Procreazione assistita, ecco che cosa pensano gli italiani
Dal 16 luglio a Modena è attiva la clinica Eugin, primo centro europeo di riproduzione assistita. Da un’indagine Swg, si evince che il 68% degli italiani sono favorevoli alla procreazione medicalmente assistita. Per l’84% si tratta di un progresso rilevante per le coppie che non sono in grado di procreare: si tratta di un dato trasversale, che riguarda tutte le regioni italiane e tutte le età. Sebbene la maggioranza ne abbia sentito parlare, le informazioni in merito sono poche, o addirittura assenti, nel 72% dei casi presi in considerazione. Il 40% andrebbe all’estero e il 2% lo ha già fatto, mentre il 26% preferirebbe attuare queste pratiche in Italia, quando possibile.
Coloro che sono favorevoli alla procreazione assistita sono per la maggior parte giovani.
Il campione dell’indagine era pari a mille cittadini italiani, uomini e donne. Le tecniche a disposizione per tale tipo di procreazione sono poco note. Dei 514.308 bambini nati nel 2013 , sono 12.187 quelli nati con le nuove tecniche.
Piano nazionale per la fertilità
E’ dello scorso anno il Piano nazionale per la fertilità del Ministero della Salute. Nuove linee guida in merito sono state firmate recentemente dal ministro Beatrice Lorenzin. La legge 40/2004, che prevedeva una serie di limitazioni, in dieci anni è stata modificata a colpi di sentenze.
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Restano i dubbi, le perplessità di ambito etico e sociale di alcuni segmenti dell’opinione pubblica. La metà delle persone intervistate identificano la procreazione assistita come una decisione difficile: tale percentuale sale al 56% nel Meridione d’Italia. Al Centro tocca il 41%, al Nord il 48%. Molti sono perplessi perché temono che si tratti di tecniche tali da selezionare gli embrioni: hanno questa opinione il 54% egli intervistati a Sud, il 34% al Centro, il 47% a Nord.
Perché si va all’estero
Si decide di andare all’estero in considerazione delle limitazioni di ordine legislativo e burocratico: per il 49% si va all’estero per la presenza di procedure e formalità meno complicate, per il 40% per minori limiti di legge. Secondo il 36%, in Italia ci sono poche strutture con esperienza consolidata.