Elisa Fuksas sa perfettamente cosa significa essere figlia di.
Vuol dire avere dei genitori magari amatissimi ma così ingombranti da farti credere che non stai vivendo una tua vita, ma solo l’appendice della vita di qualcun altro.
Se poi tuo padre si chiama Massimiliano Fuksas e tua madre Doriana O. Mandrelli ed insieme costituiscono probabilmente la più famosa coppia di archistar non solo in Italia, ma anche all’estero, ecco che allora ci sono dei momenti in cui vorresti che il tuo cognome fosse molto più anonimo, che conoscendo nuove persone non ci fosse sempre la domanda “Ma tu sei la figlia di…?”, che la notorietà non fosse il tuo pane quotidiano.
Vorresti.
Ma non puoi.
E dunque ti adatti (in fondo non è poi sempre così faticoso…), ma ti obblighi a cercare nuovi percorsi, nuove soluzioni di vita, che ti permettano di essere te stessa e basta.
Così ha scelto di fare Elisa Fuksas, per slegarsi almeno un po’ dal peso della notorietà familiare.
Con decisione e caparbietà,dopo aver conseguito una laurea in architettura con una discussione della tesi basata su un modellino costruito in wafer e cioccolato (molto apprezzato nella sua squisitezza anche dai docenti..), Elisa ha virato senza esitazione ed ha scelto di fare altro.
Il cinema, per esempio.
Dopo anni di gestazione ha realizzato come regista il lungometraggio “Nina”, storia di una sua coetanea trentenne alle prese con le difficoltà del precariato e delle insicurezze contemporanee.
E adesso un romanzo.
E’ di questi giorni l’uscita della sua opera prima, “La figlia di”, edita da Rizzoli, in cui le reminiscenze autobiografiche di Elisa Fuksas vengono trasferite alla protagonista della vicenda, Olimpia Reale, figlia di un padre fotografo molto famoso e costretta a fare i conti con un mondo che le spalanca le porte solo nel momento in cui lei accetta questo ruolo, che non le piace affatto.
Olimpia ha quasi trent’anni, pochi di meno di Elisa, nata nel 1981, ma ha grinta da vendere, proprio come la sua creatrice.
Nonostante la convinzione che la sua vita sia già definita, continua a perseguire i suoi obiettivi, a cercare relazioni sincere, a sopravvivere ad un abbandono e al rifiuto editoriale del suo lavoro, perché la vita è appena agli inizi ed è ancora tutta da vivere e da scrivere.
Noi lettori accettiamo bonariamente le implicazioni del patto narrativo stipulato con Elisa e ci limitiamo a vivere Olimpia come un personaggio immaginario, ma è difficile non vedere in lei gli stessi turbamenti, le stesse difficoltà emotive, gli stessi momenti di rabbia che accompagnano tutti i figli di.
Elisa sostiene con forza che è solo un luogo comune quello che i ricchi e i belli non abbiano problemi, ma poi deve impegnarsi molto a sfatare questo mito, soprattutto, com’è ovvio, agli occhi della gente comune, quella che non ha, come Olimpia, un attico in centro a Roma, né partecipa, come Elisa, a cene la cui coreografia sembra quella di un set cinematografico (come da lei stessa dichiarato a proposito delle riunioni conviviali organizzate dalla madre).
Leggendo la storia di Olimpia ci riconciliamo un po’ col destino, che ci ha fatto nascere in un contesto dove tutto deve essere guadagnato, ma anche dove ogni piccolo passo compiuto è un proprio grande, straordinario successo, perché è assolutamente nostro, per ciò che realmente siamo e non perchè siamo figli di.
Autore: Elisa Fuksas
Titolo: La figlia di
Editore: Rizzoli
Pagg. 396, euro 18.50
eBook euro 9.99
Immagine copertina di Aline Viana Prado https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-in-possesso-di-un-libro-2465877/