Al Salone del Libro di Torino 2016, dove i due volumi che compongono il cofanetto intitolato “Le radici della materia” erano arrivati freschissimi di stampa, Giovanni Bonavia era giunto lasciando le grandi città europee dove vive da pellegrino della parola da ormai molti anni per ritrovare gli affetti del passato.
Racconigese di origine e di cuore, lo scrittore ama sinceramente la sua terra cuneese e la celebra con affetto nella sua scrittura.
“Racconigi non ci dimentica mai. Anche chi è andato lontano, e non torna più, da Racconigi riceve, nel momento opportuno, il dardo amoroso”.
Sono trascorsi molti anni da quando questo dardo si conficcò nel suo fianco e lo incendiò di desiderio di tornare alle proprie radici, ad un passato lontanissimo nel quale l’uomo del presente si era formato, ardendo d’inconsapevolezza, come ci insegna Ungaretti.
Non c’è pianta senza radici, non c’è uomo che possa dirsi tale senza un passato ripercorso e snocciolato come una vecchia litania.
I vecchi ce lo insegnano: quando più sentono la vita che si dilegua, più trasformano i ricordi in parole, danno loro una sostanza udibile che possa essere il testamento di sé, di un passaggio che ha lasciato traccia.
In un Parlamento europeo diventato la sua casa circa vent’anni orsono ,Giovanni Bonavia sentì che non era opportuno aspettare ancora, attendere la “senectute” per compiere l’azione del recupero: dall’intrico della fragranza dolorosa ha estratto un filo di linfa, l’ha guardato con occhi increduli ed ha ricordato.
Giovanni Bonavia e “La materia del vivere”
Così è nata ” La materia del vivere”, costruita certosinamente per un decennio prima di essere data alle stampe e oggi lievemente rivisitata, adattata al presente: come dice l’autore, emendata di errori , come dice il lettore, resa più nobile dalla sua sedimentazione.
La materia è un qualcosa di simile ad un romanzo autobiografico, un racconto della propria vita ripartendo da una passione mai sopita, quella agonistica, che caratterizzò l’adolescenza e la giovinezza di Giovanni Bonavia e del mondo che ruotava intorno a lui.
E’ un pretesto narrativo, sebbene il suo sia stato amore vero per le gare sportive, che come tutti i grandi amori è riesploso a molti anni di distanza con la stessa intensità.
E’ un incipit che gli permette di veleggiare tra i ricordi legati alla sua numerosa famiglia, ancorata al mondo contadino ma anche proiettata verso il nuovo che si stava apprestando.
I suoi personaggi diventano i nostri, attraverso le pagine della materia le pieghe del loro animo ci appaiono più distese, meno rugose.
Tra di loro, nei loro discorsi, trovano spazio anche parole, nel senso denotativo di lemmi, talmente connotati a livello emozionale che l’autore li giudica intraducibili, al limite “italianizzabili”, giusto per renderli comprensibili a chi col piemontese ha poca dimestichezza.
Sono le espressioni dialettali più profonde, quelle del sangue, del piemontese un po’ aspro e un po’ burbero, che cerca di parlare poco ma di essere incisivo: non c’è tempo da perdere, c’è altro da fare nella vita che perdersi in chiacchiere, occorre una parola che dica tutto e bene, senza inutili strascichi.
Sono forse nate così, queste parole: la nostra GENORIA (stirpe) sabauda è fatta così.
Strano, a volte, il destino delle parole: quelle di Giovanni Bonavia sono rimaste in silenzio per dieci anni, mentre la materia del vivere trovava i suoi lettori, diventava proprietà di chi se ne impossessava, si staccava lentamente dal padre suo come un figlio ormai grande.
Poi sono esplose, per lui e per noi, e si sono trasformate ancora una volta in sostanza, in pagine di un libro nuovo.
La raccolta dei “Frammenti della materia amorosa” di Giovanni Bonavia
I ” Frammenti della materia amorosa” sono nati da questa lunga gestazione, sono il secondo volume del cofanetto e sono un glossario sentimentale.
Preso tra le dita un nuovo CAVIONE (il capo di un filo), Giovanni Bonavia ha raccolto in ordine alfabetico le parole del cuore ( solo ed esclusivamente in questa proiezione va letta la sua definizione di dizionario erotico) indissolubilmente legate alla tradizione del dialetto, assurto al rango di lingua, e le ha raccontate.
Ognuna di esse è una storia, una narrazione a sé stante a volte fulminante a volte distesa, in cui si coniugano le profonde conoscenze dello studioso di lingue antiche e moderne, il brio dello scrittore, la commozione del ricordo.
I Frammenti di Bonavia sono incuneati tra le righe della Materia: li ha socraticamente fatti nascere, portati alla luce, ma già erano tra le pagine del primo romanzo, e aspettavano cauti di trovare il giusto spazio.
Nell’introdurli, citando l’azione del Rammentare, ci dice che, per l’uomo, “l’unica legge è farsi gronda perché passi l’acqua che non è nostra ma che ci usa per passare.”
Chiudendo la Materia ci confessa che avrebbe ancora qualche storia da raccontare, ma al momento non ha il deposito in cui metterle.
Noi aspettiamo, fiduciosi che il suo farsi gronda sia inesauribile.
AUTORE : Giovanni Bonavia
TITOLO : Le radici della materia
EDITORE : Besa
Pagg. 237+21o, Euro 35,00