Ironica, pungente, sottilmente graffiante Enrica Tesio è da pochi giorni in libreria con la sua ultima fatica, “Tutta la stanchezza del mondo”.
La genesi di queste sue riflessioni ha origini remote nel tempo, si perde in un lontano 11 febbraio 2013, esattamente nove anni fa, in perfetto allineamento (la congiunzione astrale vorrà ben dire qualcosa, no?) con la pubblicazione del libro.
Non solo Enrica Tesio, ma il mondo intero quel giorno trattenne per qualche secondo il fiato quando il Papa Benedetto XVI diede personalmente l’annuncio delle sue dimissioni.
Un Papa. Il capo della Chiesa che si dimette. Non per malattia, ma per stanchezza, la più umana delle sensazioni, quella che fu compresa urbi et orbi, anche se annunciata in latino.
In quel preciso momento Enrica Tesio, insieme a qualche altro milione di persone, si sentì capita, giustificata nei suoi sporadici momenti di resa alla fatica e con lo humor che la contraddistingue pensò che a noi, al mondo delle donne, non è dato dimettersi dalla faticosa quotidianità.
Casa, lavoro, figli, mariti non esattamente in quest’ordine e soprattutto spesso sovrapposti sono il motore primo di una stanchezza epocale, quella del popolo multitasking diventato multistanching ( i neologismi della Tesio valgono di per sé la lettura del libro).
Ma di cosa sarà mai fatta, la stanchezza, per essere inesauribile, inestinguibile, universale in ogni dove, resistente all’acqua, all’aria, al fuoco?
Tra un lavoro e l’altro, un figlio e due figlie, un asilo, una scuola, un lavoro, Enrica Tesio ha cercato il tempo di capire la forma e il peso specifico della stanchezza, raccogliendo i suoi pensieri in un diario, diventato “Tutta la stanchezza del mondo”.
E’ dunque una sorta di autobiografia allargata al suo contesto familiare, di consolazione divertita per tutti i multistanchi umani che continuano a fare tre cose contemporaneamente, senza neppure godere di un settimo giorno in cui riposarsi davvero ( è vero, Dio fu molto multitasking creando l’universo e la sua fu una fatica divina, ma se ne ebbe bisogno Lui, che era per l’appunto Dio, figuriamoci i miseri mortali….).
Tutto comincia da Ercole
Nel cercare una stanchezza condivisa l’autrice si imbattè in un modello unico nel suo genere, il mitologico Ercole, con le sue dodici strabilianti fatiche.
Nato da una delle tante avventure di Zeus sulla terra, reso folle da Era, la moglie più gelosa dell’Olimpo, Ercole dovette affrontare dodici fatiche prima di ottenere immortalità e riposo.
Lui sì e noi no: e va bene che per lui ci furono leoni tori e cinghiali, ma la vita quotidiana ci mette in condizione di dover faticare ogni giorno, per trecentosessantacinque giorni per un indefinito numero di anni.
E allora Enrica Tesio raccoglie in dodici contesti le sue fatiche, raccontate con la sua straordinaria autoironia, con la convinzione che là fuori, oltre le pagine del libro, ci sia un popolo di multistanchi che le sentiranno come cucite sulla propria pelle.
Enrica Tesio inizia dal quotidiano condiviso
Casa, lavoro, figli ( e sesso: fatica conseguente alla prime tre).
La casa è diventata luogo d’elezione per la stanchezza durante la pandemia, quando tutti i suoi inquilini si sono trovati a dividere un tot di metri quadri senza soluzione di continuità.
Genitori al lavoro e figli in dad simultaneamente, tra tavole apparecchiate e abiti scordati su sedie sparse, pareti troppo sottili per isolare l’attività di ciascuno, interrogazioni scolastiche sovrapposte alle relazioni di amministratori delegati, polvere depositata ovunque che non può più sfuggire alla vista.
Nessun rimpianto nel lasciarne una vecchia per una nuova, come ha fatto Enrica Tesio, anche se la ricerca di un nuovo alloggio, quanto a fatica, non ha niente da inviare a nessuno.
Anche il lavoro ha un ruolo primario nell’accumulo di stanchezza e non solo quello manuale.
Enrica Tesio è figlia degli anni Ottanta, quelli delle nuove filosofie new age e dell’imperativo “fai della tua passione il tuo lavoro e non lavorerai”, da cui sono derivati lavoratori/artisti malpagati, generazioni con la sindrome dell’impostore e saggi sulla società della stanchezza.
(Postilla bibliografica: l’autrice cita decine di testi su cui ampliare a ventaglio le proprie conoscenze, raccolti in una finale bibliofilmodiscocartografia della stanchezza, che merita una giusta attenzione)
I figli sono causa prima di una fatica infida, quella della paura: la paura che non riescano a nascere, che non siano sani, che siano vittime di qualsivoglia accidente…una fatica che logora, perché è quella dell’amore che fa rima con dolore.
Ci si aiuta a superarla con tante stanchezze più piccole, i compiti del genitore, come le feste di compleanno o i corsi di nuoto in piscina.
Fatiche erculee, provare per credere.
E infine il sesso, quello che si scopre da bambini, si analizza da adolescenti, si mette in pratica con la saggezza dell’età adulta.
E’ faticoso il percorso, costellato da ansie e aspettative illuse e deluse, dalla confusione dei ruoli, dalla precarietà dei sentimenti, ma non c’è forse nel libro altra fatica con cui l’autrice si confronti in modo tanto disincantato e sincero quanto con la scoperta della libertà e dell’indipendenza che devono essere insite nel concetto di piacere.
Enrica Tesio e la fatica dei sentimenti
“Il legame tra felicità e riposo è mistico”, ubriacarsi di felicità implica un tempo successivo dedicato al riposo, in cui essere permeati dalla soddisfazione: non tendere continuamente ad essa, invece, per alcuni significa sprecare la propria vita.
La nostra società è terreno fertile per i guru della felicità, che teorizzano la necessità del vincere sempre oppure quella del saper perdere e rialzarsi, rifiutando il percorso del dolore. Quanta fatica, in queste filosofie di vita!
Enrica Tesio non vuole la felicità ad ogni costo, preferisce quella più riposante dell’imprevisto, che si manifesta talora come effetto collaterale della nostra esistenza.
Anche questo fa parte del diventare adulti, abbandonando il tempo sospeso e ovattato dell’infanzia e accettando le necessarie responsabilità del nuovo corso.
Se lo si fa insieme, però, e non da soli la fatica è più lieve, si condividono la stanchezza e le delusioni, le consapevolezze e le tenerezze, le paure e la felicità che ci è data talvolta, per caso.
Inutile e sfiancante, poi, la ricerca ostinata della bellezza, del canone a cui aderire, della moda che si deve seguire: la bellezza stanca chi non ce l’ha, ma anche chi ce l’ha e non la riconosce e anche chi ce l’ha e ha paura di perderla.
E infine l’amore, faticoso quando finisce e trascina con sé incombenze dolorose, oppure quando intercetta la non libertà dell’altro o viene sostituito dalla dimenticanza.
Ma l’amore, quando capita l’allineamento dei pianeti, è una fatica che genera felicità, che alleggerisce il peso del vivere.
I mostri del tempo presente
C’è forse qualcuno capace di sostenere che la burocrazia non sia stancante? Se c’è, legga il resoconto della FATICA NUMERO 5 e cambierà di certo idea.
Nella società attuale, che Enrica Tesio chiama Mostrosocialopoli, i Social si alimentano dei nostri sentimenti negativi, come l’invidia, ci sfiancano attraverso la costante sollecitazione all’apparire, scombinano le età anagrafiche generando l’adultolescenza social, ci obbligano a vivere frustrati e mentalmente stanchi, troppo stanchi per impegnarci nell’elaborazione corretta di quanto ci viene proposto.
Di conseguenza perdiamo la bellezza del dialogo, della comunicazione efficace, maturiamo invece la stanchezza delle parole, di quelle di cui siamo fatti e da cui siamo definiti.
La dodicesima fatica di Enrica Tesio, infine, è in realtà un collage, un insieme tra il serio e il faceto di piccole cose, piccole stanchezze in cui possiamo ritrovarci facilmente, con l’invito a continuare noi la scrittura, con la nostra personale lista, ammantata dell’ironia che Enrica ci insegna ad ogni passo, perché la felicità dell’esistere e dei doni che esso comporta non venga mai meno.
TITOLO : Tutta la stanchezza del mondo
EDITORE : Bompiani
PAGG. 189 EURO 17,00 (disponibile versione eBook euro 10,99)