Alberto Magnani racconta l’imperatore Lucio Domizio Aureliano

Alberto Magnani racconta l’imperatore Lucio Domizio Aureliano

Alberto Magnani, nato a Milano, si è laureato in Lettere a indirizzo storico presso l’Università di Pavia.

Collaboratore di enti e istituti storici, ha indirizzato la propria ricerca prevalentemente verso il periodo della Tarda Antichità.

Sue le monografie di alcuni personaggi che compaiono in tutti i libri di storia, come Genserico, il re  dei Vandali che nel 455 saccheggiò Roma contribuendo alla sua  fine, o Belisario, il generale al comando degli eserciti dell’imperatore Giustiniano.

La sua attenzione, però, si è rivolta anche su protagonisti meno celebrati, come Teodolinda, regina dei longobardi o Brunilde, regina dei Franchi, che sebbene donna seppe confrontarsi con figure del calibro del Pontefice Gregorio Magno o dell’imperatore di Bisanzio.

Spesso le vicende che riguardano il Tardo Impero romano vengono trattate frettolosamente, in quanto meno appariscenti di quelle relative ad Augusto e ai suoi successori.

Eppure è proprio in questi secoli che avviene, come ben raccontano Alberto Magnani e altri storici, la profonda trasformazione che cambierà completamente il volto dell’Occidente decretando la fine del concetto di impero, che avrà  diversa sorte in Oriente, dove si protrarrà per ben un millennio.

Alberto Magnani inquadra Aureliano e il suo secolo, il III d.C.

L’ultimo lavoro di Alberto Magnani verte sul terzo secolo dopo Cristo e su una delle sue figure più significative, l’imperatore Aureliano.

“Aureliano. Riunificatore dell’Impero” si propone di spiegare come quest’uomo, discendente da una famiglia di agricoltori, non soltanto riuscì ad ottenere la carica di imperatore, ma seppe anche operare per ricostruire un’unità interna all’Impero che era seriamente minata dall’esterno.

Aureliano visse nel III secolo dopo Cristo, un periodo di profonda crisi.

I fasti e le glorie che avevano accompagnato l’insediamento di Cesare Ottaviano Augusto, le imprese della famiglia Giulio-Claudia e di quella Flavia, l’operato degli imperatori del II secolo dopo Cristo erano solo più un lontano ricordo.

Roma aveva vissuto il suo secolo d’oro, ma gli inizi del III secolo mostravano segnali ben diversi.

Una crisi gravissima stava per abbattersi sull’Impero, le forze politiche, economiche e militari mostravano le loro debolezze e uscivano sconfitte.

Lungo i confini premevano già i barbari, i soldati erano impegnati in una difesa quotidiana del suolo romano, tanto che, esasperati dalla situazione, mostravano volontà di pericolosa ribellione.

Economicamente al tracollo, privo di una guida sicura, in balia ormai delle elezioni contemporanee di più imperatori scelti dalle milizie, l’Impero era piombato nella più totale anarchia militare.

Questo è lo sfondo sul quale dovrà muovere i suoi passi Lucio Domizio Aureliano, non come uomo politico bensì come militare, funzione che eserciterà per tutta la vita.

Alberto Magnani tratteggia questa storia meno conosciuta e spesso dalle tinte fosche con lo spirito dello studioso che valuta come parimenti importanti tutte le fasi che hanno contribuito a determinare un preciso risultato storico.

Occorre ricordare che al tempo gli Imperatori duravano in carica pochi anni, per svariati motivi: morti violente, ribellioni e conseguenti deposizioni, congiure e simili concause.

Non andò diversamente con Aureliano, che fu imperatore dal 270 al 275, anno in cui fu assassinato nei pressi di Bisanzio.

Per comprendere quanto realizzato in questi cinque  anni, Alberto Magnani recupera dalle fonti più attendibili le notizie relative alla vita di un uomo che cercò di ridare all’Impero il suo volto primitivo.

Lucio Domizio Aureliano, l’uomo e l’imperatore

Le informazioni relative ad Aureliano possono essere recuperate attraverso gli scritti dello storico e letterato Flavio Vopisco, a cui fa riferimento Alberto Magnani, sia per ricavarne elementi veritieri sia per confutare la veridicità di quelli che sono certamente aneddoti o falsi storici.

Di certo c’è che la carriera militare di Aureliano durò più di trent’anni.

«Dignitoso e carismatico, di bell’aspetto, ma non effeminato, di statura imponente, muscoloso, gran mangiatore e bevitore, poco incline ai piaceri, di estrema severità, rigoroso assertore della disciplina, sempre pronto a sguainare la spada»: così il sedicente Vopisco presenta Aureliano.

Con queste premesse non stupisce l’attaccamento alla vita militare, rude e faticosa ma capace, proprio nel periodo dell’anarchia militare, di lasciare spazio a giovani intraprendenti.

Aureliano si trovò a combattere tanto a oriente quanto a occidente, come soldato prima e come ufficiale poi, mentre l’Impero si stava dividendo in tre distinte parti.

Si succedevano diversi imperatori, dai nomi spesso dimenticati, incapaci di porre freno alla decadenza e di ostacolare i numerosi tentativi di invasione.

Dai Sarmati ai Franchi, dalla Gallia alla Persia egli fu alla testa del suo esercito sino al 270, anno in cui fu proclamato imperatore dopo il suicidio di Quintillo.

Così come era stato fedele ai suoi imperatori, pretese rigore e disciplina, tanto da essere definito un uomo implacabile nei suoi giudizi.

Seppe tuttavia mostrarsi clemente con alcuni nemici, evitando inutili carneficine e riconoscendo ai suoi avversari una sconfitta dignitosa.

Tra questi ultimi si colloca Zenobia, regina reggente del Regno orientale di Palmira.

Alberto Magnani sottolinea l’eccezionalità di questo fatto, in quanto alle donne raramente era riconosciuto potere politico e l’averla sconfitta fu considerato di minor conto, non trattandosi per l’appunto di un uomo.

In realtà, sconfiggendo il Regno di Palmira e l’Impero delle Gallie Aureliano portò a termine il suo progetto di riunificazione dell’Impero romano, anche se questo risultato fu di breve durata dopo la sua morte.

Dopo molti anni a Roma fu celebrato un grandioso trionfo, con prigionieri preceduti dalla stessa Zenobia, animali esotici e ricchezze che diedero un momento di respiro alle disastrate finanze imperiali.

Alberto Magnani racconta i difficili cinque anni dell’impero

Nei cinque anni in cui fu imperatore Aureliano non dovette solo combattere senza sosta, ma anche affrontare i gravi problemi interni.

Si erano verificate epidemie di peste portata da oriente, la carestia aveva stremato i meno abbienti, corruzione e malversazione dominavano nei pubblici uffici e la zecca non garantiva più integrità.

Fu dunque necessaria una riforma monetaria (l’inflazione era inarrestabile), si consolidarono le distribuzioni di pane e si cercò di incrementare la produzione di grano.

Non mancò una particolare riforma religiosa, che introdusse a Roma il culto del Dio Sole, con la conseguente insofferenza verso il Cristianesimo.

Per Roma fece infine costruire le  mura aureliane, una struttura difensiva che testimonia come il senso del pericolo fosse incombente.

La memoria di Aureliano non fu particolarmente coltivata.

Gli ambienti a lui ostili non potevano negare l’importanza del suo operato, ma non potevano perdonargli la politica poco favorevole al Senato

Aureliano era diventato Imperatore nel momento di maggior crisi del III secolo.

L’Impero si era spaccato in tre parti, le popolazioni germaniche minacciavano il confine danubiano, riuscendo a penetrare persino in Italia. Aureliano riuscì, con una straordinaria energia, a ristabilire la sicurezza sui confini, a riunificare l’Impero e a restituirgli fiducia.

 Alberto Magnani racconta l’imperatore Lucio Domizio AurelianoAUTORE : Alberto Magnani

TITOLO : Aureliano. Riunificatore dell’Impero

EDITORE : Graphe.it

PAGG. 104      EURO 15,00  (eBook euro 7,49)

 

 

 

 

 

 

 

 

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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