terreni sbocciano fiori di tutti i colori: la famosa fioritura di Castelluccio, ed un mese dopo c’è il raccolto: le lenticchie vengono sistemate in mucchietti e lasciate essiccare; infine ad agosto, si effettua la trebbiatura.
Solo a settembre il raccolto viene portato presso la Cooperativa che si è costituita tra i prodottori per essere confezionato e distribuito; il ruolo della Cooperativa è stato fondamentale per ottenere per le Lenticchia di Castelluccio nel 1999 il marchio Igp.
La Lenticchia IGP di Castelluccio di Norcia, si distingue dalle altre per il tipo di seme piuttosto piccolo e per la particolare resistenza alla contaminazione da parassiti, grazie all’ambiente naturale ed al clima rigido dell’altopiano di Castelluccio di Norcia.
Non c’è solo Castelluccio però tra i luoghi delle lenticchie; tra le diverse qualità coltivate in Italia, quella di Onano, piccolo paese in provincia di Viterbo è quella che può vantare un passato lungo e soprattutto, documentato.
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Se ne parla infatti negli Statuti municipali del 1561, che comminano sanzioni per chi è trovato a danneggiare o rubare queste piante; altri documenti ne attestano l’importanza anche per le corti papali nei secoli successivi.
Ai primi del ‘900 la lenticchia di Onano fu portata ad alcune esposizioni internazionali, tra cui l’Expò di Parigi aumentandone la notorietà, prima di un grande periodo di crisi dalla quale solo ora si sta riprendendo con la sua riscoperta in alcune piccolissime coltivazioni familiari e biologiche.
Le lenticchie di Onano, dette anche “le lenticchie dei Papi”, hanno un colore scuro, con la superficie leggermente marmorizzata; sono di piccole dimensioni, di 3-6 millimetri, con una forma tondeggiante e appiattita.
La buccia è quasi inesistente e la pasta vellutata, fine e cremosa e tiene molto bene la cottura; cresce ottimamente nei terreni vulcanici, sabbiosi e leggeri, tipici di Onano, ideali per i legumi.
Vengono coltivate a circa 10 centimetri di profondità e sono raccolte manualmente, procedendo allo sradicamento completo della pianta.
Dolcissima e delicata, la lenticchia di Onano è ottima nelle minestre o nelle zuppe, lessate, in umido, e come contorno a numerosi piatti di carne o salumi, come il tradizionale cotechino o nei piatti a base di selvaggina.
Si abbinano a vini rossi giovani, profumati, morbidi e con buona persistenza gustativa.