Gli steroli vegetali sono sostanze grasse, appunto di origine vegetale, presenti principalmente in oli vegetali e frutta secca. Fino ad oggi, se ne conoscevano soltanto gli effetti positivi. Secondo uno studio recente, tuttavia, avrebbero un ruolo nel rischio di infarto. Un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, analizzando una ricerca clinica giapponese, pubblicata sul Journal of the American college of Cardiology, si sono accorti che riducendoli nel sangue si determina una riduzione di aterosclerosi, dunque i rischi di infarto diminuiscono.
Che cosa hanno accertato i giapponesi
I giapponesi hanno accertato che aggiungendo alle statine, utilizzate per combattere il colesterolo cattivo, l’Ezetimibe, l’aterosclerosi coronarica riscontrata diventa meno grave, se confrontiamo la situazione creata con quella relativa alla terapia con le sole statine, che inibiscono la sintesi del colesterolo nel fegato. Che cosa fa l’Ezetimibe? Inibisce l’assorbimento del colesterolo al livello dell’intestino: anche degli steroli vegetali. In Italia si è capito che l’effetto dell’Ezetimibe è associato alla riduzione, nel sangue, di steroli vegetali.
Gli esiti dell’infarto sono peggiori se manca la vitamina D
Se la vitamina D è carente non soltanto aumenta il rischio di infarto e di insufficienza cardiaca acuta, ma peggiorano anche le conseguenze dell’infarto, una volta verificatosi.
Il Centro cardiologico monzino ha posto in essere una ricerca su 814 pazienti con infarto del miocardio: pubblica lo studio la rivista Medicine. Sono l’80% i pazienti i pazienti colpiti da infarto con deficit di vitamina D totale o parziale. Coloro i quali fanno riscontrare i valori più bassi sviluppano, nel tempo, una peggiore progressione della malattia, come fa notare Giancarlo Marenzi, coordinatore dello studio.
Si riscontrano un aumento del rischio di mortalità e aumentano le complicanze cliniche intra-ospedaliere e a un anno dal ricovero. La vitamina D è attivata dal sole: per questa ragione gli infarti sono più frequenti nei mesi invernali che in quelli estivi e aumentano nelle zone fredde.