Con Lo scaffale di novembre 2022 arrivano molte novità, tra narrativa e saggistica.
In questo mese, in cui si distende sempre di più la fase del buio, della notte, della riflessione interiore, facciamo nostro il suo simbolo , il seme che si trova nel buio della terra per preparare il prossimo ciclo di fioritura. La malinconia autunnale giunge anche per lasciar andare vecchie parti di noi che stanno morendo, per partorire nuovi modi di essere. A questo ciclo di rinascita affianchiamo il crisantemo, anche detto “la margherita dai 16 petali”, in Italia collegato alla commemorazione dei defunti, ma nel resto del mondo simbolo di bene, gioia e prosperità.
Possano essere anche i libri semi di un futuro migliore, più a misura d’uomo.
Silvia Ziche, La gabbia, Feltrinelli
A soffrire si impara e l’infelicità è un’arte che si apprende fin da piccole, grazie all’insegnamento di chi ci ha precedute. Antenate, nonne, zie, prozie si snodano in una processione che arriva da lontano, ognuna con il proprio fardello, fino a chi ci è più vicino: la madre. Una madre svalutante e glaciale per Serena, protagonista di questa storia ispirata al vissuto dell’autrice. Alla ricerca di una forma di salvezza, Serena recide i legami con la famiglia, il passato, gli amici, il paese dell’infanzia pieno di ricordi. Fino a quando quella madre terribile muore e la figlia dopo una lunga assenza ritorna. Senza perdere l’ironia e l’acume tipici del suo stile, lìautrice si misura con il suo primo libro fuori dai confini dell’umorismo, condividendo una storia privata eppure capace di parlare a quella parte indifesa, nascosta in molte e molti di noi. Una storia personale e universale che unisce dramma e commedia, con una profonda e toccante analisi delle relazioni fra madre e figlia.
Maria Grazia Calandrone, Dove non mi hai portata, Einaudi
1965. Un uomo e una donna, dopo aver abbandonato nel parco di Villa Borghese la figlia di otto mesi, compiono un gesto estremo. 2021. Quella bambina abbandonata era Maria Grazia Calandrone. Decisa a scoprire la verità, torna nei luoghi in cui sua madre ha vissuto, sofferto, lavorato e amato. E indagando sul passato illumina di una luce nuova la sua vita. Quando Lucia e Giuseppe arrivano a Roma è l’estate del 1965. Hanno con sé la figlia di otto mesi, sono innamorati, ma non riescono a liberarsi dall’inquietudine che prova chi è braccato. Perché Lucia è fuggita da un marito violento che era stata costretta a sposare e che la umiliava ogni giorno, e ha tentato di costruirsi una nuova vita proprio insieme a Giuseppe. Per la legge dell’epoca, però, la donna si è macchiata di gravi reati: relazione adulterina e abbandono del tetto coniugale. Prima di scivolare nelle acque del Tevere in circostanze misteriose, la coppia lascia la bambina su un prato di Villa Borghese, confidando nel fatto che qualcuno si prenderà cura di lei. Piú di cinquant’anni dopo quella bambina, a sua volta diventata madre, si mette in viaggio per ricostruire quello che è davvero successo ai suoi genitori. Maria Grazia Calandrone ricostruisce la sequenza dei movimenti di Lucia e Giuseppe, enumera gli oggetti abbandonati dietro di loro, s’informa sul tempo che impiega un corpo per morire in acqua e sul funzionamento delle poste nel 1965, per capire quando e dove i suoi genitori abbiano spedito la lettera a «l’Unità» in cui spiegavano con poche parole il loro gesto. Indagando la storia dei genitori grazie agli articoli di cronaca dell’epoca, Calandrone fa emergere il ritratto di un’Italia stanca di guerra ma non di regole coercitive.
Gianrico e Giorgia Carofiglio, L’ora del caffè, Einaudi
Possiamo passare una vita a discutere senza mai capirci, in particolare quando apparteniamo a generazioni diverse. Quasi sempre è un problema di coordinate: ognuno ha le sue e rifiuta di abbandonarle, anche solo un po’. Essere figlia e padre non semplifica le cose. Stanchi di «conversare a vuoto», Giorgia e Gianrico Carofiglio si sono seduti a un tavolo e hanno affrontato con occhi nuovi alcuni degli argomenti che piú li hanno divisi. Questioni che riguardano ciascuno di noi come il clima, il femminismo, il cibo. La politica. Non hanno eliminato tutte le loro divergenze, ma hanno elaborato una serie di ragionamenti – veri e propri saggi brevi, tessere di un mosaico sorprendente – in cui si combinano entrambi i punti di vista. Una scommessa audace e allegra sulle possibilità di un linguaggio comune, di un’idea condivisa del mondo e del futuro.
Fabrizio Sabelli, Fiaba sovversiva, Fefè editore
Quando i soprusi e l’incompetenza al potere arrivano al livello di guardia, viene il tempo della ribellione. Traballa l’ordine mercantile subdolamente totalitario. Questa è una fiaba: i protagonisti sono i Megamercanti, i Fintimaghi, laPiovra, i Loyoliti, i Cacamiracoli… Illusioni e delusioni si susseguono in un turbine di eventi che porta al finale. Protagonisti positivi sono una coppia di fatto: Cecco (il maestro) e Margherita; coprotagonisti sono guru vari. «Come accade in ogni fiaba, i fatti e i personaggi sono immersi in un mondo immaginario nel quale intervengono due personaggi principali: Cecco (che ricorda molto Papa Francesco…) e Margherita (Greta Thunberg?). I due amici, dopo aver esplorato le caratteristiche del nuovo regime e con l’aiuto di eminenti personaggi convocati dall’aldilà, tentano d’immaginare un cambiamento radicale, un nuovo genere di sovversione, sia della “cultura dominante” che del modo di esercitare il potere politico ed economico. Nel cuore di questa temeraria avventura, il ruolo principale è attribuito a due categorie di persone: i giovani e le donne, i più intenzionati a battersi contro i Megamercanti, potenti personaggi del regime mondiale “dataista” che fanno ovunque il buono e cattivo tempo».
Raffaele K. Salinari, Il normale e il patologico, Alchimia versus biocrazia, Anima Mundi Edizioni

Ennio Peres, Elogio dello zero, Fefè editore
L’invenzione dello ZERO cambioil mondo, nel momento in cui si stabilì che era sufficiente metterlo dietro una qualsiasi cifra per aumentare di dieci volte il suo valore. Il libro è un omaggio ad un numero considerato nulla, ma che invece letteralmente conta una cifra. E’ un libro divertente e divertito, ma allo stesso tempo molto serio com’è nelle abitudini dell’autore, “giocologo” maximus, divulgatore dai grandi successi editoriali, ma anche matematico e docente di lungo corso. Peres ci spiega lo ZERO partendo dai Babilonesi, passando per Kierkegaard e giochini matematici vari, per arrivare al bug del 2000 e a Renato Zero, impegnandosi ancora una volta a diffondere con ogni mezzo il piacere creativo di giocare con la mente, dall’Enigmistica classica ai giochi di società, dai problemi logico-matematici alla corretta informazione sui giochi in denaro.
Giuseppe Culicchia, Finchè divorzio non vi separi, Feltrinelli
Per liberarsi di sua moglie, molto brutta e petulante, il barone Cefalù punta tutto sull’articolo 587 del Codice penale, che concede condanne blande per chi compie un delitto d’onore. Era il 1961 e in Italia chi voleva divorziare non poteva farlo, oppure doveva arrangiarsi. Poi è arrivata la legge nel 1970 e i divorzi si sono moltiplicati. Oggi ci sposiamo solo per amore, e allora perché a un certo punto siamo così tanti a cambiare idea? Una domanda viene spontanea: ma siete matti? Siete davvero sicuri di voler organizzare (o conquistare) un matrimonio? Per rispondere seriamente è bene affrontare, una per una, tutte le fasi che stanno tra l’innamoramento e, sempre più spesso, il divorzio. Vi siete mai chiesti quali sono, davvero, i vostri progetti di vita? Figli sì? Figli no? Comunione o separazione dei beni? Quando avrete superato gli scheletri nell’armadio, cioè gli ex e i non veramente ex, e avrete presentato i vostri genitori, ad aspettarvi ci saranno la visita all’Ikea, i negozi e i negozietti, perché naturalmente starete cercando casa. Ma un bilocale o un appartamento con la cameretta dei bambini? Quindi la pianificazione del giorno più felice della vostra vita, con cerimonia civile o religiosa? L’ansia, il/la wedding planner, l’addio al celibato e al nubilato. Il giorno più bello della vostra vita arriva, seguito dal viaggio di nozze, dalla prima lite, dai figli, oppure no. E infine, ecco tutti i motivi per cui ci si pente: una panoramica; i consigli di chi vi vuol bene; la scelta dell’avvocato; sul come gli avvocati calcolano le parcelle; finalmente liberi (anche di finire sotto un ponte). Prima di prendere qualsiasi decisione, leggete questo libro. Ecco tutto quello che c’è da sapere oggi sul divorzio all’italiana.
Andrea De Carlo, Io, Jack e Dio, La nave di Teseo
Mila e Jack si conoscono fin da ragazzini, quando passavano le estati presso le rispettive nonne a Lungariva, cittadina di mare sulla costa adriatica. Per anni le loro frequentazioni si sono alternate a cicliche separazioni, nutrite da un’intensa corrispondenza tra l’Italia e l’Inghilterra. Fedeli a un patto di sincerità assoluta, Mila e Jack sperimentano cambiamenti di luoghi e rapporti, ma continuano a coltivare la loro amicizia febbrile, che sembra fermarsi appena al di qua di una storia d’amore. Finché Jack sparisce nel nulla, per sette lunghi anni. Poi a sorpresa riappare, in veste di frate. L’autore torna ai temi più cari ai suoi lettori, l’amicizia e l’amore, a cui imprevedibilmente ne mescola un terzo, la religione. Io Jack e Dio racconta di un legame necessario e insostituibile, di una ricerca spirituale senza compromessi, e dei sentimenti complicati e contraddittori tra un uomo e una donna che non possono fare a meno uno dell’altra.
Jón Kalman Stefánsson, La tua assenza è tenebra, Iperborea
Islanda, Fiordi occidentali, un uomo si ritrova nella chiesetta di un villaggio sperduto senza sapere come ci è arrivato né perché. Una lapide nel piccolo cimitero lo colpisce: «La tua assenza è tenebra.» È la figlia della defunta ad accompagnarlo nell’unico albergo della zona, dove tutti sembrano conoscerlo e Sóley, la proprietaria, lo accoglie come un amore ritrovato, mentre lui non ricorda neppure il proprio nome. Sa solo che quando scrive sente di uscire dalla gabbia del tempo, e così dalla sua penna riaffiora impetuosa una saga che spazia tra gli ultimi due secoli e da un capo all’altro dell’isola, raccontando di donne e uomini inquieti e accomunati da un’intensità del sentire che non può ridursi entro i confini angusti della quotidianità: dal reverendo Pétur, sposato ma invaghito segretamente di una sconosciuta, che scrive lettere al poeta Hölderlin, a Guðríður, contadina colta di fine Ottocento che intreccia il suo destino alla nascita del femminismo islandese; da Ási, la cui vita è ostaggio di un’insaziabile sete di sesso, a Eiríkur, che cerca di colmare con la musica il vuoto dell’abbandono subito nell’infanzia. Errori, debolezze, scelte impossibili e rinunce si avvicendano in una maldestra ricerca della felicità, riverberandosi nelle note che come una colonna sonora accompagnano ogni pagina, da Elvis a Nick Cave, da Nina Simone a Bach. Mentre il narratore che ricorda e racconta ci trasporta in una zona di confine tra vita, memoria e poesia che riesce a sfidare le leggi del tempo: «Scrivi. E non dimenticheremo. Scrivi. E non saremo dimenticati. Scrivi. Perché la morte è solo un altro nome per l’oblio.»
Luca Crovi, Copiare/Reinventare, Oligo
Andrea Camilleri ha spesso giocato con la sua capacità eclettica e camaleontica di reinventare i modelli di altri, ha elaborato un’abilità di imitazione che gli ha spesso permesso in maniera invisibile di riscrivere con la propria voce opere non sue. Fra gli scrittori che ha “falsificato” ci sono Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Giovanni Boccaccio. Se la fedeltà alle fonti dello studioso è fondamentale per non attuare falsificazioni, la reinvenzione dello scrittore lo è altrettanto per aumentare la qualità emozionale delle sue storie