Piergiorgio Paterlini è ritornato in libreria con un volume di racconti, “Stanno smontando il mare e altri racconti”, alcuni pubblicati nel corso degli anni, altri inediti.
L’arco temporale che la loro scrittura copre è ampio, si parte dal 1986, passando attraverso le riviste “Linus” e “Cuore”, per arrivare a oggi, eppure la freschezza della narrazione ci consente di credere che l’autore li abbia pensati solo ieri, solo pochi giorni fa per restituirceli oggi come affresco del nostro essere.
E’ forse anche questa la bellezza del racconto breve: a discrezione dell’autore, può essere assente ogni riferimento temporale o spaziale, cosicché la scrittura risulta connotata di un “per sempre” che la rende universale.
Ciò che invece va ancora e sempre sottolineato, a costo di scadere nella pedanteria, è che il racconto breve non è affatto una forma di scrittura più semplice del romanzo, anzi, è forse il contrario: un centinaio o più di pagine ti permettono di spaziare a tuo piacimento e procedere per accumulazione o sottrazione, poche pagine ti chiedono l’essenziale, il pensiero scarnificato e limpido, la capacità di colpire il bersaglio al primo tiro, senza ulteriori occasioni.
Piergiorgio Paterlini costruisce piccoli mondi autonomi, che non si conoscono tra loro e neppure si sfiorano, ma che sentiamo capaci di trasudare emozioni, sentimenti forti, dolori e qualche volta piccole gioie, illusioni per accettare l’inevitabile che ci circonda, il nostro ben-essere e il più frequente mal-essere.
Nessuna di queste storie rimanda alla precedente o rimbalza alla successiva, eppure tutte seguono il fil rouge che le determina, il desiderio di raccontare non tanto ciò che facciamo, quanto piuttosto ciò che siamo, siamo stati o saremo.
D’altra parte, la presenza di un anticlimax quasi nascosto tra i racconti aggiunge un ulteriore legame tra di loro: quattro momenti temporali astratti, che partono dalla luce e terminano oltre il buio servono a indicarci un cammino di lettura, che è anche un modo dell’esistenza.
L’umanità silenziosa di Piergiorgio Paterlini
L’umanità silente che attraversa i racconti di Piergiorgio Paterlini è avara di parole, ma straordinariamente ricca di pensieri.
Varia ed eterogenea, fatta di adolescenti ribelli o sottomessi, di giovani persi nella ricerca di una loro identità, di madri a volte feroci e di padri insicuri ma debordanti d’affetto, essa affida alla voce interiore il racconto, la riflessione.
L’io narrante, che a volte concede per poco lo spazio a un narratore esterno, si prende la scena e conduce la storia secondo il suo modo di leggere la realtà, solo apparentemente ovvia: a volte basta una parola, una sola, collocata sapientemente a poche righe dalla conclusione, per sorprendere il lettore spiazzato nella sua interpretazione, nella banalità della sua visione del mondo.
E’ quanto succede nella “Scuola serale”, con l’insegnante impegnata con i “sette samurai della cultura”, proprio lei che vorrebbe solo tornare a casa sua.
Al lettore troppo invadente e presuntuoso l’autore chiede di scostarsi di lato, di lasciare che le parole fluiscano in attesa della fine, perché spesso la realtà è straniata, è altra da quella che ci aspettiamo.
Ma, in fondo, noi chi siamo per essere così presuntuosi da credere di sapere tutto?
Se abbiamo scordato l’immagine leopardiana di un mondo umano non diverso da un brulicante formicaio che, per essere distrutto, non ha bisogno d’altro se non di un frutto troppo maturo staccatosi da una pianta, Piergiorgio Paterlini ci conduce a scavare nella memoria attraverso il gioco sadico di John e Suellen a danno della “Tribù”, o meglio ancora attraverso gli sciocchi, insulsi, presuntuosi protagonisti de “L’ultima glaciazione (che verrà)”.
E poi l’amore: quanto amore in questi racconti, mai esibito, sempre custodito gelosamente, troppe volte infranto nella crudele età dell’adolescenza e della giovinezza, quando si ha paura di uscire allo scoperto e si diventa perfidi ai danni di chi si ama, pensando di catturarne l’attenzione e ottenendo, con l’amore da bullo, l’effetto contrario.
C’è l’amore proibito, c’è quello imposto perché tutti una moglie la devono avere, quello estremo che solo una madre che ha dato la vita può permettersi di provare sino alle sue ultime conseguenze.
Dalla realtà al paradosso
Se in alcuni racconti di Piergiorgio Paterlini prevale il realismo, come accade quando parla di una terra antica e contadina, forte e grezza come la Padana, in altri racconti a prevalere è il gioco del paradosso, come in quello che dà il titolo alla raccolta.
Noi, a immaginare che il mare potesse essere smontato, di certo non avevamo mai pensato, eppure ora ci sembra addirittura ovvio, oltre che bellissimo, perché ci permette di non fermarsi alle cose concrete ma di andare oltre e di credere che tutto potrà ciclicamente tornare come nuovo, come succede al mare “ai primi di marzo o giù di lì”.
E a vedere in un Bocciodromo non un sonnolento capannone ma un territorio bellico di sfide all’ultimo sangue avete mai pensato? “ Il gioco delle bocce è lo sport più cruento che abbia mai visto. La guerra io non l’ho imparata studiando Solferino e San Martino, ma andando al Bocciodromo. E la geometria e la fisica le ho vissute sulla carne, sì, sulla carne, al Bocciodromo, non certo nel sussidiario della scuola.”
La magia dei racconti di Piergiorgio Paterlini è nascosta in questa capacità di catturare il nostro sguardo e il nostro pensiero quel tanto che basta per leggere oltre le righe: se ciò che appare come un paesaggio reale è invece soltanto una costruzione di cartapesta di Cinecittà, anche ciò che ci sembra oggettivamente certo può non esserlo.
“Il passato – non il futuro – è l’unica eternità di cui sono certo”, sostiene uno dei suoi personaggi, in quanto i ricordi sono l’unica nostra certezza, gli unici capaci di cancellare i rimpianti.
Non importa se ciò che è stato non può essere cancellato, come un disegno sbagliato e uno strappo nella pagina causato dalla cancellatura, è il tempo che ammorbidisce la realtà e ci permette di assaporarla con più dolcezza.
Possiamo così, quietato l’animo, appassionarci per ciò che verrà “dopo”, per “quale emozionante spettacolo andrà in onda dopo lo spettacolo”, in una luce nuova che si accenderà nel buio.
E a proposito del buio: e se l’anticlimax di cui si è parlato non fosse tale, ma si trattasse di un climax ascendente? Se fosse proprio il buio con ciò che sta oltre il punto di arrivo per una nuova ripartenza?
Paradossale, forse, quindi lecito, perché infine nessuno di noi è mai pronto ad andarsene nel buio.
AUTORE : Piergiorgio Paterlini
TITOLO : Stanno smontando il mare e altri racconti
EDITORE : Voland
PAGG. 128, EURO 13,00 (disponibile versione eBook euro 5,99)