Palermitana per origine e per scelta, Vanessa Ambrosecchio è insegnante nella scuola secondaria di primo grado, uno dei terreni più ostici da coltivare in vista del futuro.
Non più bambini (guai a trattarli come tali!) e dunque refrattari al rapporto standard della scuola primaria, non ancora adolescenti formati, come i ragazzi della secondaria di secondo grado, questi alunni sono un mondo da scoprire e plasmare giorno dopo giorno, per renderli cittadini del mondo.
Tutti diversi, anche se in fondo così felicemente uguali, fanno della vita dell’insegnante un percorso di trincea, che il rapporto umano con loro rende un po’ più facile e molto più soddisfacente.
Ma Vanessa Ambrosecchio è anche scrittrice, una passione che l’accompagna da sempre e che esercita in ogni momento libero, in ogni luogo anche ad essa non deputato.
“Sono solita dire che per tanti anni l’insegnamento per me è stato il marito, la scrittura l’amante “ : forse è questa la sua formula magica per la convivenza delle sue due anime, la capacità di amare profondamente due lati di se stessi, uno collettivo e uno intimo, che possono convivere con risultati felicissimi.
Anche l’autrice, come tutte le altre migliaia di insegnanti d’Italia, si è trovata a marzo 2020 a dover fronteggiare un nemico subdolo e agguerrito, un virus che è riuscito nell’impresa che solo le grandi calamità naturali portano a termine, far chiudere le scuole, rendendole gusci vuoti, privi di calore umano.
Da questa esperienza, ripetutasi in seguito e speriamo finita per sempre, è nato un libro, la cui parte romanzata non è che l’astrazione dei tanti momenti vissuti nella realtà, chiusi nelle proprie case, privati dell’alchimia che ogni mattina si ricrea nell’aula scolastica, animati solo più da un acronimo, DAD, didattica a distanza.
Vanessa Ambrosecchio e i suoi (non troppo) immaginari studenti
“Tutto un rimbalzare di neuroni” è il resoconto semiserio del tempo che la scrittrice chiama d.C., dopo Covid e non dopo Cristo, che ha comunque determinato uno stravolgimento spazio-temporale neanche immaginabile.
Ogni anno gli studenti di ogni ordine e grado confidano in un’abbondante nevicata o in piogge tropicali per qualche giorno di vacanza aggiuntiva, ma neanche i più refrattari ai banchi sarebbero riusciti ad immaginare un simile cataclisma.
Perché questo è stata la DAD, un cataclisma, che Vanessa Ambrosecchio racconta con la semiseria consapevolezza di chi un giorno potrà dire ai suoi nipoti io c’ero.
In una 3H che raccoglie ragazzi che non corrispondono a persone realmente esistenti ma che sono costruiti sommando tratti e caratteri sedimentati in venticinque anni di lavoro, Vanessa Ambrosecchio ci catapulta nei tre mesi che caratterizzarono il primo picco della pandemia, quando nessuno sapeva cosa fare o cosa sarebbe stato meglio fare.
E poi eccola piovere dal cielo, la didattica a distanza, illudendo gli adulti che sarebbe stato facile convincere una ventina di ragazzi ad alzarsi la mattina, fare colazione, vestirsi, prendere i libri e i quaderni e sedersi davanti a un pc per iniziare le lezioni del giorno: che illusi, questi adulti.
La Pro – come la chiamano i ragazzi – ogni mattina organizza una caccia al tesoro per scovarli tutti, chi sotto le coperte, chi nascosto dietro un cellulare che non si collega, una web cam che non funziona, un paio di palpebre che su proprio non stanno.
Sara, Marzia, Teotista, Mattia, Zoran, Barbara e tutti gli altri improvvisamente sono solo più volti che appaiono per qualche istante, o nemmeno quello, nella finestrella del collegamento e poi vengono risucchiati dall’etere.
Sono ragazzi con un bagaglio di vita già pesante, nati in un mondo che per loro aveva terminato le camicie, con famiglie che lottano contro la disoccupazione, il fine mese non sempre facile da raggiungere, i rapporti che si ampliano o si disfano in tempo reale.
Sono un mondo caleidoscopico, la vera grande bellezza di chi ha scelto di insegnare con loro e per loro, sono capaci di dimostrare chi sono realmente se accuditi e amati, ma annaspano come pesci in un acquario dietro uno schermo che li ha privati della loro ancora di salvezza, il contatto umano al di fuori della loro quotidianità familiare.
Inventarsi ogni giorno una scuola nuova
Chi è insegnante dovrebbe leggere il romanzo di Vanessa Ambrosecchio per ritrovarsi e sorridere insieme a lei nel percorso in salita che sono stati gli ultimi tre anni scolastici, chi non lo è dovrebbe leggerlo perché forse riuscirebbe a capire un po’ di più quanto sia articolato e formativo e indispensabile l’essere a scuola dei propri figli ( e forse smetterebbe di inveire sempre e comunque contro i docenti, rei di ogni colpa universale).
Troverebbe l’impegno che il corpo docente ha profuso nella dad, le difficoltà quotidiane che sono state un ostacolo a svolgere l’immaginifico programma che detta regole ineludibili, si renderebbe conto che agli insegnanti interessa sì che i ragazzi apprendano nozioni, ma che soprattutto siano pronti ad entrare nella vita vera, quella che non risparmia colpi a destra e a manca.
Distanti, dispersi e sperduti: così si sono sentiti i ragazzi, non solo soddisfatti per non poter più essere puniti a fronte di compiti non svolti o lezioni non studiate.
La 3H avrebbe dovuto sostenere a giugno un regolare esame conclusivo e invece, come tutti, si è ridotta a inventarsi una tesina, un percorso studiato da una parte all’altra di uno schermo sapendo per di più che la promozione sarebbe arrivata comunque, sanatoria ritenuta indispensabile a fronte della situazione di emergenza.
Ma la Pro non abbandona il campo, insiste e non desiste, inventa il modo di attirarli verso di sé per strapparli all’abulia, per mantenere il contatto, il nuovo mantra che tutti snocciolano, per restituire loro un minimo di ritorno al loro semplice esserci.
Tre mesi che scorrono veloci nelle pagine di Vanessa Ambrosecchio, prima che la 3H arrivi e giugno e si disperda per strade altre, tre mesi che hanno rubato gli sguardi, gli abbracci, i silenzi assordanti che si creano nel momento in cui compaiono sulla cattedra le verifiche corrette, i momenti più belli di socialità, le gite, le piccole grandi storie di vita che nascono tra le pareti di un’aula scolastica.
Tre mesi che hanno però insegnato che la vita è una sorpresa continua, non sempre bella, a volte difficile e complicata, ma sempre vita, capace di regalare a tutti, da una parte e dall’altra della cattedra, la capacità di sognare.
TITOLO : Tutto un rimbalzare di neuroni
EDITORE : Einaudi
PAGG. 136 EURO 15,00 (disponibile versione eBook euro 7,99)