In un corner leggermente defilato del Salone del Libro di Torino 2016 c’è Filippo Maria Battaglia che parla del suo libro, “Stai zitta e va’ in cucina”, e di donne.
Insieme a lui Lella Costa, che da sempre ha difeso e ancora difende la donna nella sua integrità, nel suo diritto di essere rispettata e valorizzata per ciò che è, non per ciò che appare agli occhi degli uomini.
Uno scontro epocale? Un match ai punti? Un non luogo a procedere?
Nulla di tutto ciò, perché il titolo dell’ultimo saggio di Filippo Maria Battaglia è volutamente sarcastico, riprende un mito che credevamo scomparso per sempre, quello della donna che deve tacere e fare la calzetta, per denunciare come esso sia ancora purtroppo animato da linfa vitale.
Il loro parlare è dunque all’unisono, entrambi vogliono fare chiarezza su un pregiudizio sociale duro a morire, la Costa con la leggerezza di tono ma non di pensiero che la caratterizza, Battaglia con la serietà del giornalista d’inchiesta qual è.
Una storia lunga settant’anni nelle pagine di Filippo Maria Battaglia
L’autore ha voluto ripercorrere gli anni della storia d’Italia dalla repubblica ad oggi, da quando cioè le donne hanno finalmente avuto il diritto di esprimere il proprio pensiero attraverso il voto.
Il taglio del suo lavoro è giornalistico, sembra quasi un reportage costruito sui documenti d’annata e non sul campo, ma nel pensiero che corre rapido, nel linguaggio tipico del quotidiano si ritrova un impegno preciso, mirato a dipingere un quadro della società italiana che non rende di certo onore al genere maschile.
La nostra repubblica è nata sessista e maschilista.
Lo dimostrano i giudizi che furono dati sulle donne che parteciparono alla lotta partigiana, le quali vennero spesso relegate alla fine del conflitto ad un ruolo marginale e lontano dallo sguardo pubblico.
I Padri Costituenti si trovarono a dover discutere a lungo elaborando i principi costituzionali per decidere sull’uguaglianza tra uomini e donne e non pochi degli Illuminati di quel tempo si lasciarono cogliere ad esprimere giudizi durissimi nei confronti della capacità femminile in politica.
Filippo Maria Battaglia non fa sconti a nessuno: nelle sue pagine gli anni e le legislature si rincorrono per arrivare sino ai giorni nostri, dove la relazion in politica non è certo migliorata.
Attraverso citazioni da fonti certe, il giornalista lascia intendere chiaramente come la donna italiana abbia faticato enormemente e continui a farlo per ottenere un posto in politica senza incorrere in facili sarcasmi, che la trasformano in oggetto del desiderio più o meno proibito.
Ogni forma di affermazione è passata attraverso la concessione di favori, se la donna in questione è bella e giovane; se invece non è dotata di simili qualità è oggetto di scherno e di battute molto pesanti, sempre a senso unico, in quanto quello politico è un mondo in cui non è dato alla donna lo stesso diritto di controbattere.
Discriminazione politica dei giorni nostri, secondo Filippo Maria Battaglia
Dagli anni Quaranta ad oggi qualcosa è cambiato?
A leggere le pagine di Filippo Maria Battaglia si direbbe proprio di no.
Si potrebbe addirittura pensare di essere scivolati verso il peggio: non è cambiato l’atteggiamento sessista del politico odierno, sebbene oggi egli adotti un “sessismo benevolo” e rivolga parole di elogio nei confronti della donna, purchè ella stia rigorosamente zitta.
Ad essere cambiati sono i toni: Oscar Luigi Scalfaro si rivolgeva con parole educate per quanto furenti alle donne che si presentavano a Roma con abiti estivi troppo leggeri e un pochino scollati, Berlusconi e alleati della Seconda repubblica sono spesso scaduti nel volgare e insostenibile linguaggio da quartieri bassi parlando delle loro colleghe,ancora e sempre sottovalutate.
Nessuno ha mai pensato di dare indicazioni scritte su come dovessero abbigliarsi o pettinarsi i politici maschi, si è invece ritenuto giusto farlo a proposito delle donne.
Ogni argomento discusso in Parlamento si è trasformato, nel corso degli anni, in un banco di prova per gli insulti più beceri, le nostre parlamentari sono state giudicate incapaci persino di esprimere un loro pensiero su questioni come divorzio, aborto, fecondazione eterologa, appannaggio del mondo maschile, a quanto parrebbe.
A loro resta il compito di decidere il colore del completo da indossare il giorno del giuramento, sperando di non sbagliare, perché in caso contrario rischiano di occupare le pagine dei giornali per giorni, indipendentemente dal fatto che possano essere donne intelligenti e preparate (ogni riferimento a fatti e persone non è puramente casuale).
Leggiamo dunque questo scorrevole saggio di Filippo Maria Battaglia, ricco per di più di suggerimenti bibliografici, ben documentato e interessante nel suo procedere.
Ci servirà per comprendere come hanno sempre funzionato e ancora funzionano i rapporti tra le due metà del cielo nell’ambito della politica e a capire quanta strada debba ancora essere fatta e soprattutto quanta polvere debba ancora essere mangiata prima che il concetto di uguaglianza tra i sessi si possa dire affermato.
AUTORE : Filippo Maria Battaglia
TITOLO : Stai zitta e va’ in cucina
EDITORE : Bollati Boringhieri
PAGG. 116, EURO 10,00