Art & Show – Camilleri e De Mauro: sulla bellezza e l’importanza del dialetto
Set cinematografico.
Esterno giorno, tardo pomeriggio, il momento in cui il sole rende ogni colore più intenso e vivido, perfetto per ogni fotografo.
Una terrazza sul mare, brezza leggera, due accoglienti poltrone stringono in un rilassante abbraccio Andrea Camilleri e Tullio De Mauro.
Se fosse un film, probabilmente inizierebbe così.
In realtà trattasi di un libro, ma appena si inizia a leggerlo, con alle spalle le reminiscenze della Sicilia di Camilleri tante volte vissuta nei suoi romanzi, è così che ci si immagina lo svolgersi dei fatti sin dalla prima pagina.
Che poi, in realtà, fatti non sono, bensì solo parole, pacate ed illuminanti parole sulle vicende della nostra lingua e dei nostri dialetti.
“La lingua batte dove il dente duole” è infatti un breve saggio che rischia di passare inosservato nel marasma editoriale, ma che è invece utilissimo ad una riflessione sul potente strumento del linguaggio.
I due autori, Andrea Camilleri e Tullio De Mauro, ne sono anche gli unici protagonisti, impegnati in una conversazione a botta e risposta nella quale, partendo da un’analisi sulla controversa origine della nostra lingua nazionale, che non si identifica affatto col momento dell’Unità, arrivano a decifrarne gli istinti più profondi, che la legano più alla testa che al cuore.
In Italia non c’è lingua senza dialetti, già lo sosteneva anticipando la linguistica moderna Dante Alighieri, perché essi sono la lingua degli affetti, delle “cose” che appartengono ad una terra e non ad un’altra, che legano le generazioni tanto quanto il sangue.
Entrambi gli autori, invidiabili ultraottantenni, condiscono le pagine del saggio con aneddoti risalenti ai primi decenni del secolo scorso, quando chi si esprimeva in italiano spesso non veniva compreso, data l’altissima percentuale di analfabeti.
Eravamo da secoli tutti italiani senza saperlo, poi hanno provato a farcelo capire prima Manzoni e poi la televisione, con una omologazione espressiva non sempre soddisfacente.
Lo scrittore e il professore ricordano gli anni del fascismo con le sue imposizioni e le lotte degli scrittori antifascisti, ma, pur valutando come ovviamente positiva la contemporanea facilità di comprensione tra gli individui, non rinunciano a sottolineare ad ogni occasione la forza, l’importanza, la vita del dialetto.
D’altra parte lo stesso Camilleri utilizza questa particolare mescolanza di lingua e dialetto che rende unica ed inimitabile la sua scrittura, della cui genesi troviamo traccia proprio in queste pagine.
Ad un tempo in cui “ la realtà del dialetto, in cui abiti e che ti abiti, era ancora molto viva, mentre l’italiano era vissuto come un’imposizione”, si è sostituita un’epoca in cui si vuole soffocare sotto un cuscino di piume anglosassoni la nostra bella lingua, a tutto vantaggio di formule inglesi che infarciscono ogni contesto, da quello politico a quello lavorativo o scolastico.
Tutto ciò è deprecabile, ogni lingua è un sistema di pensiero a sé, con le sue mille sfumature, come aveva intuito e ben definito il filosofo Wittgenstein.
Ecco perché Camilleri e De Mauro si ergono a paladini di questo sistema,lo difendono nella sua complessità, unica nel suo genere, con una nuova consapevolezza aggiunta, quella che ormai l’Italia non è più la terra dell’italiano e dei dialetti, ma di tante altre sconosciute forme di espressione linguistica.
Su questa riflessione i due saggi concludono la loro conversazione,nel corso della quale l’amore per la parola trasuda da ogni riga.
E se fosse un film, adesso ci vorrebbe una dissolvenza sul volto dei due amabili interlocutori, attenti a scrutare quel mare che ha portato in Sicilia migliaia di persone che avevano come unica ricchezza la loro forza espressiva, che proprio Andrea Camilleri definisce una nuova linfa che ringiovanisce la nostra parola, le dà un vigore nuovo, la rende forte.
Titoli di coda.
Fine.
AUTORI : Andrea Camilleri Tullio De Mauro
TITOLO : LA LINGUA BATTE DOVE IL DENTE DUOLE
EDITORE : Laterza
PAGG. 126, EURO 14,00