Tutto cominciò nel corso della mia gravidanza. Avevo tanto desiderato un bambino ma per anni non era arrivato. Appena compiuti trent’anni, finalmente, rimasi incinta. Naturalmente mi sottoposi agli esami clinici di rito che, a parte una piccola anemia, confermarono che tutto procedeva nel migliore dei modi, ma io non ero tranquilla, ero convinta di essere malata. Soffrivo molto per le nausee e i capogiri, avevo fortissimi mal di testa e, avendo assunto qualche antidolorifico, mi ero convinta che il bambino potesse averne risentito, per questo, a pagamento e nonostante i medici non ne rilevassero la necessità, mi feci fare l’amniocentesi. Anche con le ecografie esagerai un po’: tre sarebbero state sufficienti, io ne pretesi una ogni quindici giorni, convinta com’ero di essere malata. Mio marito era spazientito ma acconsentiva a queste mie ‘stravaganze’ in virtù del mio stato particolare. Le cose però non sono cambiate dopo il parto, né con il passare dei mesi. Forse il fatto di essere diventata madre mi ha resa più attenta, adesso ho delle nuove responsabilità quindi devo prestare necessariamente più attenzione alla mia salute. Mio marito insiste nel dire che le mie ‘fisse’ stanno diventando patologiche. In effetti, sono ossessionata dall’idea di poter sviluppare qualche malattia e di non riuscire così a occuparmi di mio figlio. Ho iniziato ad accusare dei dolori al petto e a soffrire di tachicardia, per questo mi sono sottoposta a un elettrocardiogramma che però ha evidenziato un tracciato normale. Non contenta, ho fatto un ecocardiogramma e un sacco di altri esami specifici che hanno tutti dato esito negativo. I disturbi cardiaci si sono attenuati ma ugualmente, nella convinzione di essere gravemente malata, ho affrontato tante altre analisi e consultato per accertamenti diversi specialisti. L’ultimo è stato lapidario, mi ha dapprima visitata accuratamente, ha visionato tutti i referti che gli avevo portato quindi mi ha dato l’indirizzo di un collega psichiatra. “Lei è malata” mi ha detto sarcastico “ma nel cervello”. Naturalmente ho inveito contro di lui, l’avrei preso a schiaffi ma ‘devo’ a lui la mia ultima ossessione: forse davvero sono anormale e sto scivolando verso la malattia mentale eppure non riesco a concepire di consultare uno strizzacervelli.
Adriana (Cassino)
La risposta di Elvia Grazi
È inconcepibile come molti, medici compresi, abbiano nei confronti delle malattie della psiche un approccio decisamente poco ortodosso. Eppure depressione, nevrosi, psicosi sono tanto comuni da essere definite il male del secolo. Nel caso di Adriana, quello che doveva essere un evento gioioso si è rivelato motivo di stress e lei stessa si è creduta malata. La novità è stata vissuta in maniera drammatica, il che ha turbato un equilibrio psicoemotivo probabilmente già un po’ instabile. Questo ha provocato nell’organismo una serie di modificazioni perché quando la mente è a disagio ci trasmette dei messaggi attraverso il corpo. I disturbi che ne scaturiscono finiscono per spaventare moltissimo chi ne soffre. Adriana, per esempio, ha creduto subito che i dolori al petto che accusava fossero sintomatici dl suo essere gravemente malata. Il problema va invece girato e la nostra amica sbaglia a essere tanto prevenuta nei confronti degli “strizzacervelli”. Individuare gli avvertimenti del corpo che segnalano che la mente si sta logorando è, infatti, importantissimo e consente di correre ai ripari prima che insorgano guasti più seri.
Elvia Grazi, scrittrice, autrice del romanzo Lasciami contare le stelle