Il cibo degli astronauti deve arricchirsi di verdure. Nel futuro, si prevede che siano create stazioni orbitanti. Nell’ambito delle stesse, gli uomini dello spazio avranno bisogno di cibi freschi. Per questa ragione c’è chi studia piante in grado di crescere direttamente nello spazio: non si tratta più di nutrirsi con alimenti liofilizzati. Enea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha attuato ricerche relative al pomodoro “micro-tom”: la varietà, inizialmente utilizzata come pianta ornamentale, potrebbe avere le caratteristiche necessarie a prosperare in colonie umane non terrestri, adattandosi all’”orto spaziale”. Grazie alla ricerca agronomica è possibile coltivare piante in luoghi estremi, come la Stazione spaziale internazionale. Parliamo di vegetali che non hanno bisogno di suolo, ma si “accontentano” di acqua e sostanze nutritive per poter crescere: colture “fuori suolo” o idroponiche.
Dove si sono svolte le ricerche
Le ricerche si sono svolte nel centro Enea della Casaccia. Tutto nasce dal progetto Bioxtreme, finanziato dall’Agenzia spaziale italiana. A che cosa servono le piante? Innanzi tutto, sono fonte di antiossidanti e antimicrobici, che potrebbero rafforzare le difese immunitarie degli astronauti, provate dallo stile di vita imposto dai moduli spaziali. I microbi portati dalla terra, infatti, proliferano nello spazio.
L’obiettivo
Si intende costruire un ideotipo vegetale capace di resistere in ambiente extraterrestre: parliamo di condizioni come assenza di peso, presenza di radiazioni cosmiche e campi elettromagnetici. Si sperimentano combinazioni genetiche, in modo creare piante tali da accumulare antocianine, antiossidanti che agiscono contro l’invecchiamento, che i frutti di colore scuro contengono in grandi quantità: le cosiddette “molecole-antidoto”.
Ecco le piante tuttofare
Pensate quale valore avrebbero le piante oltre la Terra: potrebbero essere coltivati vegetali tali da rigenerare acqua e ossigeno, abbattere l’anidride carbonica e alimentare l’uomo del futuro. “Piante tuttofare”, come afferma Eugenio Benvenuto, responsabile del laboratorio Biotecnologie dell’Enea.