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Libri

Art & Show – Ombre e luci di Sicilia nelle pagine di Alessandro Vizzino

28/11/2014
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“Il cielo piangeva pioggia cadenzata, ritmo rarefatto che risaliva i battiti del cuore”: comincia così, con questa descrizione struggente, il nuovo romanzo di Alessandro Vizzino,  “ Trinacrime, storia di un pentito di mafia”.

Quanti mai avranno visto la pioggia, in Sicilia, a Catania?

Molto più facile essersi imbattuti nel “sole che picchia, ma non fa male” delle pagine successive, quella luce di una terra arida e secca che ti asciuga anche l’anima, quando la visiti, ti fa innamorare perdutamente di sé nonostante le sue mille domande senza risposta, i suoi problemi secolari, la sua silenziosa indolenza.

Invece Alessandro Vizzino ha scelto la pioggia, che ai lettori appare come metafora di un pianto non solo individuale, ma universale, il pianto degli dei che vedono quel triangolo di terra che potrebbe essere un diamante trasformato nel peggio, in un ricettacolo di dolore e morte, di violenza e omertà, di silenzio e mafia.

“Trinacrime” è questo, in realtà, è un romanzo di mafia.

Noi tutti, cresciuti tra le pagine di Sciascia e de “Il giorno della civetta”, abbiamo un’immagine definita e urticante di quel mondo, sempre visto con lo sguardo del prepotente, del padrino, dell’algido sterminatore di morte che non muove purtroppo i suoi passi solo nella finzione letteraria, ma anche a Capaci o in via D’Amelio.

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E’ una realtà che tendiamo a stigmatizzare, dimenticando altre sfaccettature, meno note, certo, forse anche più dolenti perché ci obbligano ad abbassare la guardia e a posare i panni dei giudici che non concedono appello.

La mafia è certo tutto questo, ma la mafia è anche altro, può essere consapevolezza dell’errore e dell’orrore, strada verso il recupero e la redenzione almeno a livello sociale, dal momento che a livello individuale i conti con la proprio coscienza non si chiudono mai.

Alessandro Vizzino ha raccolto la storia vera di un pentito di mafia, se ne è fatto testimone consapevole e l’ha romanzata costruendo una vicenda in cui, come dice lui stesso, i fatti e i luoghi sono fedele testimonianza di ciò che è successo realmente, mentre i nomi dei protagonisti sono stati cambiati per garantire un giusto rispetto del passato.

Tutto ha inizio negli anni Settanta, quando il giovanissimo Tonio Sgreda, figlio di un calzolaio catanese alle prese con questo figlio ribelle propenso più alla piccola delinquenza che alla scuola, decide di lasciare la Sicilia e raggiungere Milano, dove lo attendono però un percorso di devianza e delinquenza e il carcere.

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Ritornato a Catania, il passo verso la collaborazione con una potente famiglia di Cosa Nostra è breve: sono anni in cui  Tonio deve dimenticare la normalità, accompagnato sin quasi alla fine dalla sua compagna di vita, nei quali, però, ad un certo punto, negli anni Novanta tutto precipita, prima col tentativo di sottrarsi al carcere, poi con l’arresto e infine con la decisione di pentirsi.

E’ su questa azione, su questo atto di fatica e dolore che Alessandro Vizzino conduce il percorso del lettore, un percorso articolato e difficoltoso, che si snoda attraverso l’uso costante del dialetto siciliano, non sempre tradotto a piè pagina che certo rende bene l’ambiente ma richiede un grande impegno interpretativo.

Camilleri ci ha abituati all’idea che la Sicilia è una terra imprescindibile dalla sua forma espressiva e Vizzino ce lo conferma, chiedendoci di compiere una regressione linguistica e calarci nei panni di questi protagonisti.

Anche la sua scelta di trascrivere una vicenda reale è trasfigurata nel romanzo, nel momento in cui da Tonio, ormai in pace con la giustizia degli uomini, si reca l’ex magistrato che tanto spesso ha avuto a che fare con lui per cogliere, dal diretto protagonista, l’essenza di una vicenda che vuole provare a  capire dall’interno.

Tra questi due uomini, Emiliano e Tonio, appartenenti a mondi radicalmente opposti ma legati dal destino ed ora, a distanza di tanto tempo, da un abbraccio quasi fraterno, inizia una condivisione che il lettore impara a vivere egli stesso empaticamente sin dalle prime righe.

La storia si snoda, lenta ed inesorabile, partendo da una lontana analessi, le pagine, ben trecento, si accumulano lasciando spesso il senso dell’impotenza di fronte all’ingiustizia, ma poi arriva come in una catarsi liberatoria il finale già noto, a riappacificarci almeno in parte col mondo e con la storia.

Processo al mafioso colpevole dell'attentato a Firenze in via Dei Gergofili Francesco Tagliavia

Alessandro Vizzino ci aiuta ad assolvere questa terra bella e dannata, a lasciare che il sole che non fa male riscaldi la nostra speranza e ci induca a credere che domani, o forse domani ancora, cento, mille Tonio Sgreda faranno la differenza.

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AUTORE: Alessandro Vizzino

TITOLO : Trinacrime. Storia narrata di un pentito di mafia.

EDITORE: Imprimatur

PAGG: 320,  EURO 16,00

 

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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