L'autismo visto da una prospettiva diversa: la storia di Cesare

L’autismo visto da una prospettiva diversa: la storia di Cesare

L'autismo visto da una prospettiva diversa: la storia di CesareAddentrarsi nel misterioso e altrettanto affascinante mondo dell’autismo è possibile? E se sì, cosa richiede nello specifico?

L’autismo visto da una prospettiva diversa” è un libro scritto con il cuore, con profonda empatia, ma anche con una mente investigativa, pragmatica e analitica.

Giovanni Tommasini, Educatore impegnato da trent’anni nel supporto di ragazzi diversamente abili e Maria Teresa De Donato, Naturopata e Life Coach, che da trentacinque anni si occupa di salute, entrambi autori di varie pubblicazioni, cercano in questo libro, di esplorare questo Universo a noi tutti noto come “Autismo” e ancora difficile da capire.

Lo fanno, esaminandolo alla luce di un possibile nuovo modo di intenderlo e di un diverso modo di rapportarsi con gli individui che ne sono coinvolti e con le rispettive famiglie.

Lo fanno attraverso la storia di Cesare, un bambino autistico di cui Giovanni Tommasini ne era l’educatore.

Il quadro che ne emerge mira a evidenziare, attraverso una visione olistica e multidisciplinare in cui il particolare dà vita all’ “universale”, alcuni aspetti fondamentali quali:

  • La necessità di concepire l’autismo come “diversa abilità” piuttosto che come “patologia”.
  • La possibilità di lasciare che l’individuo manifesti la propria unicità e potenzialità nei modi e nei tempi a lui o lei più consoni.
  • Il supporto che, sotto tutti i punti di vista, deve essere dato ai familiari.

Un libro che cerca di spianare la strada a un diverso approccio e a una migliore possibilità di accettazione e di integrazione e a un conseguente miglioramento dello stile di vita di chi, in un modo o nell’altro, ne è coinvolto direttamente.

L’autismo visto da una prospettiva diversa

L’analisi profonda fatta sia da Tommasini sia da De Donato, e le domande che si sono posti entrambi nella stesura di questo lavoro sembrano aprire un varco nel misterioso mondo dell’autismo.

Cercano di individuare una diversa prospettiva che possa essere di beneficio a tutti e consentire, a chi ne è affetto, ai familiari e agli educatori, di trovare il migliore modo per aiutare questi individui diversamente abili a vivere una vita degna di essere definita tale e che possa rispettare i loro tempi e modi, ma soprattutto esprimere la loro unicità e il loro pieno potenziale e al tempo stesso alleggerire grandemente il grave fardello imposto da questa patologia sulle famiglie.

Un’opera coinvolgente, che commuoverà e, in alcuni casi, strapperà anche un sorriso al lettore grazie a una narrativa diretta e immediata atta a descrivere una realtà che, malgrado i piani fatti e le accortezze prese, proprio in virtù della sua imprevedibilità e dinamicità nel manifestarsi, sfugge a qualsiasi controllo, dando vita a situazioni che, per quanto drammatiche e difficili da gestire, hanno spesso un aspetto anche umoristico inaspettato.

Il punto di vista multidisciplinare

Ragazzi autistici, straordinari, affascinanti, spesso con un quoziente intellettivo particolarmente elevato, unici nel loro genere che non riescono, tuttavia, a integrarsi in una società che rigettano e di cui non si sentono né sembra vogliano far parte.

Famiglie esauste e socialmente isolate che non sanno più come aiutarli, ma soprattutto che si pongono il problema di cosa sarà dei loro figli quando loro “non ci saranno più”.

In che modo aiutare sia figli sia genitori? Qual è il miglior approccio? Ma soprattutto cosa si deve e cosa non si deve assolutamente fare per aiutarli?

“Il libro “L’autismo visto da una prospettiva diversa” prende in considerazione l’autismo da un punto di vista multidisciplinare”, spiega Maria Teresa Di Donato.

“L’autismo è una patologia che riguarda soprattutto un modo di percepire la realtà che ci circonda, e di rapportarsi con questa realtà e con l’ambiente, interpretando persone e fatti in una maniera catastrofistica o comunque vivendo la realtà in maniera negativa, ostile, avvertendola come pericolosa.

La grande maggioranza dei bambini e dei ragazzi autistici alzano una barriera con il mondo perché avvertono la realtà, il mondo, gli altri come qualcosa di negativo, di cui addirittura non vogliono farne parte.

Noi al posto di soffermarci sulla patologia in quanto tale, ci siamo chiesti: c’è un modo diverso di approcciare questo problema? Ammesso che di problema si tratti. E se sì, quale può essere?”

Cos’è davvero la normalità?

“Abbiamo voluto soffermarci sul discorso unicità, cioè sul modo diverso di vivere la vita, sul discorso totalità, diversità dell’individuo ma anche mettere in discussione il concetto di normalità“, dice Maria Teresa Di Donato.

“Chi è che definisce la normalità? Con quale criterio? E chi definisce qualcosa o qualcuno normale?

Una delle riflessioni che abbiamo fatto deriva proprio da questo: ogni essere umano rappresenta l’unicità, quindi approcciare la salute dal punto di vista multidisciplinare può aiutare.

Questo perché, se ci sono delle linee guida che derivano da esperienze, da comprensione di problemi e dinamiche identificate ben venga.

Ma devono essere integrate o comunque personalizzate, perché ognuno è fatto a modo suo, ognuno è un universo a sé stante.

Questa esperienza e questa pubblicazione vuole aiutare in linea generale, famiglie e addetti ai lavori, a capire che ci possono essere metodi validi e degli elementi che esistono, sono sotto gli occhi di tutti, ma che spesso non sono presi in considerazione o sui quali si sorvola.

Oltre al fatto, che per troppo tempo è stato tralasciato, per mancanza di competenze e comprensione, la condizione in cui sono state abbandonate le famiglie e private di una vita sociale.

Il libro e l’esperienza di Giovanni Tommasini, includono informazioni, per aiutare non solo gli addetti ai lavori, ma anche le famiglie a capire cosa si può fare, come si può fare.

Perché anche le famiglie devono essere inserite in questo progetto e devono far parte del team work insieme agli specialisti.

Non possono essere abbandonate a se stesse”.

L’autismo visto da una prospettiva diversa: la storia di Cesare

La storia del libro “L’autismo visto da una prospettiva diversa” verte sull’esperienza che Giovanni Tommasini ha avuto con un bambino di nome Cesare, di cui ne era l’educatore circa 30 anni fa.

All’epoca, non c’erano ancora figure professionali, come le intendiamo oggi, per aiutare e prendersi cura di queste persone.

Era una patologia che ancora non era ben capita, si sapevo ancora molto poco sull’autismo.

Giovanni Tommasini, in quel periodo, era uno studente universitario in cerca di un lavoro da svolgere in concomitanza con gli studi.

Gli venne suggerito di rivolgersi al Centro di Igiene Mentale, perché qualcuno aveva sentito che erano alla ricerca di educatori per dare un supporto alle famiglie in cui c’era un membro della famiglia, generalmente un bambino, affetto da autismo.

Giovanni si presentò, e gli venne detto da un equipe di esperti che, quello con Cesare, sarebbe stato un tentativo, perché il caso era talmente grave che loro personalmente dubitavano che ci fosse la possibilità di un miglioramento e di un’eventuale guarigione.

Quello che era un progetto nato per durare circa 3 mesi, si trasformò in una vera e proprio carriera.

L’importanza della connessione

“L’approccio che Giovanni ha dato alla famiglia e al bambino non è stato motivato da competenze professionali o linee guida, in quanto all’epoca non ne aveva ancora nessuna, ma tutto quello che si è raggiunto è stato grazie all’empatia e alla sensibilità”, dice De Donato.

“Infatti, grazie a questo approccio empatico, Giovanni ha capito che l’unico modo per cercare di aiutare Cesare era parlare il suo stesso linguaggio.

Osservarlo attentamente e cercare di essere accettato.

Quindi, questo grande successo avuto con Cesare, si è basato su una grandissima dose di amore incondizionato e quindi accettazione della diversità dell’altro, del suo modo unico e incomprensibile alla maggior parte delle persone di proporsi, di dialogare anche attraverso il silenzio e al tempo stesso una grande dose di empatia.

Per dirlo in modo olistico, ha cercato di vibrare alla stessa frequenze del bambino.

Cesare, questo lo ha percepito.

Questo perché quando parliamo di problemi come l’autismo, parliamo di individui che hanno nella maggioranza parte dei casi, un tasso molto elevato di quoziente intellettivo.

Infatti, si studiavano a vicenda, Giovanni osservava Cesare e Cesare osservava Giovanni, per cercare di entrare in connessione l’uno con l’altro a modo loro”.

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