Salute – Se russi non vale!
“Mio caro, tu russi come un ghiro e io non posso dormire!”. Il 50% della popolazione adulta russa: in prevalenza sono uomini dai 30 anni in su, ma il fenomeno si manifesta molto frequentemente anche nelle donne, soprattutto dopo la menopausa. Diverse sono le cause: l’età, il peso, condizioni anatomiche particolari come la morfologia dell’ugola, la difficoltà respiratoria nasale (derivante da comuni allergie o da una deviazione del setto), l’abuso di alcool e medicinali fino alla posizione scelta per dormire.
E’ comune considerare però il sintomo russamento come un fastidio da sopportare tra le mura domestiche, spesso con la rassegnazione del partner. L’allarme arriva però da dati statistici che riscontrano proprio nella stanchezza derivante da un sonno disturbato la causa di 2 incidenti stradali su 5.
Ma le strade non solo l’unica via impervia per i russatori. Questa patologia, infatti, può nascondere diverse insidie, come spiega il dottor Fiorenzo Bertoletti, alla guida del team multidisciplinare dell’Istituto Stomatologico Italiano per lo studio e la cura del russamento e delle apnee notturne ostruttive: “Il russatore con apnee notturne è solitamente ignaro degli scompensi psicofisici a cui potrebbe andare incontro e difficilmente si rivolge al medico per la prescrizione di una terapia dopo accurata diagnosi”. Quando infatti al russamento sono associate apnee notturne ostruttive, i possibili effetti collaterali spaziano dallo stress alla stanchezza diurna, dalla sonnolenza cronica fino a patologie ben più gravi come ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, ictus e alterazione della produzione di determinati ormoni.
E’ fondamentale quindi che il russatore si affidi ad un centro specializzato per una diagnosi preliminare, valutando in un primo momento la presenza o meno di anomalie a naso, palato, tonsille, base della lingua e laringe. Successivamente sarà necessario procedere con esami diagnostici come la polisonnografia (esame del sonno) per verificare la presenza di eventuali apnee ostruttive durante il sonno. “Per i casi più complessi sono richiesti esami specifici per poter avere un quadro completo e definire la terapia personalizzata, chirurgica e non. La terapia chirurgica oggi ha fatto passi da gigante. Se indicato, si tratta di un semplice intervento mini-invasivo, da effettuarsi in anestesia locale e in day hospital, che può correggere eventuali anomalie anatomiche con netto miglioramento dei sintomi”, commenta Bertoletti. Tra le terapie non chirurgiche, l’utilizzo di un sistema che comprime l’aria e l’invia attraverso il naso e la bocca nella faringe-laringe (C.P.A.P.) e l’utilizzo di apparecchi ortodontici, da posizionarsi tra le arcate dentarie, che mantengono la lingua in posizione corretta durante il sonno.
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