I più importanti studi clinici relativi all’immuno-oncologia sono stati guidati dal nostro Paese. Il professor Michele Maio, direttore dell’Immunoterapia oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte, ha dichiarato: “Più di 700 persone sono trattate in 10 anni con queste armi, abbiamo le molecole più innovative oggi a disposizione per diversi tipi di cancro. Servono tempi più veloci per l’approvazione di farmaci così efficaci”. Le terapie innovative stimolano il sistema immunitario a combattere il cancro. Le sperimentazioni, incominciate con il melanoma, sono state poi diffuse a molti tipi di tumore: del polmone, del rene, della prostata, del colon-retto e del cervello, e ancora: mesotelioma e altre neoplasie rare.
In particolare l’Immunoterapia oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena è tra i primi centri al mondo per numero di patologie trattate con queste nuove modalità.
Un auspicio è stato formulato dai ricercatori: le terapie innovative dovrebbero essere subito disponibili per i pazienti. Aggiunge il professor Maio: “Il nostro centro è nato dieci anni fa. All’inizio poteva sembrare una sfida. Oggi l’immuno-oncologia si è affermata come la quarta arma disponibile per sconfiggere il cancro in grado di generare grandi benefici, sia nei tumori solidi che in quelli ematologici. Il primo farmaco immuno-oncologico approvato, ipilimumab, ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo termine nel melanoma in fase avanzata: nel 20% dei pazienti la malattia si ferma o scompare del tutto e aumenta la sopravvivenza a lungo termine. Per questo tumore della pelle è ormai possibile evitare la chemioterapia. Un passaggio che avverrà a breve anche per il tumore del polmone, con importanti vantaggi per i pazienti perché oggi uno su cinque trattato con un nuovo farmaco immunooncologico, nivolumab, è vivo a tre anni. Siamo di fronte a un risultato straordinario in una delle patologie a maggiore impatto, con 41.000 nuove diagnosi stimate in Italia nel 2015”.
Immuno-oncologia, a che punto siamo
Era lo scorso 21 luglio, quando la Commissione europea ha approvato nivolumab nel tumore del polmone non a piccole cellule squamoso localmente avanzato o metastatico, precedentemente trattato con la chemioterapia. In seguito, il 22 settembre l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha inserito il farmaco nella lista prevista dalla legge 648/96. In tal modo, 1.400 pazienti colpiti da questa forma di neoplasia, che non erano stati inclusi nel programma di uso compassionevole, hanno avuto modo di disporre del trattamento a totale carico del Servizio sanitario nazionale.
Immuno-oncologia, una nota stonata
Una nota stonata: nivolumab, così come un altro anticorpo diretto contro PD-1, pembrolizumab, però non è stato ancora approvato nel nostro Paese per quanto riguarda il melanoma. Spiega Di Maio: “È importante che anche i pazienti con questo tipo di tumore della pelle, che nel 2015 in Italia colpirà circa 11.300 persone, possano accedere quanto prima alla terapia innovativa. Studi recenti hanno dimostrato l’efficacia della combinazione di ipilimumab e nivolumab. L’associazione ha evidenziato una riduzione delle dimensioni del tumore, cioè tassi di risposta non solo maggiori rispetto ai due farmaci somministrati in monoterapia, ma anche più veloci e duraturi. Il regime di combinazione nel melanoma è stato approvato recentemente negli Stati Uniti dall’ente regolatorio americano, la Food and drug administration (Fda), ma spesso i pazienti italiani devono attendere molti mesi prima di poter accedere a queste armi. Chiediamo alle Istituzioni di prevedere approvazioni accelerate quando si tratta di terapie realmente innovative”.
A Siena sono state elaborate queste tematiche relative all’immuno-oncologia: là si svolge fino a oggi il XIII Congresso del Network italiano per la bioterapia dei tumori (Nibit), al quale hanno partecipato i più importanti esperti a livello internazionale.