Lifestyle-Mi presento. Con un brunch

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Forse bisogna presentarsi, come accade  al giungere in un luogo ove non si e’ di casa; quindi innanzitutto tendo la mano, pronuncio (con un sorriso) il mio nome – Emilio Paschetto – e poi così, per giustificare la mia presenza (o il fatto che la tastiera americana del mio PC non abbia le “è” e io debba usare l’apostrofo in luogo dell’accennto), vi racconto chi sono e da dove arrivo. Ecco io vivo dove risiede anche il premio Pulizer Michael Cunningham e talvolta vedo lo scrittore Tom Wolfe pranzare a pochi tavoli da me. Una volta mi è passato accanto anche Jay McInerney; il mio vicino di casa, a Brooklyn, e’ lo scrittore Jonathan Safran Foer e  lo e’ anche Paul Auster, insomma… io vivo a New York. Eppure oggi vi racconto di un luogo relativo alle mie origini, come si fa nelle presentazioni importanti, quando ci si confessa, e ci lasciamo alle spalle i convenevoli, inquadrando un istante di nostalgia di un’Italia che ho lasciato almeno 15 anni fa, discorrendo delle mie origini, della mia terra, per poi guardare verso il futuro (a New York?).
Sabato scorso ero con la mia famiglia in Piemonte a Sordevolo, 2 minuti da Biella, a Villa Cernigliaro per un brunch. Sì, esatto: “brunch” termine poco elegante, assai caro ai New Yorkesi, che forse lo hanno coniato e che non sono molto eleganti, in generale, termine a metà tra “breakfast”, colazione, è “Lunch”, pranzo.

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Perché mi presento con un brunch? Intanto per metterci tutti comodi davanti ad un caffe’ (americano) fumante, in un parco bellissimo (quello appunto di Villa Cernigliaro), incorniciato dalle montagne Biellesi, e poi percheé invece di parlarvi dei soliti miti alla Jay McInerney con le sue Mille Luci di New York vi accenno alla nostra storia, dai comodi tavoli di un ristorante assai comodo, affacciato su parco adiacente, citando Franco Antonicelli scrittore nostrano che a Villa Cernigliaro ha passato ben più d’una estate Biellese.

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Dunque eccoci qui per brunch evocando la nostra storia: sono biellese anch’io ma fatico a stare a mio agio nel Biellese… parlavamo di confessioni giusto? E’ come quando s’abbandona una donna che ci ha fatto soffrire: l’abbiamo lasciata noi quella donna, anche se non possiamo negarne la bellezza, l’amore giovanile.Villa Cernigliaro e’ la dimora ideale per sentirsi bene, penso che riesca ad attutire il mio disagio di tornare a Biella e la Villa, il suo parco, il ristorante con questo brunch, esprimono lo sforzo d’una bellezza e d’un gusto tutti nostrani: e’ un buon ritiro, nella privacy, come se dopo una faticosa degenza all’ospedale io avessi bisogno di riprendermi, di ricominciare a respirare con calma, ritrovando la forza. Villa Cernigliano mi apre le sue porte, il suo parco.

In fondo, la Villa era il luogo dove si ritrovavano i maggiori intellettuali democratici italiani del primo ‘900. Intorno a Franco Antonicelli, poeta, saggista, editore, politico, si riuniva ogni estate qui, un “collettivo spirituale e morale” dedicato all’altra Italia, al cercare un punto di partenza, ricaricando le energie intelletuale e fisiche, e di fatti la Villa oggi, con il suo splendido giardino e’ Bene Culturale vincolato dal Ministero della Pubblica Istruzione e tutelato dalla Soprintendenza ai Beni architettonici (e del Paesaggio) del Piemonte ed è annoverata tra le Ville reali della regione Piemonte, ma soprattutto e’ sede de “I Parchi letterari Franco Antonicelli”.

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Circa 7 mesi fa ho presentato un mio libro a Biella, ma non faccio lo scrittore, (magari potessi vivere di scrittura), amo però gli scrittori e ammiro chi nel Biellese, da scrittore, ha trovato rifugio. A New York, Tom Wolfe di sicuro non e’ in grado di scovare un parco o una villa cosi’, capaci di conservare oggi un’atmosfera autentica con originali e suggestive ambientazioni settecentesche (disegnate, nel nostro caso, dall’architetto Jean Chevalley) con tanto di arredi d’epoca. La spettacolarita’ delle Alpi e del parco capace di mettere le cime innevate in risalto, sono l’incantevole sfondo di questo mio punto d’osservazione. Ecco, a Brooklyn, luoghi cosi’ per fare brunch non se ne trovano affatto.
La Villa in fondo e’ nel mio Biellese che e’ natura integra ricca di parchi naturali, stazioni sciistiche, santuari religiosi e mete escursionistiche montane (e butto li’ pure territorio di OutLet della moda, se per caso lo shopping fosse interesse di qualcuno).
Ma tornando agli scrittori a me cari, per merito di Franco Antonicelli si ricostitui’ ogni estate nella Villa, il collettivo spirituale e morale composto nel 1928, tra gli altri, da Augusto Monti, Leone Ginzburg, Norberto Bobbio, Cesare Pavese e amici quali Benedetto Croce e Luigi Einaudi.

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A fine maggio del ’29 Antonicelli venne arrestato per aver firmato una lettera di solidarietà a Benedetto Croce (altro dotto che, come dicevamo, passava le estati nel Biellese) dopo che questi, oppositore in Senato dei Patti Lateranensi, era stato definito da Mussolini, un «imboscato della storia»; dopo un mese di carcere, Antonicelli fu condannato a tre anni di confino con pena commutata in un’ammonizione. Lavorò come supplente in noti licei e fu anche precettore privato di Gianni Agnelli. Dal 1932 lavoro’ anche per l’editore Frassinelli e per sua scelta, venivan tradotte in Italia, per la prima volta, opere di Herman Melville e di Franz Kafka, di Eugene Gladstone O’Neill, di James Joyce, e anche il «Topolino» di Walt Disney.
Il brunch è perfetto: il caffè e’ ancora fumante e i pancakes con lo sciroppo d’acero son appena arrivati, v’invito a fermarci qui, a mangiare con calma, tanto non ci mandano via appena finito il cibo, al contrario, ci fan sentire come a casa  e rimaniamo tra noi a riflettere su chi non si arrende mai, su chi cerca in tutti i modi, con l’impegno, la ricostruzione, come  Gianfilippo Calligaris, uno dei partners, motori del rilancio di questa villa storica insieme a Teo Re Fraschini e naturalmente insieme alla proprieta’ (Carlotta Cernigliaro. Gli ho dichiarato tutta la mia stima, perché ci vuole più determinazione nel rimanere e presidiare il territorio con l’impegno quotidiano, rispetto al partire, verso mete lontane.

Benedetto Croce, dai sui Taccuini, del marzo ’44 scriveva: « … e su questo terreno, traballante a ogni passo, dobbiamo fare il meglio che possiamo per vivere degnamente, da uomini, pensando, operando, coltivando gli affetti gentili; e tenerci sempre pronti alle rinunzie senza per esse disanimarci » e questo riconosco a Villa Cernigliano, in Sordevolo, in un primo pomeriggio di sole mite e splendido, dalla Serra dei Leoni (che ospita il bar, ristorante e ritrovo musicale): la serra e’ l’antica orangerie della Villa, la cui Loggia prende appunto il nome “La Serra dei Leoni”, perche’ era una serra con fontana costituita da tre teste di leone da cui scorre ancora l’acqua della roggia.

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A New York ci sono tante sedi di manifestazioni culturali e mostre internazionali ma nessuna mi fa sentire “bentornato” ed in pace con me stesso come Villa Cernigliano, che e’ sede di manifestazioni culturali e mostre internazionali ed e’ oggi aiutata anche da questo clima inatteso d’una domenica di gennaio in una Sordevolo che e’ luogo di turismo per la nota rappresentazione della “Passione” oltre che luogo di vacanza in cui veniva anche il drammaturgo Giuseppe Giacosa, che ebbe ospite Giosuè Carducci (e fino alla seconda guerra mondiale, come dicevamo, luogo in cui albergavano Antonicelli e Croce).
Ho finito il caffe’, mi sento sazio e saluto, finito il brunch, mi congedo da voi, ripromettendomi di tornare a Villa Cernigliaro. M’e’ arrivato un text message, mi sa che devo chiamare mia moglie, londinese, ora in viaggio verso New York, in ansia perché bloccata non so piu’ in che aeroporto, tra ghiacchi, tempeste di neve artiche e la frenesia della vita che ci richiama e preoccupa. Pero mi piace pensare di incontrarvi per fare uno spuntino insieme, non certo a casa mia, a NY.  Ma se passate a giugno fatemelo sapere: prenoto io per un brunch tutti insieme, alla mia prossima visita italiana nel mio Biellese.

di Emilio Paschetto
(New York)

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