Dopo un periodo di silenzio, ecco che la bella e scoppiettante Giulia Villari, cantautrice romana torna a far parlare di sé e del suo nuovo album. L’abbiamo incontrata per un’intervista esclusiva per Il Font.
– Giulia Villari, molti critici parlano di te accostandoti ad autrici dai nomi altisonanti, quali Alanis Morissette e PJ Harvey. Devo dire che non hanno tutti i torti, sei una che di sicuro va tenuta d’occhio: non a caso i Marlene Kuntz ti hanno scelta come seconda voce nel singolo “Bellezza”. Com’è seguire uno dei gruppi più importanti del panorama italiano? Ti ha fatto crescere come esperienza professionale e come persona?
Innanzitutto ti ringrazio per le belle parole! La storia con i Marlene Kuntz ormai è nota: le prime cinque canzoni che ho scritto dieci anni fa le ho registrate per farle sentire a loro, che avevo precedentemente contattato pioneristicamente tramite il sito internet. Loro le hanno ascoltate in pulmino durante il tour e dopo qualche giorno mi hanno richiamato. Così è nata la nostra amicizia e la collaborazione per “Bellezza”. Ero giovanissima e totalmente inconsapevole, ma forse proprio questo mi ha permesso di mettermi in rapporto con loro senza filtri. Col senno di poi, non posso che ritenermi fortunata di questo incontro: a Cristiano, Riccardo e Luca mi lega l’affetto, ma anche una profonda stima artistica.
– Il tuo EP, “River”, è davvero notevole. So che questo 2015 porterà alla luce il tuo nuovo album: hai già una data indicativa?
Purtroppo non posso ancora dare delle tempistiche, ma sono a lavoro! Dopo l’uscita di “River” ho scritto moltissime canzoni e almeno una decina di queste ancora ritengo valgano la pena di essere registrate. Finalmente ho trovato dei musicisti con cui condividere questo progetto e insieme le stiamo arrangiando: il risultato che stiamo ottenendo posso dire che davvero mi piace! Come ha detto recentemente Ani diFranco per annunciare l’uscita del suo nuovo lavoro, “ho fatto un disco e non lo odio!”. A parte gli scherzi, spero di riuscire a finire quanto prima perché ho tantissima voglia di farvi ascoltare cose nuove e di tornare a suonare in giro!
– Di cosa parlerai in queste tue nuove canzoni?
Di moltissime situazioni, dato che sono state scritte in un arco di tempo lungo. Generalmente le mie canzoni si potrebbe dire che ritraggono un momento, o meglio una sensazione, che di solito ha origine dalla mia vita. Ma l’origine personale non credo si percepisca, perché naturalmente non descrivo gli eventi che mi sono accaduti, ma provo ad evocare la fantasia dell’ascoltatore tramite il suono e il significato delle parole. A riguardo, noto che accade spesso che molti ritengono che alcune mie canzoni parlino d’amore, mentre invece parlano di rapporti non sempre di natura amorosa. Tutto ciò avviene tramite un processo naturale e mai ragionato: l’ispirazione è per quanto mi riguarda, l’unico motore della scrittura. Se poi vogliamo andare sul difficile, posso dire che è da qualche tempo oramai che sono arrivata alla convinzione che il reale contenuto della scrittura è la scrittura stessa: come se la vera volontà dello scrittore sia quella di rischiarsi a mettere continuamente alla prova la sua fantasia, la sua creatività.
– Ci saranno anche dei concerti quindi in giro per la nostra penisola? Magari anche qualche tappa europea? So che gli inglesi sono molto interessati alla tua musica, vero?
Certamente ci saranno dei concerti e non vedo l’ora che arrivi quel momento! Nonostante andare in giro sia stressante, non c’è niente che mi faccia stare meglio che svegliarmi sapendo che la sera dovrò cantare. Sicuramente organizzerò qualcosa in Europa e in particolare in Inghilterra: Londra è la mia seconda città e sarebbe la quarta volta che ci vado apposta solo per suonare. Ogni volta è un’esperienza: ad esempio a maggio scorso ho suonato su un palco che ha visto gli esordi di Jimi Hendrix…
– Rob Ellis, il produttore del tuo primo EP ha collaborato con artisti del calibro dei Placebo, Paul Weller, PJ Harvey, Anna Calvi… Pensate di continuare questo binomio con altre collaborazioni?
Rob è un grandissimo amico e un musicista raffinatissimo: abbiamo passato molto tempo insieme e la pensiamo nella stessa maniera su molti argomenti, non solo musicali! È da qualche tempo che non riusciamo ad incrociarci, e so che ha lavorato ultimamente con artisti italiani, ma riguardo al nuovo lavoro mi sono mossa in modo autonomo. In ogni caso lui sarà sicuramente uno dei primi ad ascoltare le mie nuove cose, anche perché uno dei motivi per cui lo stimo così tanto è perché si è sempre dimostrato un ascoltatore curioso e completamente libero da pregiudizi.
– Ci vuole del coraggio per darsi al rock qui in Italia: quasi tutte le tue colleghe sembra che abbiano paura del rock! Senza poi parlare del fatto che canti in inglese… Totalmente controcorrente! Sei da lodare! Come mai questa scelta coraggiosa?
È vero che a livello generale le ragazze preferiscono generi più ‘gentili’, ma l’energia e l’espansività sono due tratti fondamentali del mio carattere, che non credo vadano in contrasto con la dolcezza e la femminilità. Riguardo all’inglese, è vero che è una scelta impopolare, ma non è poi così controcorrente, dal momento che anche in Italia moltissimi gruppi scrivono ormai da anni in questa lingua. Nel mio caso, come penso in quello di altri, è stata una scelta naturale e non pensata, dovuta probabilmente al fatto che il rock è inglese e che i miei ascolti sono in grandissima maggioranza di musica inglese o americana. Per ora insomma mi è venuto così; ma scrivere in italiano è qualcosa che vorrei riuscire a fare e spero presto di ottenere dei risultati in questa lingua che mi convincano quanto fino ad ora mi hanno convinto quelli in inglese.
– Spesso intendiamo il rock come ribellione. Come dice Pelù, “ribellarsi non è eroico ma vitale”. Ti senti anche tu in qualche modo ribelle con il tuo rock?
Il rock è nato come ribellione e continua ad essere il linguaggio di chi non si sente a proprio agio con quella che si intende comunemente come normalità. Certamente anche io nel mio piccolo mi sento così e la musica è il mezzo che involontariamente ho preferito per esprimere questa mia continua ricerca di me stessa.
– Forse è ancora presto per questa domanda ma ci provo lo stesso: delle tue nuove canzoni qual è quella che ti piace di più suonare dal vivo e perché?
In realtà c’è una canzone che già da un po’ di tempo sto facendo dal vivo come anteprima e che mi piace particolarmente suonare: il titolo è “Almost August”. Mi piace non solo perché sento che le parole ancora mi rispecchiano, ma anche perché trovo che la melodia sia particolarmente divertente da cantare.
– Ultima domanda, forse un po’ ingombrante… Oltre alla pirateria, i tuoi colleghi spesso si lamentano degli esigui ricavi dalle piattaforme digitali da cui è possibile ascoltare musica. Tu cosa ne pensi?
Penso che è un argomento molto importante su cui riflettere, perché il presente e soprattutto il futuro della musica sono inevitabilmente sul digitale e a riguardo non ci sono ancora regole chiare e non si è fatto ancora abbastanza, soprattutto in Italia. Io mi sono sempre interessata a questi argomenti, anche cercando di partecipare come musicista agli incontri. Ma noto che difficilmente questo interesse è condiviso dai miei colleghi, anche se riguarda la loro stessa carriera. Sono sempre stata convinta che l’unione fa la forza e spero che in questo nuovo anno appena cominciato riusciremo ad affrontare insieme alcuni di questi temi.
E, come sempre, eccovi alcune tracce per conoscerla meglio. DiKi
“River”
https://www.youtube.com/watch?v=fw20NDQTfks
“November”
https://www.youtube.com/watch?v=UFipZv55CuI
“Teach me your love”