Kathryn Hughes è l’incarnazione di come i sogni possano realizzarsi.
Nata e vissuta nel Cheshire, la scrittrice ha condotto un’esistenza simile a quella della maggior parte delle donne, con una casa, un marito, due figli, diversi lavori e un sogno da realizzare, quello di poter scrivere un romanzo.
Il trascorrere del tempo le ha reso più facile dedicarsi a questa attività di narratrice, sino a permetterle di portare a conclusione il suo primo importante lavoro, “La lettera”.
In un contesto come quello contemporaneo, in cui le informazioni sono trasmesse e ricevute in tempo reale, in cui il vecchio passaparola vocale si è arricchito di innumerevoli nuove forme, come le piattaforme dei social, una storia che fa presa sul pubblico leggente ha una incredibile possibilità di essere conosciuta e, come nel caso in questione, apprezzata.
Così è stato per Kathryn Hughes, che nel volgere di poche settimane ha scalato le classifiche ed ha ricevuto un gran numero di recensioni positive, soprattutto attraverso il mondo di internet.
Sulla rete i blog impazzano, sembrano essere diventati lo strumento più efficace per condividere giudizi, pensieri personali, emozioni, valutazioni, al di là della reale capacità dei blogger di assumere queste vesti censorie.
Insomma, se un libro viene elogiato e diffuso a tappeto in base a questo tipo di pubblicità, non sempre vale la regola che sia un buon libro.
Le storie di Kathryn Hughes
Nel romanzo della Hughes noi troviamo due storie, che vengono ad intrecciarsi secondo uno degli schemi più banali tra gli escamotages letterari: il ritrovamento di una lettera.
La protagonista Tina la rintraccia nella tasca di un vecchio abito giunto ad un Charity shop in un sacco lasciato anonimamente di fronte alla porta del negozio.
La fattura dell’abito colpisce immediatamente Tina, che, infilando la mano in una tasca, trova al suo interno una lettera datata 4 settembre 1939, chiusa in una busta affrancata ma mai spedita.
E’ una lettera d’amore, in cui un certo Billy imbastisce una goffa proposta di matrimonio rivolta a Chrissie, la giovane da lui amata ed in attesa di un figlio.
La missiva, ovviamente, non ha mai raggiunto la destinataria, impedendo forse in questo modo a due giovani innamorati di sposarsi.
Ma perché non è mai stata spedita? La guerra? Ostacoli esterni? La morte?
Tina è immediatamente affascinata da questo “mistero” e si fa carico di risolverlo, cercando i protagonisti della vicenda vecchia ormai più di settant’anni, desiderosa di conoscere il destino di Chrissie e Billy.
In realtà questo è un appiglio per Tina, che sta vivendo un matrimonio sbagliato e doloroso, caratterizzato da alcool e violenza, e che a ventotto anni prende la decisione di fuggire dal marito, abbandonandolo dopo aver subito l’ennesima violenza fisica e psicologica.
La vicenda di Christina detta Tina e quella di Christina detta Chrissie non si sciolgono più, Kathryn Hughes intreccia i fili e puntando su continui sbalzi temporali racconta per più di trecento pagine le vicende delle due donne, lasciando trapelare tra le righe e nel finale quello che è il suo pensiero chiave: mai arrendersi nella vita, lottare sempre e con forza, sostenuti dalla speranza che deve contrastare ogni negatività.
Vita reale o fiabesca nelle pagine di Kathryn Hughes?
Su questo assunto, che costituisce il pilastro della storia, si evidenzia la sua inconsistenza: tutto troppo facile, per la Hughes, troppe le coincidenze fortuite, superficiale e assai romanzata la denuncia sociale.
Tina è una donna sposata con un marito violento, incapace di sottrarsi al fascino dell’alcool e del gioco, secondo uno stereotipo che la quotidianità contraddice ogni giorno: gli uomini violenti non sono più questi, facilmente identificabili, sono quelli che indossano gli eleganti abiti degli stimati professionisti, dei padri amorevoli, dei mariti innamorati.
Sono quelli che danno fuoco alle donne che vogliono lasciarli, oppure le sfigurano con l’acido o ne spengono l’esistenza con coltelli da cucina.
La protagonista e il di lei marito sono fuori tempo, appartengono a un mondo dove i buoni sono da una parte e i cattivi dall’altra, dove il sentimento del lettore non deve avere dubbi sul personaggio da amare.
Se siamo consapevoli che è una finzione possiamo leggere “La lettera” e farci prendere dalle emozioni e dalle lacrime ( la Hughes induce al consumo di molte scatole di fazzolettini di carta).
Se invece cerchiamo il presente nella sua sconvolgente durezza in queste pagine, restiamo delusi e francamente stupiti dal successo di questo romanzo: dire che le lettrici si identificano tutte in Tina perché in lei trovano la scintilla della speranza è una dichiarazione di ingenuità del popolo femminile, che non è seguendo le sue orme che può camminare sulla strada del riscatto.
Credere che sia facile fare una valigia e andarsene è mentire a se stessi, ne sono una drammatica dimostrazione i casi di femminicidio costantemente in aumento.
Kathtyn Huges ha scritto una storia abbastanza ben congegnata, senza perdere di vista le basilari regole della corretta narrazione, puntando sul sentimento universale dell’amore e sul tono drammatico che fa presa sulle folle da più di duemila anni.
Di qui a dire che “La lettera” sia un autentico bestseller che ha entusiasmato i lettori di tutto il mondo il passo è lungo.
Anzi, lunghissimo.
AUTORE : Kathryn Hughes
TITOLO : La lettera
EDITORE : Nord
PAGG. 352 EURO 16,60