La produzione di farmaci equivalenti per il mercato italiano è insostenibile economicamente: ciò si chiarisce alla luce degli ultimi interventi relativi ai prezzi di riferimento. Permangono, del resto, i vincoli alla diffusione dei medicinali senza marca.
AssoGenerici fa notare che si ricorre a misure di riduzione dei prezzi, anche se non ci sono stati aumenti significativi nell’utilizzo dei farmaci generici. E’ in forse il ruolo dell’industria che nella Penisola è impegnata in quest’ambito, industria che ha la necessità di creare competizione sul mercato. Queste le parole del presidente di AssoGenerici, Enrique Häusermann: “Ancora una volta si sta ricorrendo, nei confronti della spesa farmaceutica, alla politica dei tagli. Solo che oggi, con la nuova determinazione dei prezzi di riferimento in base ai raggruppamenti terapeuticamente assimilabili, si comprimono in modo insopportabile proprio i medicinali generici, che fino a oggi hanno garantito alle finanze pubbliche centinaia di milioni di euro l’anno di risparmi”.
Farmaci generici, restano vincoli stretti
Non è stato toccato il meccanismo del pay-back, sulla base del quale anche chi genera risparmio deve ripianare lo sfondamento dei tetti di spesa determinato dai farmaci a più alto costo. L’Unione europea ha vietato vincoli non ancora rimossi, che pregiudicano la rapida entrata in commercio dei generici. Bisognerebbe recepire e attuare un ordine del giorno recente: quello dell’onorevole Giulia Grillo, approvato alla Camera nell’ambito del disegno di legge concorrenza. Sulla base dello stesso, si chiede al Governo di impegnarsi a rimuovere ostacoli come il Patent linkage, come già più volte segnalato dall’Antitrust.
Farmaci generici, margini insostenibili
Aggiunge Häusermann: “Vorremmo fosse chiaro che se non si cambia la rotta, su questa strada ci sia avvia a rendere l’Italia un mercato insostenibile per il generico, dove i margini ormai si valutano in centesimi di euro per confezione. E’ possibile che nel breve termine ci sia chi può sostenere questa situazione, ma non a lungo e, soprattutto, si rischia che il Servizio sanitario si trovi a dipendere da uno o due produttori soltanto. Con tutti i pericoli che derivano in termini di certezza nel tempo delle forniture. Né vale dire che la spesa farmaceutica sta di nuovo aumentando: al netto dei medicinali innovativi, quello cui assistiamo è anche l’effetto indotto dall’invecchiamento della popolazione e dall’aumento delle malattie croniche. Chiediamo che la nostra industria non venga più sottoposta a misure di questa portata: si determina lo schiacciamento di un settore economico produttivo di valore, che ogni anno garantisce sostenibilità al Servizio sanitario nazionale, un più ampio accesso alle cure ad una larga platea di pazienti e un importante impatto occupazionale per l’intero comparto industriale nazionale”.