Margherita Oggero, torinese, ex insegnante di lettere, scrittrice.
Bastano poche chiare parole per definire l’essenza di questa deliziosa signora, classe 1940 ma con una grinta da quarantenne d’assalto, perché lei vuole così: le parole, dice, non devono mai essere troppe, bisogna sottintendere, elidere, lasciare spazio all’immaginazione altrui.
E allora proviamo ad immaginare questa professoressa, che per anni è stata seduta alla cattedra di svariati tipi di scuola, lasciare il suo lavoro, i suoi ragazzi e non riuscire però a staccarsi dal suo mondo, dalla sua più profonda ricchezza, le parole.

Per questo, in un momento in cui le sue coetanee si ritrovano a prendere il the in centro a Torino e a spettegolare, lei si lancia in una nuova impresa e nel 2002 pubblica il suo primo romanzo, “La collega tatuata”.
Un successo, è l’inizio di una serie di narrazioni che vedono protagonista (non a caso) un’insegnante di mezza età, Camilla Baudino,le cui quotidiane vicende passano ben presto al grande e al piccolo schermo.
Ma la professoressa Oggero non cambia, non entra nei panni della donna di mondo votata al pubblico, mantiene inalterato il suo modo di essere, una colta signora della Torino più sabauda, riservata quanto basta, con un sorriso sempre pronto per i suoi lettori, con la voglia, oggi come ieri, di raccontare la storia dei suoi libri, l’ultimo dei quali è “Perduti tra le pagine” (Mondadori).
E’ il maggio del 2012, la scrittrice è al Salone del Libro di Torino e le si chiede di scrivere una storia che ruoti attorno al tema del cibo.
Lei nicchia, troppo scontato e banalizzato di questi tempi, quando all’improvviso dagli altoparlanti si annuncia che è stato smarrito un bambino tra i milioni di libri di cui si riveste ogni anno a primavera il Lingotto Fiere.

Eccolo, lo spunto: così, in modo del tutto casuale, nasce la storia di Leone, Orso e Giulia, tre bambini che arrivano a stento a diciott’anni sommandosi e che, sfuggendo al controllo di una simpatica tata romena e delle maestre della scuola dell’infanzia, si nascondono tra i libri e vivono qui una loro indimenticabile giornata.
Il mondo reale resta fuori, ma in quel mondo ci sono gli adulti disperati che li cercano, che fanno i conti con le loro debolezze, con il loro egoismo, con il prevalere dei loro interessi, con una nuova improvvisa visione della vita.
Mentre i piccoli si perdono tra le pagine e cercano di risolvere in questo modo, con una fuga fantastica, il loro contenzioso col mondo degli adulti, questi ultimi sono messi molto più pragmaticamente a contatto con la quotidianità che hanno trascurato e che devono recuperare.

Sono madri e padri non sempre felici, portati a fingere di non vedere la realtà, fatta anche di tradimenti e di violenza fisica, pur di salvaguardare un quieto vivere che dà una apparente sicurezza.
Ma Margherita Oggero ama il lieto fine, nella finzione e nella vita: i tre piccoli fuggiaschi vengono ritrovati nel loro nascondiglio e restituiti ai genitori, i quali però, in questa giornata così travagliata,hanno maturato una consapevolezza di sé che li porterà verso scelte nuove e più sincere.
Eccolo, il lieto fine: sono cresciuti tutti, nel corso di poche ore, grandi e piccoli.
Qualcuno tornerà alla sua quotidianità, qualcuno deciderà di salvarsi e di dare un calcio alle apparenze e alla finta sicurezza, qualcuno capirà quanto sia necessario educare i bambini alla vita, non solo donarla loro, qualcuno sarà solo felice di essersi perso tra le pagine, tra le righe, tra le parole di un mondo meraviglioso, quello dei libri.
Autore: Margherita Oggero
Titolo: Perduti tra le pagine
Editore: Mondadori (Libellule)
Pagg. 153, euro 10,00
Disponibile in versione Ebook, euro 4,99