“Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, recita un noto proverbio. E la volpe, che fa? La stessa cosa, cioè cambia il pelo in autunno e a primavera. Il termine alopecia, vale a dire la perdita totale o parziale dei capelli, deriva proprio dalla parola greca alopex, cioè volpe. Ma, se gli animali restano pelati molto raramente, la calvizie androgenerica, quella legata a fattori ormonali, colpisce più dell’80% degli uomini e spesso bussa alla porta molto precocemente, gia a 17/18 anni. La calvizie non può essere considerata una malattia, ma certo non fa vivere bene, soprattutto le doone che spesso vedono le loro chiome impoverirsi durante la pubertà, dopo la gravidanza, ma soprattutto in menopausa.
Ma da che cosa dipende? L’alopecia androgenetica è dovuta all’azione di un enzima (5 Alfa reduttasi) implicato nella trasformazione del testosterone in diidrotestosterone. Quest’ultimo genera, negli individui predisposti, una miniaturizzazione (assottigliamento) del capello, caduta, ed impedimento alla ricrescita. Ne deriva un impoverimento progressivo della chioma che genera, in chi ne è affetto, un imponente disagio psicologico e ansia.
L’alopecia areata, invece ha origine autoimmunitaria e spesso si associa ad altri disordini del sistema immunologico come la vitiligine, tiroidite di hashimoto, celiachia ecc.), si manifesta con la comparsa repentina di una o più chiazze tondeggianti o di forma ovale, prive di capelli. Può comnparire anche in età pediatrica o nell’adolescenza, e generalmente l’innesco della patologia è concomitante ad un evento fortemente stressante ( lutto, trauma, dispiacere). Questa tipologia di alopecia può anche evolvere in una forma totale o universale (con perdita completa dei capelli e anche dei peli corporei).
Oggi si configurano anche situazioni di alopecia psicogena, legata a gravi sindromi depressive e nevrosi, nonche’ diradamenti e cadute di capelli imponenti legate a carenze nutrizionali (anoressia, diete incongrue). E, ancora, i capelli possono soffrire sensibilmente per effetto di patologie endocrine (ghiandole) come la sindrome dell’ovaio policistico o gli scompensi di funzione della tiroide.
E’ comunque di rigore capire la causa di caduta e diradamento dei capelli per impostare una terapia efficace.
La soluzione più rivoluzionaria in tricologia è comunque l’utilizzo dei fattori di crescita piastrinici, attraverso l’ottenimento da prelievo di sangue venoso, di un superconcentrato di piastrine, cellule ematiche dotate di ruoli terapeutici davvero singolari.
La prp ht (platelet rich plasma hair therapy) nasce qualche anno fa negli stati uniti, ed è ora anche in italia ritenuta la terapia più innovativa e soddisfacente perchè in grado di stimolare le cellule staminali della papilla dermica del bulbo del capello.
Quindi, espressione di tricologia rigenerativa, la metodica, ambulatoriale e non chirurgica, assolutamente priva di rischi o effetti avversi, si può applicare a pazienti di entrambi i sessi, a qualsiasi età e sofferenti di tutte le forme di alopecia.
Dopo circa due mesi dalla terapia, i bulbi atrofici risultano rivitalizzati, i capelli miniaturizzati riottengono calibro normale, e dove sono presenti ancora papille dermiche vitali, i capelli caduti tornano a crescere ripopolando la chioma.
Una conquista della scienza che riporta serenità nel cuore, di chi, con troppi capelli persi nella spazzola o sul cuscino, non riusciva più a guardarsi allo specchio…. pensando di non aver possibilità’ di cura.
Medico chirurgo
TRICOLOGO A BRESCIA, CREMONA, MILANO, CASTELLETTO DI LENO (BS)