Cellule staminali: certezze, speranze e false illusioni
Scienziati e studiosi sperimentano tecnologie sempre più innovative per riuscire a sostituire organi e tessuti irrimediabilmente compromessi attraverso l’uso di cellule staminali. Negli anni la ricerca ha raggiunto traguardi importanti che hanno permesso di definire i benefici della terapia cellulare per il trattamento di diverse patologie degenerative, anche se il raggiungimento di tutti gli obiettivi è ancora lontano.
Limiti e implicazioni che sono stati affrontati durante un forum organizzato dalla Fondazione IBSA per la ricerca scientifica presso l’Auditorium dell’Università di Lugano con l’obiettivo di fare il punto sullo stato della biologia cellulare, mettendo in luce certezze, speranze e illusioni che si celano dietro questo tipo di cure.
Le relazioni sono state introdotte dal professor Antonio Musarò, docente di Biotecnologie cellulari presso l’Università Sapienza di Roma e componente del Comitato Scientifico del forum. “Una delle aspirazioni più ambiziose della scienza medica moderna è la possibilità di rigenerare ogni parte del corpo danneggiata”, dice Antonio Musarò. “Tuttavia, nonostante alcuni risultati incoraggianti, la terapia cellulare presenta, a oggi, molti limiti che precludono un suo immediato utilizzo in clinica. Quello che emerge è che le cellule staminali “curano” i tessuti da cui vengono prelevate: le staminali della pelle curano le ustioni della pelle, le staminali del limbus corneale curano i danni alla cornea, le staminali ematopoietiche curano patologie associate alle cellule del sangue. Una cura efficace passa attraverso la piena conoscenza dei benefici, dei rischi e dei limiti delle cellule staminali – continua Musarò – pensare per esempio di curare patologie neurodegenerative, come la SLA, la sclerosi multipla o le lesioni al midollo spinale, con cellule staminali mesenchimali, deputate a formare osso, cartilagine e tessuto adiposo, è pura finzione e una pericolosa illusione”.
Ad oggi, infatti, esistono pochi esempi di provate terapie attraverso le cellule staminali tra cui la cura di alcuni tumori del sangue, il trapianto di cartilagine e osso e il trattamento di ustioni della pelle e della cornea.
Due gli studi presentati: quello del professor Giulio Cossu, docente di Biologia all’ University College of London, che ha caratterizzato una nuova popolazione di cellule staminali, i mesoangioblasti, trapiantati in bambini dai 5 ai 10 anni malati di Distrofia Muscolare di Duchenne; e quello sulle implicazioni della terapia cellulare per la cura del morbo di Parkinson del professor Anders Björklund, Direttore della divisione di neurobiologia della Lund University Sweden. La sua presenza ha permesso di affrontare il tema della ricerca sulle staminali per il trattamento di questa malattia attraverso il trapianto di neuroni dopaminergici, vale a dire le cellule responsabili del controllo dei movimenti.
Il Forum è stato anche occasione per sottolineare gli obiettivi futuri della ricerca in questo campo, primo tra tutti la comprensione del contesto tessutale nel quale agiscono le cellule trapiantate. A questo proposito Nadia Rosenthal, Direttore dell’Australian Regenerative Medicine Institute, ha discusso dell’attività e del destino differenziativo delle cellule staminali presentando un progetto sulla possibilità di migliorare la capacità rigenerativa attraverso interventi specifici sul sistema immunitario che potrebbero portare a nuove soluzioni nella terapia cellulare.
Immagine copertina di Artem Podrez https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-donna-lavorando-tecnologia-5726794/
0 Commento
Le staminali rappresentano davvero la nuova frontiera della medicina, ma attenzione a non gridare al miracolo…
Non dobbiamo fermare la ricerca.